L’abolizione dell’Imu e della Tasi? Solo uno spot elettorale

Di 7 Settembre, 2015 0 0
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Elettori 150 Si sta sollevando un muro di proteste verso l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa promessa da Matteo Renzi. Numerosi economisti hanno sollevato critiche affermando che non serve a rilanciare l’edilizia (che dipende dalla crisi e dell’elevata disoccupazione) e ancor meno i consumi, rappresentando nient’altro che una mossa “azzeccata” sul piano politico ma inutile per il rilancio dell’economia.

La frase più tagliente è sicuramente quella del direttore dell’Istituto di economia e finanza dell’Università Cattolica, Prof. Massimo Bordignon, il quale ha affermato che “appena un leader politico italiano si sente in difficoltà, la reazione automatica è di annunciare l’abolizione dell’imposta sulla prima casa. Mossa che più popolare di così non si può, in un Paese dove l’80 per cento delle famiglie vive in una casa di proprietà, ma mossa anche poco sensata, e indicativa di una situazione di debolezza piuttosto che di forza”.

Secondo l’agenzia delle entrate, per l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulle prime case lo Stato dovrà rimborsare ai comuni 3,5 miliardi (che salgono a 5 miliardi se si sommano anche l’Imu agricola e l’Imu sugli imbullonati). Il risparmio totale sarebbe di 17€ al mese a famiglia, molto meno dei famosi 80€ del bonus irpef concesso ai lavoratori dipendenti, e risulterebbe a tutti gli effetti un’operazione molto deludente.

L’assurdo è aver già deciso che il problema principale è rappresentato dall’imposizione sulla prima casa, e non dalle miriadi di altre nefandezze che l’attuale tassazione immobiliare comporta come ad esempio l’imposta di registro del 2% per l’acquisto di una prima casa da privato (su un valore di 100mila€ corrisponde a 2mila €), balzello che sale al 4% di Iva (4 mila euro) se il venditore è un’impresa non esente, più altri balzelli quali le imposte ipotecarie e catastali. Oppure si potrebbero utilizzare queste risorse per abbassare di qualche punto il cuneo fiscale dei lavoratori, ossia la differenza tra quanto un lavoratore costa a un’impresa per tasse e contributi e il netto in busta paga, visto che nel nostro Paese è addirittura di 13 punti superiore alla media OCSE ostacolando di fatto investimenti esteri.

La Tasi inoltre è uno strumento ottimo per recuperare l’evasione fiscale perché è utile a verificare la congruità del reddito dichiarato rispetto al valore catastale dell’immobile in cui si abita. L’abolizione della Tasi potrebbe di conseguenza accrescere la tassazione sulla seconda casa (raddoppiata negli ultimi anni), tuttavia se si riuscisse a farlo in ambito comunale, senza dirottare l’imposta su altre voci, sarebbe un ottimo segnale. Invece l’abolizione dell’Imu sarebbe un intervento che esenterebbe specialmente le famiglie più ricche (l’Imu sulla prima casa è dovuta solo ai proprietari di case signorili e ville) e non riguarderà la maggior parte dei contribuenti, già esentati.

Vedremo cosa si deciderà in proposito, sperando che si ristabiliscano le corrette priorità di intervento.

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