Premessa. Non ho inventato nulla. Quello che scrivo, da libero cittadino, non ricoprendo da tempo alcun ruolo istituzione, né di consigliere comunale, né tantomeno di assessore al bilancio, è la verità certificata e garantita da altri. Lo scrivo prima di vedermi coinvolto una nuova assurda denuncia.
Non è decisamente normale quello che accade nel silenzio di chi dovrebbe dichiarare il servizio affidato alla Segen, antieconomico, e procedere speditamente verso una gara pubblica. Ma troppi, evidentemente, sono gli interessi in gioco.
In questi giorni ho avuto modo di controllare la relazione di accompagnamento al piano economico finanziario, ovvero la base di partenza della tariffa rifiuti.
Sapete che non c’è mai stato un feeling tra il sottoscritto e la Segen/Comune, ma questo aumento spropositato dei costi, sono dichiarati nella stessa relazione di accompagnamento che ne valida e garantisce la correttezza. Ad ulteriore conferma della loro validità, ognuno dei soggetti coinvolti, il gestore (Segen), il Comune di Balsorano, e l’ETC (Agir), allegano la dichiarazione di veridicità nella quale certificano “che i dati, le informazioni e la documentazione rilevanti ai fini tariffari sono completi e veritieri e che le informazioni e i dati di natura patrimoniale, economica e finanziaria trasmessi trovano corrispondenza nei valori contenuti nelle fonti contabili obbligatorie, tenute ai sensi di legge, del gestore del servizio integrato di gestione dei rifiuti o dei singoli servizi che lo compongono”.
I costi astronomici della Segen
La prima cosa che è saltata all’occhio è l’incredibile aumento dei costi, saliti complessivamente, in un solo anno di 107.856 € arrivando a toccare la ragguardevole cifra di 583.243 €. Mai i costi hanno raggiunto simili vette, anche se il record assoluto è appannaggio del Comune di Civitella Roveto, che registra un costo di 593.971 euro a fronte dei precedenti di 417.054 (un +42,4% mostruoso). Tutti aumenti che hanno un unico padrone, la Segen S.p.A..
Infatti la quota riferita al gestore (Segen) è salita dai 388.068 € (426.874,80 € iva al 10% inclusa) del 2023, ai 505.216 oltre iva al 10 % (555.737,60 €), con un incremento mostre di 128.862,80 €, che in realtà avrebbero dovuto scontare anche il conguaglio previsto nel 2023 (4,5%) arrivando ad una ragguardevole spesa di 520.608 € (572.668,80 € iva inclusa), solo in minima parte ridotta dal Comune (-35.000 € conguaglio + CGG).
Ma vi è di più. Se consideriamo tutte le riduzioni applicate, ovviamente per calmierare le tariffe, si accorge che il conto da parte della Segen doveva essere di 521.170 € (485.983 + CGG + conguaglio 2023), mentre la quota comunale doveva essere di 138.068 € (97.266 + CARC + CGG + Acc + Ra) toccando la stratosferica cifra di 644.051 euro di spese complessive (iva inclusa).
Un dato che stride a confronto della riduzione della tariffa per quei comuni che si sono rivolti al mercato, primo tra tutti Avezzano che ha ridotto la tariffa 2024 del 5%.
Ovviamente questa mega differenza non si può colmare in un anno sia perché la normativa non lo permette, anche perché sarebbe la dimostrazione di un fallimento totale dell’affidamento diretto che doveva essere più economico del mercato, senza mai averlo dimostrato concretamente, ma riuscendo ad ostacolarlo, con le conseguenze che vediamo oggi e paghiamo domani.
È ormai chiaro che questo abnorme incremento, non si può neutralizzare se non con aumenti costanti e ripetuti tenendo ben presente che anche per il 2025 i costi sono superiori al 2023 di quasi 75.000 € (previsti a 567.445 euro dai 492.459 euro, e nuove detrazioni pari a circa 52 mila euro).
