Le partecipate. Dure a morire.

Di 28 Dicembre, 2023 0 0
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Il titolo riprende un famoso film di Bruce Willis ed aderisce perfettamente a questa spasmodica voglia dei comuni soci Segen, di mantenere in vita le partecipate solo per assecondare i loro desiderata.

La normativa era entrata in vigore con l’art. 20 del d. lgs. 19 agosto 2016, n. 175, “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica” (Tusp), il quale prevede che, annualmente, entro il 31 dicembre, le amministrazioni pubbliche procedano ad una razionalizzazione di quelle partecipate “inutili (ma utili per altri motivi), ovvero di quelle partecipate che non rispettano alcuni requisiti tra i quali un fatturato medio nel triennio precedente superiore a un milione di euro e un numero di dipendenti superiore agli amministratori.

Ovviamente come succede in Italia, l’obbligo è slittato di “soli” 8 anni fino all’ultima scadenza definitiva del 31 dicembre 2023. Diciamo che lo Stato ha dato la possibilità di raggiungere questi obiettivi in 8 anni.

La scelta di razionalizzare (dismettere, sopprimere, eliminare) non va motivata qualora uno dei parametri sia soddisfatto. La scelta di non razionalizzare, ovvero di mantenere le partecipate in vita, deve essere invece adeguatamente motivata.

In questi giorni quindi tutti i Comuni Segen stanno approvando la relazione inviata dalla Segen Holding, nella quale richiama anche l’AST e la Segen S.p.A., con la quale descrive le motivazioni sulla propria necessità di sopravvivenza, pur non rispettando uno o più parametri stabiliti dallo Stato. Ovviamente nessun comune ha intenzione di eliminare le società “inutili”, troppo forte è la necessità di sottrarre i servizi ai privati e chiedere favori anche lavorativi.

L’AST, Azienda Sviluppo Territorio

Partiamo dalla più ridicola società partecipata, quella che dal 2016 ad oggi, non ha alcuna ragione di esistere, ma serve per soddisfare alcune richieste dei comuni.

Il fatturato medio nell’ultimo triennio, nonostante l’impegno di alcuni comuni, è stato di 81.010 euro, lontanissimo da quel milione di euro indicato dalla normativa come valore minimo.La cosa curiosa è che l’AST non svolge servizi per la maggior parte dei comuni soci, ad eccezione di Morino, Sante Marie, Civitella Roveto e ultimamente Canistro, nonostante cerchi da 8 anni di vendere disperatamente i propri servizi (anche se sostanzialmente non ha dipendenti per svolgerli).

Infatti ha un unico operaio part-time e un amministratore (Fernando Capone, l’amministratore con il dono dell’ubiquità). Fino a poco tempo fa non aveva dipendenti, ma siccome la normativa non prevede la sopravvivenza di società che hanno più amministratori che dipendenti, questa persona è servita almeno a pareggiare i conti.

L’assurdità sta in quei comuni che hanno affidato all’AST, azienda priva sostanzialmente di personale (ha un unico operaio assunto part-time), il servizio di pulizia, primo tra tutti il Comune di Sante Marie al quale si sono aggiunti Civitella Roveto e Morino (ne avevo parlato qui https://www.balsorano.org/2020/01/partecipate-vs-cittadini-ultima-parte/).

Una barzelletta? No sono fatti reali

Riassumendo. Il Comune di Sante Marie affida alla AST il servizio di pulizia degli uffici comunali, della scuola, dell’infanzia e degli altri stabili comunali a 25.000 euro oltre iva (30.500 euro) annuali per 3 anni (dal 2018 al 2020), contratto che viene confermato per altri 5 anni (dal 2021 al 2026) nonostante sia vietato procedere a due affidamenti diretti consecutivi dello stesso servizio alla stessa società, giustificando l’affidamento con un prezzo che è dichiarato più basso rispetto a quelli medi (che non si sa da dove prendono) pur senza indicare frequenza degli interventi, superficie stimata, costo orario della manodopera, incidenza dei costi dei materiali utilizzati etc.

Infatti basta vedere il costo del personale per capire che il lavoro non è svolto in maniera prevalente dalla AST.

Infatti nel 2017 l’AST non aveva personale (0 euro il costo in bilancio), nonostante ciò si vede affidare il servizio nel dicembre del 2017 per un importo di 25.000 euro (oltre via). Non avendo personale è “costretta” a girare il lavoro alla Segen SpA (anni 2018 e 2019, anno in cui torna a non avere costi per i dipendenti e quindi nessuna manodopera) e alla ManPower (con la solita lista spuntata), fino a quando non integra in organico l’unico operaio, tra l’altro part-time, che dovrebbe però servire 3 comuni (Sante Marie, Civitella Roveto e Morino). È bene sottolineare che generalmente si affidano ad una cooperativa, ma non in questo caso per ovvi motivi, infatti gli altri comuni non li seguono.

