I compensi gonfiati degli amministratori del CAM S.p.A. (e di altri)

Di 14 Novembre, 2024 0 0
Tempo di lettura: 8 Minuti

È passata un po’ in sordina, nonostante l’obbligo di pubblicazione sottoposto anche ai comuni soci, la Deliberazione n. 298 della Corte dei Conti dell’Abruzzo del 7 novembre scorso che ha richiamato gli amministratori del CAM S.p.A. su due aspetti, il primo era sul sistema di governance della società pubblica.

Quando una società a controllo pubblico sceglie un sistema di governance diverso dall’amministratore unico, optando per un sistema dualistico (più costoso in quanto composto da un Consiglio di Sorveglianza e un Consiglio di Gestione) l’articolo 11, comma 3 del TUSP richiede una delibera motivata, giustificando la scelta con specifiche ragioni organizzative e tenendo conto dei costi.

Il Cam S.p.A. ha adottato il sistema dualistico dal 2012 e ha confermato questa scelta nel 2018, citando la complessità gestionale. Tuttavia, le delibere recenti del 2023 non forniscono adeguate ragioni giuridiche e i fatti alla base della decisione.

La Corte dei Conti ha quindi chiesto al CAM S.p.A. una motivazione dettagliata sulle ragioni concrete per cui è stato scelto un sistema diverso dall’amministratore unico, non accettando affermazioni generiche sulla complessità gestionale.

In attesa delle motivazioni valide, la determinazione si è però concentrata sui compensi.

Negli ultimi anni, la questione dei compensi agli amministratori delle società pubbliche è stata oggetto di numerose controversie, con particolare riferimento alla legittimità e alla trasparenza delle cifre erogate. E credetemi quando si tratta di compensi, la trasparenza viene spesso completamente ignorata. Questa mancanza di chiarezza dimostra in maniera inequivocabile che, qualora le supposizioni siano corrette, esisterebbe un chiaro intento doloso nel nascondere fatti estremamente gravi.

Un caso emblematico riguarda il CAM S.p.A., i cui compensi agli amministratori sono stati recentemente messi sotto la lente di ingrandimento.

I compensi degli amministratori sono parametrati in ossequio all’articolo 4, comma 4 del decreto legge n. 95 del 2012 il quale prevede che i compensi degli amministratori non possano superare l’80% del costo sostenuto per la stessa voce nel 2013.

Per quanto riguarda il Consiglio di Sorveglianza, nel 2013 non sono stati previsti compensi. Nel 2023, con la delibera n. 7, l’Assemblea ha nominato i tre membri del Consiglio di sorveglianza, stabilendo per un compenso annuo lordo di euro 18.000 per uno solo dei componenti che non aveva “status di sindaco, assessore o consigliere comunale”.

Tuttavia le cose non sono dello stesso tenore per quanto riguarda il Consiglio di Gestione.

Dai documenti forniti alla Corte dei Conti (alcuni non pubblicati per ovvie ragioni) si scopre che nel 2013 il consiglio di gestione era composto:

  • dal Presidente la cui indennità lorda corrisposta è stata pari ad € 29.253,06;
  • dal Consigliere la cui indennità lorda corrisposta è stata pari a € 0 in quanto lo stesso aveva un contratto di lavoro dipendente con la società;
  • dal componente con funzioni e competenze di Amministratore Delegato e facente funzioni di direttore Generale […] la cui indennità lorda corrisposta è stata pari ad € 120.000,00 […]

per un TOTALE pari ad € 149.253,06 (192.870,00 euro con gli oneri previdenziali e assicurativi a carico dell’Azienda).

In riferimento al componente del consiglio di gestione nel 2013 aveva goduto di un compenso lordo di euro 120.000 in quanto svolgeva anche la mansione di direttore generale ed era quindi retribuito a tale titolo, al fine di poter considerare legittima l’erogazione del compenso nel rispetto dell’art. 25 dello statuto allora vigente si deve ritenere che detto compenso riguardi lo svolgimento dell’attività di direttore generale.

Alla luce di tale considerazione, il costo l’80% dei compensi andrebbe calcolato quindi sui 29.253,06 euro, ovvero 23.402,45 €.

Tuttavia, con la Delibera n. 18 del 3 luglio 2023, il CAM S.p.A. ha riconosciuto compensi al consiglio di gestione ben superiori a detto limite per un totale di 57.468 euro. Questa somma, derivante da dodici mensilità lorde di 2.578,69 euro per il Presidente e 2.210,31 euro per un altro componente, supera di gran lunga il limite massimo stabilito dalla legge, pari a 23.402,45 euro.

