Dal sogno del 2018 alla disfatta del 2025: come è stato sprecato il finanziamento “Sport e Periferie”

Di 29 Aprile, 2025 0 0
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Nel 2018 veniva riproposto il Bando “Sport e Periferie”, con scadenza fissata al 17 dicembre 2018, un’opportunità straordinaria per i Comuni italiani. Un’occasione rara (non unica), perché a differenza di altre misure, si premiava la progettualità concreta attraverso una graduatoria nazionale, valutando il cofinanziamento, la polifunzionalità degli impianti, il livello di progettazione, la natura dell’impianto e le condizioni socio-economiche del territorio.

Il Comune di Balsorano si distinse con una proposta ambiziosa, ottenendo nell’agosto 2019 60,9 punti e classificandosi 182° su 278 Comuni finanziati, su ben 1.515 domande presentate. Un traguardo importante che testimoniava l’impegno amministrativo di allora: il punteggio era stato raggiunto grazie al cofinanziamento garantito dall’Ente, alla previsione di 9 discipline sportive, alla qualità della progettazione, alla natura pubblica dell’opera e ai favorevoli indicatori socio-economici ISTAT.

Quello era un progetto ambizioso: rigenerare il patrimonio sportivo comunale, con un forte intervento di recupero di aree abbandonate da oltre 30 anni e la contestuale realizzazione della prima palestra scolastica coperta fruibile nel nostro territorio, il tutto con il minor impatto possibile sulle tasche dei cittadini di Balsorano.

Eppure, il sogno iniziò a sbiadire quasi subito. Dopo la pubblicazione della graduatoria nell’agosto 2019, (mi ero dimesso da 2 mesi), il Comune di Balsorano impiegò oltre due anni per arrivare alla firma del contratto d’appalto, avvenuta soltanto il 14 ottobre 2021.
Un ritardo enorme, imputabile a fasi di progettazione, approvazioni e bandi che si trascinarono molto oltre il ragionevole. Ritardare così tanto non solo rallentò l’inizio dei lavori, ma — in un periodo di crisi mondiale e inflazione dei prezzi edili — comportò inevitabilmente un’esplosione dei costi.

Per non parlare del cronoprogramma contrattuale, il quale stabiliva un termine di esecuzione di 492 giorni naturali consecutivi, che compensava in parte il ribasso dell’offerta dall’impresa appaltatrice, praticamente nullo, visto che era pari allo 0,1% ma forte di una riduzione dei tempi di intervento del 20% (inizialmente erano previsti 615 giorni).
I lavori si sarebbero dovuti concludere entro lo scorso 4 febbraio 2023.
Tuttavia, a oggi, fine aprile 2025, i lavori risultano ancora incompleti, senza che vi sia traccia formale di sospensioni o proroghe approvate. Ovviamente da nessuna parte sono menzionate le penali, indice o che non sono state applicate o che la responsabilità dei ritardi è tutta dell’amministrazione.

La palestra, pur a buon punto, almeno è quello che si nota esternamente, non è ancora completata, così come lo sono i campi polifunzionali e lo spogliatoio del complesso sportivo di via Olimpica (quello sotto il mastodontico progetto di erba sintetica del campo principale), ovvero quello inizialmente destinato alle attività più disparate, bocce, ginnastica, soft tennis, pallacanestro, pallavolo, calcio a 5, calcio a 7, padel, e di conseguenza sono ferme tutte le attività sportive previste originariamente.

A causa dei ritardi e dell’inevitabile rincaro dei materiali, il progetto è passato da un costo iniziale di 956.989,54 euro a oltre 1.333.546 euro (e non è ancora finito visto che siamo al 7° SAL che fa riferimento alle lavorazioni completate in data 22/11/2024). Quindi, l’incremento totale è fino ad oggi pari a 353.667,46 €, un 36,96% rispetto al costo iniziale, il che rappresenta una crescita significativa nei costi.

La cosa curiosa è che nonostante gli ingenti stanziamenti, con continui incrementi, nel 2021 (quasi interamente per interventi di adeguamento normativo COVID), nel 2022, nel 2023 e nel 2024 (anno che registra l’incremento massimo), questi sembrano sempre avere copertura di bilanco evidentemente molto più ricco di quello che realmente è, visto che dall’avanzo ogni anno vengono eliminati centinaia di migliaia di euro per finanziare opere pubbliche, cosa che invece non sembra altrettanto facile in altri comuni, come il vicino Comune di San Vincenzo V.R., richiamato dalla Corte dei Conti ad un aggiustamento dei conti che ha comportato un disavanzo riallineato in breve tempo e scaturito a causa dei 705.828,38 euro destinati a coprire il FCDE su quasi 3 milioni di residui attivi, fondo che al Comune di Balsorano è stato sempre “abbonato” negli anni e che oggi è impostato comodamente a 556.493,59 di FCDE su 4,5 milioni di residui attivi. A parità di condizioni, S.Vincenzo potrebbe “liberare” in un colpo solo quasi 350 mila euro di risorse liberamente spendibili.

Ma come detto la preoccupazione principale è che a causa degli incrementi costanti e sostanziosi rispetto alle previsioni iniziali, oggi sembrano rimasti appena 26.497,68 euro disponibili, cifra del tutto insufficiente a completare l’opera secondo il bando originale.