Anche la Segen SpA, ansiosa di far crescere il fatturato dell’AST, affida lo stesso servizio alla stessa AST al quale aggiunge anche la consegna delle buste. Tuttavia ad entrambi, sia al Comune di Sante Marie e sia alla Segen, sarà sfuggito il piccolo particolare che l’AST non aveva dipendenti.

Quello che ho pensato sinceramente e che forse l’intenzione era di far fare le pulizie al Comune di Sante Marie, alla stessa Segen e consegnare le buste all’amministratore unico, una vera e propria umiliazione.

Ovviamente un dirigente di così alto profilo, non può svolgere mansioni cosi umili. Quindi per la consegna delle buste attiva nuove posizioni lavorative con la ManPower per oltre 23 mila euro (ovviamente chi ci lavora viene pre-individuato) e gira il servizio di pulizie previsto per Sante Marie alla Segen SpA fino a quando non si dota dell’operaio part-time.

Una barzelletta e un intreccio da far paura, che dimostra l’assurdità della faccenda. Come è stato possibile affidare un servizio che prevede manodopera ad una partecipata che non ha manodopera? Onestamente non lo so, ma è successo davvero. E la stessa cosa avviene per la vendita del legname per uso civico visto che sono sempre partite di giro con il comune e non attività autonome. A questo punto girassero il servizio rifiuti, almeno il fatturato supererà sicuramente il milione di euro (e non lo escludo che possano farlo sinceramente). Immagino il povero operaio servire 10 comuni contemporaneamente.

Comunque da ben 8 anni l’AST insegue il sogno della crescita del fatturato per raggiungere il famigerato milione di euro. Infatti fin dal 2016 la previsione di crescita è sempre sbalorditiva ma il milione di euro di fatturato, nonostante i comuni si prodigano ad affidargli servizi togliendoli a chi ne avrebbe più diritto, non si vede nemmeno con un binocolo.

E concludo con le previsioni di crescita che sono sempre le stesse dal 2016:

  • pulizia edifici dei comuni di Sante Marie, Civitella Roveto e ovviamente Morino, tutti strettamente collegati alla Segen, la prima per la discarica, la seconda per la sede e il terzo per il centro di potere decisionale (poco importa se non ha dipendenti, ne mezzi, ma per questo c’è sempre la Man Power con il solito preciso elenco di persone);
  • gestione del patrimonio boschivo di Morino al quale si è aggiunto Canistro, poco importa se non ha operai, mezzi, ne agronomi tant’è che si affida sempre alla Geoilex. Le previsioni sono sempre le stesse, 3 tagli da 50.000 quintali di legno che il Sindaco di Morino dichiarava di scarso interesse, ma utile solo per far crescere il fatturato, di cui 28 mila euro per l’uso civico di Canistro (affidamento diretto ad una ditta casualmente di Canistro) e 32 mila euro per l’uso civico di Morino (sempre in affidamento diretto ad una ditta di Canistro, per me non è una coincidenza). Comunque nel 2023 intanto sono stati forniti la bellezza di 4.705 quintali di legna per l’uso civico di Morino;
  • un immaginario programma di filiera LEGNO/ENERGIA/CALORE, indipendentemente da cosa significhi di preciso, che ovviamente non è mai partito in 8 anni;
  • e le straordinarie 3 centrali idroelettriche da realizzare ovviamente nel territorio di Morino nonostante la Regione continua da anni a non autorizzarle per mancanza del deflusso minimo vitale (peccato che non ha un capitale sufficiente, né progettisti, ne operai, ne mezzi etc), con la previsione di realizzarne altre negli altri comuni, in fondo sognare non costa nulla, o come si dice, una stronzata tira l’altra.

Ovviamente mantenere questa società comporta duplicati di spesa (revisore dei conti, programmi di contabilità, polizze, etc), ma questo è un dettaglio di poco conto.

Ora passiamo alla Segen Holding

Ha un fatturato di 471.892 euro, ovviamente tutti provenienti dalla Segen S.p.A.

La stragrande maggioranza dei costi, pari a 326.106 euro, sono per coprire il personale composto da 7 dipendenti e da un’amministratore che percepisce sempre 28.000 euro. Ogni impiegato costa 42.586,57 euro (ovviamente questo copre lo stipendio, i contributi, il TFR, la 13a ed eventuale 14a e eventuali benefit).