Nonostante ciò, sarà il Comune a rinunciare a buona parte della sua quota di spettanza (con rischi concreti di stabilità di bilancio), permettendo quindi alla tariffa di crescere più lentamente ma per un lunghissimo tempo (4 o 5 anni di ulteriori incrementi), mascherando di fatto gli abnormi costi della Segen.
La cosa è talmente assurda, che a fronte di 1.150,694 € di costi previsti per il biennio 2024/2025, il totale delle entrate previste sarà di 1.024.928 € con un ammanco di 125.766 euro. Sarà il Comune a rinunciare quasi completamente alla sua quota, nonostante gli incrementi siano esclusivamente dovuti alla Segen, alla quale verrà riconosciuto la quasi totalità dei costi dichiarati.
Ma come si giustifica un aumento “mostre”, secondo solo a quello di Civitella Roveto
Se vi fosse venuto in mente che la crescita sia quella dovuta esclusivamente al tasso in inflazione, vi dico che in realtà vi sbagliate.
Nonostante il tasso di inflazione programmato per il 2024 è pari al 2,7% e quello di “recupero dell’inflazione” degli anni precedenti è stato scelto all’1,00% nel 2024 (evidentemente già scontato negli anni precedenti) e al 2,00% nel 2025 l’incremento del 2024 dei costi della Segen, è stato pari al 30,2%, quasi il doppio del tasso di inflazione di riferimento registrato in Italia dal 2020 al 2024 (+16,4%), e non è che prima erano particolarmente economici.
E quindi la risposta è che solo poco più della metà possono essere attribuiti all’inflazione, il resto è un mistero assoluto, soprattutto perché, e lo vedremo dopo, alcuni servizi non sono mai stati resi dalla Segen, ma regolarmente fatturati e liquidati.
È bene ricordare che il contratto decennale prevede l’adeguamento del canone mensile secondo l’indice ISTAT, che non può corrispondere al suo massimo valore, ma a quello specifico per la tipologia di contratto, che in questo caso è più basso del dato nazionale, con relativa documentazione che comprovi i maggiori costi effettivamente sostenuti a causa dell’inflazione.
E invece gli adeguamenti del canone sono stati fatti al massimo dell’incremento dell’ISTAT, in particolare nel 2022 il canone si è adeguato dell’8,4% e nel 2023 di un ulteriore 3,5%, ed è probabile che nel 2024 sarà sempre al massimo (+2,7% preventivato).
E bene però rimarcare che l’incremento ha riguardato anche il “servizio di gestione amministrativa e tecnica del Centro di Raccolta, comprensivo dell’acquisto delle attrezzature idonee“, passato dai € 23.427,45/annui, agli attuali 26.285,58/annui (oltre iva al 10%).Il fatto che non siano stati conclusi i lavori ed è ancora chiuso è un dettaglio evidentemente di poco conto, che tutti i soggetti hanno voluto dichiarare nel prospetto dei costi standard, molto più basso dei costi Segen.
E come sono le prospettive future?
Invariate. Non ci sarà un riallineamento dei due costi ovvero le i costi Segen resteranno ben al di sopra dei costi standard [“Recupero della produttività” valorizzato a 0,11].
Senza poi dimenticare che la presenza del centro di raccolta, sarebbe un ulteriore problema per la sopravvivenza della Segen.
Infatti i costi standard, in assenza del centro di raccolta sarebbero, come detto, pari a 428.475,36,
mentre una volta avviato il centro di raccolta, i costi standard, crollerebbero a 394.159,99 euro, quasi 190 mila euro in meno dei costi attuali senza detrazioni e oltre 110 mila euro con tutte le detrazioni ammissibili ed immaginabili.
E non aspettatevi, con l’aumento dei costi, un relativo miglioramento della qualità del servizio visto che la relativa voce [“miglioramento della qualità dei servizi”] è stata valorizzata a 0,00.
E qui arriviamo all’astronomica cifra dovuta al servizio integrato di rifiuti.
E qui sorge un altro problema. Il tetto nella crescita delle tariffe.