Ma nonostante fosse evidente il fallimento delle procedure post approvazione della graduatoria, ma non del finanziamento, visto che 500.000 euro erano stati ottenuti a “fondo perduto” e non sarebbero stati restituiti, anziché attendere la riapertura delle nuove “versioni” del Bando “Sport e Periferie” simili a quella del 2018, nello specifico nel 2020 e nel 2022, oggi utilmente riproposto nella sua nuova edizione 2025 (link al nuovo bando), che si differenzia dal precedente soprattutto per la necessità di cercare sinergie con Comuni limitrofi, come San Vincenzo V.R. (limitato ai comuni sopra i 5.000 abitanti anche in convenzione), si era preferito non attendere e ripiegare sulla soluzione più semplice: ricorrere a un mutuo che copra l’intera spesa prevista poco prima delle precedenti elezioni comunali. La politica vecchio stampo.

Un mutuo che costerà 50.800 euro l’anno per i prossimi 25 anni, per un valore complessivo di 1,27 milioni di euro, senza nessun cofinanziamento. Tutto a totale carico dei cittadini di Balsorano, consapevoli che la priorità per i prossimi 25 anni è stata data al pallone, sport indubbiamente onorevole, ma con tutte le conseguenze ivi compresa una gestione più onerosa dell’impianto. E il bello è che a nessuno è stato chiesto se erano d’accordo. Parliamo sempre di un Comune, il nostro, che ad oggi ha a carico annualmente 282.965 euro di mutui (dati Min. Int.), contro i 55.891 del Comune vicinore, evidentemente più accordo nell’indebitarsi a differenza del nostro.

Un paragone eloquente: il precedente finanziamento per la realizzazione della palestra scolastica coperta e per il ripristino dei campi abbandonati era stato di 27.412,02 euro l’anno per 15 anni, per un totale di 411.180,30 euro.
Con il nuovo mutuo, invece, si pagherà quasi il doppio all’anno, per un periodo quasi doppio, per realizzare un’opera molto meno strategica e molto meno completa, nonostante i costi simili al precedente progetto co-finanziato al 52% dal credito sportivo.

È inutile girarci intorno. Questo mutuo ha divorato tutti i risparmi ottenuti dalle precedenti rinegoziazioni dei mutui (evoluzione dei mutui), che avrebbero potuto essere usati per abbattere la pressione fiscale o migliorare servizi essenziali. Oggi si cerca di scavare il fondo del barile, in una situazione che a differenza del 2019, che si chiudeva in forte disavanzo (nascosto dal mutuo da 250 mila euro), era stato coperto dal contestuale incremento delle tasse locali (mai storicamente così alte), e dai risparmi ottenuti dal personale in servizio (risparmi che oggi non sussistono più).

Ed è bene sottolinearlo di nuovo, non solo si sono contratti nuovi debiti, ma le tasse comunali hanno raggiunto livelli record, che vengono aggiornati anno dopo anno. La TARI, ad esempio, aumenta stabilmente di almeno il 5% ogni anno, nonostante che con la tariffa si coprono a fatica i costi di gestione, mentre i cittadini si trovano a pagare sempre di più per servizi sempre più costosi.

Questa gestione mostra chiaramente l’incapacità di cogliere le opportunità offerte dai fondi pubblici.

Ad aggravare la situazione vi è che invece di ottenere co-finanziamenti (come quelli del credito sportivo) o candidarsi ai fondi PNRR per progetti strategici, si è preferito la via più breve, l’erogazione di un nuovo mutuo a totale carico dei cittadini, o inseguire sogni irrealistici come il “centro polifunzionale sanitario”, fallendolo clamorosamente quando si era palesata l’opportunità (basta leggerli l’articolo dell’agosto 2022 dal titolo eloquente, l’ennesima occasione PNRR persa). Senza dimenticare che è stato distrattato il finanziamento per il miglioramento sismico dell’asilo Ravenna (anche quello ottenuto nel 2018) e i milioni persi puntando ripetutamente sui finanziamenti che non avevano alcuna possibilità di aggiudicazione.

Nel frattempo, si sono compiuti interventi che, pur architettonicamente accattivanti, sono funzionalmente inutili, come l’inserimento di un moderno edificio accanto allo storico Asilo “Ravenna”, che ha inseguito più l’estetica che la funzionalità. Basta pensare come sono stati istallati i pannelli fotovoltaici, talmente male orientati da risultare più d’impatto visivo, che realmente produttivi.

Il buon amministratore non è chi contrae mutui: il buon amministratore è chi progetta, pianifica e ottiene finanziamenti che riducono l’onere per i cittadini.

Oggi, a Balsorano, invece di ricordare con orgoglio un impianto sportivo finanziato originariamente al 52% a fondo perduto, ricorderà che si è impegnato per i prossimi 25 anni per un mutuo che pesa integralmente sulle nostre tasse, frutto di incapacità progettuale e di scelte miopi.

Quando pagheremo ancora per 25 anni i mutui comunali, ricordiamoci che si poteva spendere molto di meno.

Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 29.04.2025

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