La holding ovviamente non svolge alcun servizio per nessuna delle amministrazioni.

È una società con al vertice un certo Fernando Capone, che dovrebbe servire a controllare le altre, la l’AST, gestita da un certo Fernando Capone e la Segen S.p.A. gestita da un certo Fernando Capone.

Ah, dimenticavo, nella differenza tra i costi totali (471.892) e i costi dei dipendenti/amministratore (326.106), ci sono quasi 60.000 per il personale assunto tramite la ManPower (ovviamente tramite la solita lista chiusa) e il resto sono spese necessarie per coprire i costi aziendali che ovviamente sono duplicati in ogni società (sorveglianza sanitaria, revisore dei conti, programmi di contabilità, polizze, centrali di committenza etc).

Basterebbe la duplicazione delle spese per dimostrarne l’assoluta inutilità delle stesse che fatturano grazie a elemosine dei comuni o grazie a trasferimenti infrasocietari.

Ma non ho potuto non ridere sull’adeguata motivazione che sta alla base della sopravvivenza della Holding, ovvero la “struttura aziendale.

Riassumendo, questa è l’organizzazione aziendale delle varie società:

  • l’AST ha un operaio part-time (nessun dirigente);
  • la Segen ha 1 quadro, 3 impiegati e 42 operai (nessun dirigente);
  • la holding ha 7 impiegati e l’amministratore unico (nessun dirigente).

Quindi non avendo altre motivazioni valide, qualcuno ha avuto la brillante idea di mettere nero su bianco questa frase:

Quindi secondo il mega direttore galattico, qualora la Holding sparisca, sarebbe necessario ricreare ulteriori uffici amministrativo-tecnici con relativo nuovo personale nella SpA e nell’AST.

Sintetizzando, con 3 società, che in realtà è una sola ma con costi triplicati, ci sono 10 impiegati e un quadro. Se si decidesse di togliere una delle due società, quindi passare a 2, secondo questo brillante amministratore sarebbe necessario assumere altri impiegati. Un’economia al contrario.

Premesso che prima di tutte sarebbe da eliminare l’AST ed è così dal 2016.

Premesso che 3 società (di cui 2 con fatturato ben al di sotto del milione di euro e che per la stragrande maggioranza proviene dalla S.p.A., quella che gestisce i rifiuti dei 13 comuni), hanno 3 volte i costi di gestione (sorveglianza sanitaria, revisore dei conti, programmi di contabilità, polizze, centrali di committenza etc).

Ma seguendo questa simpatica logica dell’amministratore unico, se dovesse sopravvivere solo la Segen SpA, quindi passare da 3 a 1 società, sarebbe necessario assumere altri impiegati per coprire i nuovi ruoli amministrativi con i 7 impiegati che evidentemente lavorano solo ed esclusivamente per la holding. Evidentemente i 7 impiegati saranno dei moderni esodati come al film di Ceccho Zalone.

Una logica economica assurda dell’eterno amministratore unico secondo la quale, se vista al contrario, al crescere del numero delle società, diminuirebbero i dipendenti fino a quando si raggiungerà un numero di società tali da non prevedere più alcun dipendente.

La cosa preoccupante è che nessuno dei comuni soci avrà qualcosa da obiettare, dando per oro colato tutto quello che viene dalla Segen, anche se fa ridere, visto che approveranno una relazione fatta dalla stessa Segen Spa/Holding/AST, per dare una motivazione sulla propria sopravvivenza.

È un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono.

Dimenticavo.

L’unica società che avrebbe ragione di esistere, fino ai nuovi bandi che l’AGIR non ha alcuna intenzione di fare, è la SPA che fattura 5,3 milioni per un utile netto di 9.905 euro, lo (0,184%). Mandrake è un principiante a confronto.Ha come detto 1 quadro, 3 impiegati e 42 operai, per un costo complessivo di 1.787.989 (38.869,33 a testa, ovviamente meno degli impiegati della Holding), ai quali si aggiungono 262.248,40 euro per le società interinali (ework, manpower, adecco) che assumeranno il personale prendendo spunto dal solito elenco fiduciario.

Ai postumi, l’ardua sentenza.

PS. Comunque li ringrazio per il materiale che continuano a sfornare e che mi sarà utile in tribunale. Forse sono stati un pò masochisti a scoperchiare il vaso con la denuncia. Io sinceramente lo avrei evitato ma l’orgoglio alla fine si paga, soprattutto conoscendo la situazione delle partecipate.

Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 28.12.2023 alle ore 07:45

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