Il metodo autorizzato dall’Arera per il calcolo della tariffa massima nel biennio 2024/2025. Tale limite è stato fissato nel 2024 al 9,7%, ma questo ammissibile solo nel caso in cui fossero valorizzati anche le modifiche nella gestione del servizio (max 3%) o al miglioramento della qualità dei servizi (max 4%) e quella legata ai minori costi sopportati dalle norme previste dal D.lgs 116/2020 (quello che permette alle aziende di conferire i propri rifiuti urbani al di fuori del servizio pubblico). In mancanza di queste valorizzazioni, il tetto massimo di crescita sarebbe dell’2,7%.
Questo pone due possibili soluzioni.
La prima, confermare anche per il 2024 (costi 2022) l’attuale meccanismo di determinazione del limite massimo di crescita, limitandosi solo ad aggiornare il tasso di inflazione programmato del 2024 al 2,7% (come previsto dal Def 2023). Questo comporterebbe che una quota parte degli incrementi inflazionistici del 2022, non possono essere riconosciuti nel 2024, ma andranno spalmati negli anni seguenti (2025), sempre nel limite massimo di crescita annuale (2025 che attualmente è sempre dello 2,7% ma si farà riferimento ai costi del 2023).
La seconda opzione invece prevede di aggiungere alla formula del tetto massimo di crescita un altro coefficiente, che tenda a riconoscere l’effetto inflazionistico del 2022, nella misura massima del 7%. In questo modo potrebbe essere possibile recuperare una incidenza dell’inflazione ex post di circa l’9,7%.
È evidente la differenza tra le due soluzioni: la prima, di fatto, non consentirebbe ai gestori di vedersi riconosciuti i maggiori costi legati all’inflazione e non a proprie inefficienze, tuttavia contenendo gli aumenti della Tari 2024; la seconda permette un effettivo riequilibrio per i gestori, ma scarica sulle tariffe Tari 2024 rilevanti incrementi (come Civitella Roveto che ha posto il limite tariffario al +9,6%, ben poca cosa rispetto al +42,4% ante detrazioni, e al +18,9% post detrazioni).
In sostanza, Balsorano ha contenuto l’aumento, prevedendo un aumento costante per molti anni a venire del tasso di inflazione programmato più il recupero previsto (3,59% nel 2024 e 4,59% nel 2025), Civitella Roveto ha previsto il massimo per entrambi gli anni, 9,6% nel 2024 e 9,6% nel 2025. E tutto grazie alla lungimirante scelta di restare avvinghiati alla Segen.
L’incremento delle tariffe per Balsorano, 2022 vs 2024, è pari ad un incredibile +22,7% ante detrazioni, che si riduce ad un +6,7% post detrazioni.
È sempre opportuno ricordare che tutto l’incremento è addebitabile unicamente ai costi di spettanza Segen(che il Comune ha cercato di ridurre a proprio rischio) che sono passati da 388.068 oltre iva al 10% (426.874,80 €), a 505.216 oltre iva al 10 % (555.737,60 €), che corrispondono ad un mostruoso +30,2% secondo solo a Civitella Roveto (+42,4%).
E ora il problema principale.
Quanto si tratta di affidamenti diretti, la Legge prevede una costante verifica sulla persistenza delle condizioni per non ricorrere al mercato.
Con questi numeri è impossibile continuare a dichiarare vantaggiosa la gestione del ciclo rifiuti da parte della Segen, soprattutto se hai basato tutto sul costo della tariffa.
Come si può quindi “salvare capra e cavoli”.
Ovviamente “giocando” con le detrazioni e abbassando di molto la tariffa rifiuti portandola da 583.249 previsti ai 507.056 dichiarati (-76.193).
