Ne avevamo già parlato poco più di due anni fa (vedi articolo e i successivi) quando in occasione della pubblicazione di un articolo sul quotidiano “il centro” relativo ad un “patto ambientale per il turismo”, controfirmato da nove Comuni della Valle del Liri costituitisi in consorzio con l’obiettivo di rilanciare l’economia del territorio attraverso una «sostenibile e corretta gestione delle risorse idriche», avevamo discusso sull’opportunità di captare altra acqua a fini “speculativi”.
Questo patto rappresenta un “contratto che avrà come risultato un sistema di progettualità e regole condivise per l’individuazione di soluzioni efficaci per la salvaguardia e la crescita economica della Valle del Liri attraverso interventi di protezione e tutela ambientale e delle acque, di paesaggistica, di difesa del suolo e di sviluppo delle attività economiche locali” ovvero “il mantenimento o il riequilibrio del bilancio idrico tra disponibilità e prelievi, indispensabile per definire gli usi compatibili delle risorse idriche al fine della loro salvaguardia nel futuro” considerando che comunque il nostro comune non è soggetto al rischio idrologico.
A tal fine si stanno predisponendo dei progetti, da presentare alla Regione, per accedere ai fondi strutturali 2014-2020. L’obiettivo che si persegue, attraverso questo «contratto di fiume», è quello di ridare vita, dopo anni di agonia, al fiume Liri. Oggi una “rivitalizzazione” del fiume non può prescindere da una riflessione sull’utilizzo delle acque del Liri per la produzione di energia.
Le centrali idroelettriche gestite oggi dall’Enel in Valle Roveto sono cinque. Tre di esse, le più grandi, si trovano a Canistro, Morino e Balsorano, e sono alimentate dalle acque del Liri. Le altre due, Schioppo 1 e Schioppo 2, si trovano nel comune di Morino e sono alimentate dal torrente Romito, affluente del Liri. L’energia prodotta può soddisfare i consumi annui di 50mila famiglie. La sesta centrale, a ridosso di Canistro, è gestita dalla Cartiera Burgo, un’azienda del nucleo di Avezzano, e alimentata dalle acque del Fucino che, attraverso l’Emissario Torlonia, confluiscono nel Liri.
Ad assestare un colpo mortale al fiume è stata l’ulteriore captazione delle acque per soddisfare le esigenze idriche di altri centri dell’Abruzzo e del Lazio, che ha ridotto il fiume, specie d’estate, a un rigagnolo. Più recentemente la centrale realizzata nel nostro comune non ha fatto altro che accentuare il problema che comunque non è passato inosservato vista la quantità di acqua del nostro fiume che decresce ogni anno sia per i cambiamenti climatici sia per l’eccessivo sfruttamento.
Se a ciò si aggiunge che per le fonti rinnovabili di tipo “classico”, qual è l’energia idroelettrica, non sono possibili «miglioramenti essendo state completamente sfruttate», e che i costi, per le centrali della Valle, lievitano a causa della notevole distanza tra il punto di captazione e gli impianti, ai quali l’acqua arriva attraverso gallerie è sicuramente il momento opportuno per domandarsi se conviene ancora produrre energia mettendo sulla bilancia sia i vantaggi che i svantaggi e valutare se i primi superano i secondi e di quanto li superano.
Ricordiamo che questa amministrazione ha ancora tra le sue priorità la realizzazione del bacino lacustre che “trova naturale alloggiamento nella grande ansa attualmente esistente sul fiume Liri all’altezza della località “Le Starze”. Un bacino che assumerà una forma del tipo ellittica, con una larghezza massima di metri 220 ed una lunghezza di circa metri 800, per una superficie totale di circa ha 12.00 con una chiusura a valle realizzata con una traversa in terra battuta, con uno stramazzo al centro, adeguato all’onda di piena critica (le arginature sono a totale carico dell’amministrazione). Tale bacino, con opportuni accorgimenti, servirà anche alla regimentazione delle acque di piena del fiume Liri, ma vista la quantità ridotta di acqua sembra a tutti gli effetti un paradosso.
Strettamente collegato al primo progetto c’è la “realizzazione di una centrale idroelettrica” che prevede la realizzazione di un lago artificiale e quindi il rialzamento del livello fino a raggiungere il livello in cui il fiume si immetteva nel “bacino” arginato con una traversa di sbarramento (a carico della Enersud) con la profilatura degli argini e la relativa sistemazione (a carico del Comune).
Ricordiamo che il fiume verrà intubato per 6 km (tramite moduli di deviazione massimi da 18.000 l/s e medi da 11.000 l/s, un valore molto elevato considerando che la portata media del fiume è di 14.680 l/s) con la restituzione delle acque nel territorio del Comune di Sora.
Ma è chiaro a tutti che la realizzazione di una simile centrale dovrà inevitabilmente scontrarsi con la centrale esistente anche in considerazione dei limiti previsti sia in termine di quantità sia in termine di periodi di captazione visto che sono previsti mesi dove la captazione delle acque è vietata (luglio, agosto e settembre) considerando l’insufficiente afflusso dell’acqua che si ridurrebbe sotto la soglia del già citato “deflusso minimo vitale”.
Non si può comunque non notare che nel territorio del Comune di Sora sono stati realizzati interventi di messa in sicurezza di alcuni tratti delle sponde fluviali, lavori che sono stati realizzati a monte del punto previsto per il rilascio delle acque. È evidente che il comune di Sora (capofila dei progetti PRUSST) non ha mai creduto in questo progetto, anche per via del precedente e probabile conflitto di interessi a carico dell’ex sindaco, e che oggi dimostra ancora una volta di non credere nella sua realizzazione che a questo punto vede favorevoli solo la nostra amministrazione comunale, compreso alcuni membri uscenti che rivendica ancora oggi questo progetto, che con gli altri 8 sono già costati all’intera comunità balsoranese 500 milioni di vecchie lire che oggi rappresentano solo uno spreco di risorse pubbliche ed un “regalo” ai progettisti e che invece potevano essere utilizzare diversamente.
Considerati i precedenti project financing (i progetti di finanza) ovvero quei progetti che hanno visto coinvolti privati nelle attività di finanziamento, realizzazione e gestione delle infrastrutture e di servizi di utilità pubblica, le prospettive non sono buone visto che spesso si sono tradotti in interventi di mera finalità speculativa da parte di privati. I nostri precedenti articoli non hanno fatto altro che dimostrare come, sia la centrale fotovoltaica sia la più recente esternalizzazione degli impianti di illuminazione pubblica e energetici, ci hanno fatto dubitare fortemente sui vantaggi ottenuti dall’amministrazione comunale, visto che sembrano nel primo caso troppo ridotti e nel secondo per nulla evidenti.
Quale è quindi la strada prevista dall’amministrazione, tutelare il fiume Liri tramite la sostenibile e corretta gestione delle risorse idriche che prevede una “rivitalizzazione” del fiume che non può prescindere da una riflessione sull’utilizzo delle acque del Liri per la produzione di energia e quindi la rivalutazione completa del progetto “diga” o speculare nuovamente a favore dei privati?
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