La Sezione regionale di controllo per la Lombardia ha recentemente riaffermato, con la deliberazione n. 19/2024/PAR, che il vincolo imposto dall’articolo 4, comma 4 del decreto legge n. 95 del 2012, è un principio fondamentale di coordinamento della finanza pubblica che non può ritenersi superabile nemmeno in ipotesi di riorganizzazione dell’assetto societario o di individuazione di nuovi e ulteriori compiti che gravino in modo più incisivo sugli amministratori. Questo vincolo, inserito nella normativa della “spending review”, è finalizzato a ottenere il massimo risparmio di denaro pubblico, e non può essere derogato, nemmeno in caso di riorganizzazione societaria o di attribuzione di nuovi incarichi e responsabilità agli amministratori.

La deliberazione si conclude con l’invito rivolto al Consorzio Acquedottistico Marsicano S.p.A. di recuperare le somme erogate in eccedenza rispetto al limite di cui all’art. 4, comma 4, del d.l. 6 luglio 2012, n. 95, anche in riferimento ad esercizi precedenti rispetto a quelli oggetto del presente accertamento, con decorrenza quindi dal 2016.

Resta indubbio che l’analisi della situazione del CAM S.p.A. rivela un quadro preoccupante di compensi gonfiati e gestione poco trasparente delle risorse pubbliche. Nonostante i vincoli normativi chiari e stringenti, le cifre erogate agli amministratori nel 2023 risultano sproporzionate e in palese violazione delle disposizioni legislative. Questa situazione solleva seri interrogativi sulla governance all’interno del CAM S.p.A., oltre a richiamare l’attenzione sulla necessità di controlli più rigorosi e di una maggiore trasparenza nella gestione delle società pubbliche.

Ma sarà un caso isolato?

Purtoppo sembra proprio di no, e non serve andare molto lontano. Giusto per fare un altro paragone che ricalca fortemente i contenuti della delibera della Corte dei Conti, il Consiglio di Amministrazione della Segen S.p.A. prevedeva nel 2013 un compenso pari a 28.000,00 € lordi per il Presidente (il sempre verde Capone) e 4.000,00 euro per ognuno dei due Consiglieri, per un totale quindi di 36.000,00 (verbale assemblea dei soci n.4 25.03.2011).

Con l’entrata in vigore dell’articolo 4, comma 4 del decreto legge n. 95 del 2012 (il 7 luglio 2012), i compensi degli amministratori non potevano superare l’80% del costo sostenuto per la stessa voce nel 2013, ovvero 28.800,00 euro. Tuttavia il verbale n.3 dell’assemblea dei soci del 28.04.2014 prevedeva un compenso pari a 24.095,88 € lordi per il Presidente (il sempre verde Capone) e 4.000,00 euro per ognuno dei due Consiglieri, per un totale quindi di 32.095,88 € lordi, ben superiore ai 28.800 euro previsti come tetto di spesa massimo (e ovviamente tutti si sono girati comodamente dall’altra parte nonostante nel 2017 tutti ne fossero al corrente).

Dopo di ché si passerà all’Amministratore Unico, che percepirà 28.000,oo euro lordi (il sempre verde Capone), nonostante nel verbale n. 2 dell’assemblea ordinaria del 27.01.2017 si deliberava “che il compenso dell’Amministratore Unico sia previsto nella stessa misura del precedente Presidente del Consiglio di Amministrazione”, ergo 24.095,88 euro, comunque superiore ai 22.400,00 euro (80% di 28.000 previsti nel 2013 per la stessa figura) visto che l’80% non può considerarsi nel monte spesa in quanto la modifica è stata fatta per contenere le spese, ovvero se prima per 3 soggetti spendevi 28 (22,4+3,2+3,2), passando all’amministratore unico non puoi spendere i 28 per un solo soggetto “la disposizione, infatti, inserita nella normativa della “spending review”, e preordinata all’ottenimento del più ampio risparmio possibile di pubblico denaro a beneficio del bilancio dell’ente e della cosiddetta finanza pubblica allargata, ha introdotto un vincolo tassativo” (cfr. anche delibb. n. 222/2023/PAR Sez. Veneto e n. 124/2022/PAR Sez. Sardegna)”. Seguirà il verbale n 2 dell’assemblea ordinaria del 26.06.2020 e il verbale n.2 dell’assemblea ordinaria del 28.04.2023, entrambi senza compenso visto il suo incarico in Segen Holding srl.