Da dove vengono questi 76.193 in grado di ridurre la tariffa rifiuti:
- 15.392 € è il disconoscimento degli scostamenti da parte del gestore (Segen), ovvero la differenza tra il tasso di inflazione previsto per il 2023 al 4,5% contro l’iniziale previsione nulla;
- 9.967 € è la rinuncia da parte del Comune dei costi CARC ovvero Costi di Accertamento, Riscossione e Contenzioso, spese necessarie per garantire il corretto funzionamento del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani;
- 20.000 è la rinuncia ai CGG ovvero i Costi generali a carico del gestore (Segen);
- 4.889 è la rinuncia ai CGG ovvero i Costi generali di gestione del Comune;
- 25.520 € relativi alla cancellazione degli accantonamenti per i cosiddetti crediti inesigibili di spettanza Comunale;
- 426 riferiti alla “Remunerazione del capitale investito” da parte Comunale;
- 1.848 contributo forfettario del MIUR;
- 3.323 recupero evasione di spettanza Comunale.
Ricapitolando
Detrazioni dei costi a carico del Comune | Detrazioni dei costi a carico del Gestore (Segen) |
9.967+ 4.889+ 25.520+ 426+ 3.323 | 15.392+ 20.000 |
44.125 | 35.392 |
La cosa anomala è che per calmierare i prezzi Segen, è il Comune che con il 55,5%, riduce le proprie spettanze, più della Segen che “contribuisce” solo con il 44,5%, ovvero 35 mila euro a fronte di 110 mila di aumento, il tutto per nascondere in parte l’incremento dei costi Segen.
E ancora oggi non mi spiego come possa una società che dichiara di non produrre utili, vedersi ridurre gli importi fatturati per 35.392 euro senza riportare un’analoga perdita in bilancio.
Tra l’altro, fatto ancora più grave è che tra queste spese sono state eliminate quelle per l’accertamento e quella a copertura dei crediti inesigibili.
Hanno in pratica considerato che il 100% dei cittadini e delle attività pagheranno la tariffa rifiuti, ben sapendo che la percentuale di incassato è sempre al di sotto del 50%. Basti pensare per quanto riguarda il titolo 1 (le tasse ovvero IMU + TARI + IRPEF e altre), a fronte di 840 mila euro di entrate competenza 2023, l’ente ne ha incassati nel 2023 280 mila (1/3). I crediti da riscuotere sono pari a 560 mila nel 2023, e 530 mila degli anni precedenti e la quota maggiore è dovuta alla TARI.
Ma le anomalie non finiscono qui.
Infatti nel prospetto dei costi 2020, 2021, 2022 e 2023, non ci sono le spese per la componente CSL ovvero i costi di attività di spazzamento e lavaggio strade, non ci sono detrazioni (ante e post hanno lo stesso importo) e si dichiara che non c’è alcun centro di raccolta attivo (in parte spiegato con il fatto che i costi standard sarebbero di lunga molto inferiori ai costi elevatissimi richiesti dalla Segen).
Tuttavia dall’affidamento la Segen ha incassato dal 1° agosto 2020 al 31 dicembre 2023:
- 93.428,24 euro per la gestione di un centro di raccolta fantasma, come da stessa ammissione della Segen, del Comune e dell’Agir nonostante tutti i soggetti hanno presentato dichiarazione di veridicità nella quale non risulta attivo alcun centro di raccolta;
- 271.655,47 euro per lo spazzamento delle strade, nonostante tutti i soggetti hanno presentato dichiarazione di veridicità nella quale i costi ammontano complessivamente a 0,00 €;
- 65.807,10 euro della quota parte dei contributi CONAI per la riduzione della tariffa (mai ridotta), nonostante tutti i soggetti hanno presentato dichiarazione di veridicità nella quale il 33% dei ricavi andrebbero utilizzati per ridurre la tariffa (cosa che non è avvenuta visto che non ci sono state detrazioni, ante = post).
Vi lascio con una piccola novità.
Ho presentato una richiesta di rimborso che ovviamente si basa sulle dichiarazioni di veridicità rilasciate dal gestore (Segen), dal Comune e certificate dall’AGIR.
Dalle loro stesse veritiere dichiarazioni, è difficile non riconoscerle a meno che abbiano tutti dichiarato e certificato dati falsi.
Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea il 25.06.2024 alle ore 06:00
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