La ragioneria dello Stato ha certificato la perdita di gettito fiscale dei comuni, riferiti in particolare all’Imu e all’Addizionale comunale Irpef che hanno alimentato, insieme con la RC Auto e l’Imposta provinciale di trascrizione, il modello di certificazione delle perdite Covid-19/2021.
Dopo aver diffuso i dati provvisori riferiti al 31 dicembre 2021, la Ragioneria pubblica ora i numeri conclusivi di fonte F24 e Aci, utili per definire le risultanze finali della certificazione.
Dall’analisi si vede che la crisi non ha interessato se non in minima parte le amministrazioni comunali che hanno, salvo rari casi, incassato più o meno le stesse cifre incassate nel 2019.
In riferimento ai dati Imu per l’anno 2021 questi fanno riferimento al gettito con anno d’imputazione 2021 delle deleghe di versamento, al lordo di ogni trattenuta o compensazione, presentate entro il 28 febbraio 2022.
I dati 2019 corrispondono a quelli presenti nella medesima colonna “Accertamenti 2019 (b)” del Modello Covid-19 relativo alla certificazione 2020, ad eccezione della voce Addizionale comunale Irpef, per la quale il Dm n. 273932 del 28 ottobre 2021 prevedeva il raffronto con i dati relativi all’annualità 2020.
Ricordando che ci sono dei comuni che hanno azzerato l’Addizionale comunale Irpef, vediamo i dati dei comuni della Valle Roveto.
Il precedente grafico mostra come, per quanto riguarda le perdite IMU, il nostro comune è sostanzialmente in linea con gli altri comuni. L’unico comune che ha registrato una contrazione evidente è il Comune di Civitella Roveto, ma sul sito del Ministero non vi è allegata alcuna informazione in merito. C’è stata ovviamente una riduzione dell’imposizione fiscale probabilmente in un periodo pre elettorale.
In riferimento al nostro comune la perdita di gettito IMU certificata si è assestata a soli 2.349 euro su un introito complessivo di 391.276,95 euro nel 2021 in leggera diminuzione rispetto ai 393.626 registrati nel 2019.
Questo dimostra inevitabilmente che il comune, nonostante le richieste protocollate dal sottoscritto, non ha avuto alcuna intenzione di esentare la TASI decidendo invece di inglobarla nell’IMU passata quindi dall’8,6‰ all’9,6‰. I cittadini avrebbero risparmiato circa 48 mila euro di tasse.
Inoltre non ha fatto proprie tutte quelle novità normative che vanno dalla nuova definizione di prima casa, alle aree fabbricabili divenute inedificabili, alle aree fabbricabili di dimensioni contenute ne tanto meno alle agevolazioni per i contribuenti in una situazione di difficoltà economica.
Gli unici “sacrifici” che l’amministrazione si è sentita di riconoscere è l’esenzione delle aree fabbricabili che ricadono sul perimetro delle zone con rischio molto elevato R4, sacrificio che ha generato una minore entrata di soli 2.349 euro ovvero lo 0,6% dell’imposta complessiva che supera i 390 mila euro.
Discorso diametralmente opposto se prendiamo a riferimento il gettito dell’Addizionale IRPEF.
L’amministrazione ha aumentato l’aliquota nel 2019 e non ha voluto riportarla al vecchio regime.
Questa scelta, incomprensibile, ha portato un maggior incasso pari a 28.164 euro coincidente con il periodo di crisi dovuta al Covid-19.
Quindi in un periodo di crisi, dove si dovrebbe cercare di abbassare le tasse, l’amministrazione è rimasta sostanzialmente inerte per quanto riguarda l’IMU e ha deciso di incassare quasi 30 mila euro in più di IRPEF, passando dai 128.211 del 2019 ai 156.376 del 2021, un incremento pari al 22%.
Queste sono semplicemente scelte politiche.
Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 19.03.2022 alle ore 07:50.