Nel mentre diventerà quindi anche Amministratore Unico della Segen Holding S.r.l. (verbale n.2 dell’assemblea ordinaria del 27.04.2018, senza compenso in quanto già remunerato dalla Segen S.p.A) confermato con il verbale n.2 dell’assemblea ordinaria del 11.06.2021, nella quale si riporta che il compenso dell’Amministratore Unico sia previsto nella stessa misura dell’incarico precedente”, ovvero senza compenso), per arrivare al verbale n.4 dell’assemblea ordinaria del 29.04.2024 dal quale si rileva “che il compenso dell’Amministratore Unico sia previsto secondo le previsioni di legge, salvo rivalutazioni previste, che ovviamente non esistono ma che non hanno evitato il salto del compenso a 28.000.00 euro lordi, di molto superiore ai 22.400,00 fissati dall’articolo 4, comma 4 del decreto legge n. 95 del 2012, limite inderogabile. Ovviamente sarà nominato Amministratore Unico anche della Ast ma senza compenso in quanto non remunerato (verbale n.4 dell’assemblea ordinaria del 18.06.2019).

Un caos anche se si segue la documentazione pubblicata

Seguendo questa logica, se nel 2018 non era previsto alcun compenso e nel 2021 il compenso era nella stessa misura dell’incarico precedente, si può dedurre che il compenso per il 2021 fosse anch’esso nullo. Inoltre, il verbale del 2024 non esplicita un compenso, indicando solo che sia “secondo le previsioni di legge”.

Di conseguenza, si potrebbe ragionevolmente concludere che non è previsto un compenso specifico per l’Amministratore Unico nel 2024, salvo diverse indicazioni legislative o delibere successive che lo stabiliscano chiaramente.

Un caos o una documentazione imparziale.

Comunque potrei ipotizzare 3 scenari, considerando il tetto di spesa come tetto complessivo:

  • l’ipotesi più favorevole prevede il limite calcolato nel monte complessivo del 2013, ovvero l’80% di 36.000,00 euro, quindi 28.800,00 euro, sforato però nel 2014, 2015 e nel 2016, e in considerazione del fatto che l’assemblea abbia voluto ridurre solo il compenso del presidente, è chiaro che il limite debba essere rispettato dal suo compenso e pertanto il rimborso dovrebbe essere pari a 9.888,00 euro (fatto salvo la prescrizione);
  • se il tetto è agganciato alla compenso del 2013, ipotesi forse più realistica anche perché i successivi rinnovi in holding richiamano sempre i precedenti, allora il cambio di società, che inevitabilmente comporta il “reset” del tetto, debba essere agganciato ad un nuovo tetto e che nell’ultimo rinnovo prima del passaggio dalla Spa alla Holding era previsto che il compenso sia della “stessa misura del precedente Presidente del Consiglio di Amministrazione”, riferito al precedente incarico triennale ovviamente, vuol dire che il nuovo limite era 24.095,88 euro. Ovvero dovrebbe restituire 9.888,00 euro per il triennio 2014-2017, e 3.904,00 euro dal 2019 al 2024 ovvero ulteriori 19.520,00 euro, per un rimborso complessivo pari a 29.408,00 euro (fatto salvo la prescrizione);
  • ma se prendiamo alla lettera i contenuti dei verbali pubblicati (non esistono altri visto un regolare accesso civico fatto nell’ottobre 2023), il compenso doveva essere fino all’approvazione del bilancio 2019 (giugno 2020) a carico della Segen S.p.A.. In occasione del rinnovo si dichiarava che era compensato dalla Holding. Tuttavia l’atto di nomina in vigore nel 2020 con la Holding era quello del 27.04.2018 il quale non prevedeva alcun compenso, in quanto “è già amministratore della Segen S.p.A.“, diverso dal dire “è già compensato dalla Segen S.p.A”. Il contratto 2021 indicando l’ennesimo rinnovo dalla holding prevede come compenso la “stessa misura incarico precedente in Segen Holding”, che era nullo, così che anche gli incarichi 2021-2024 dovrebbero essere nullo. Il totale da restituire sarebbe quindi 9.888,00 euro per il triennio 2014-2017, e 28mila euro per ognuno degli anni dal 2020 al 2024, pari a 149.888,00 euro (fatto salvo la prescrizione);
    (paragrafo modificato in data 15.11.2024)

E a questo si aggiunge che le nomine del sempre verde Capone hanno violato il limite previsto dall’art. 2383 Codice Civile Gli amministratori non possono essere nominati per un periodo superiore a tre esercizi, in alcuni casi, abbia raggiunto il ragguardevole traguardo del 10° mandato consecutivo. Un’oligarca sostanzialmente.

Ma quello che vorrei sottolineare è che il quadro preoccupante di compensi gonfiati e gestione poco trasparente delle risorse pubbliche è molto più comune di quanto si pensi.

Non voglio anticipare nulla, ma l’estremo ostruzionismo che mi è stato riservato, tanto da aver chiaro ormai che occorre rivolgersi al TAR per avere quella documentazione soggetta a pubblicazione obbligatoria, non lascia presagire nulla di buono.

“A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.” G. Andreotti.

Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 13/11/2024.

Nessun Commento Presente.