Di questo assestamento 2025 del Comune di Balsorano, proposta, equilibri, allegato A e delibera, colpiscono tre aspetti: l’equilibrio formale è rispettato, la parte corrente resta in squilibrio strutturale e viene chiusa solo grazie all’avanzo, mentre la parte in conto capitale appare sproporzionata per un ente di queste dimensioni e regge su avanzo e FPV.
Partiamo da un presupposto. In sede di riaccertamento, oltre al fatto che nell’elenco dei residui attivi da riportare compaiono ancora importi che risalgono addirittura al 2014, sono stati cancellati 53.000 euro relativi alle spese per la provvista di acqua, relative a bollette imputate negli anni 2018-2022 e dichiarate “insussistenti”. L’operazione azzera completamente il capitolo, come se all’improvviso fosse scomparso il fabbisogno idrico degli edifici comunali e delle fontane pubbliche. Se da un lato può trattarsi di somme già pagate o mai dovute, dall’altro la cancellazione in blocco e senza una motivazione puntuale lascia aperto il dubbio che il riaccertamento sia stato utilizzato come leva straordinaria di pulizia contabile, con effetti migliorativi sul risultato ma senza chiarire le reali ragioni di un’eliminazione così rilevante e atipica.
Il punto di partenza è il rendiconto 2024: risultato di amministrazione positivo pari a 1.178.863,43 euro, con una parte accantonata di 653.558,85 (di cui FCDE 536.528,18), parte vincolata 39.875,84 e quota libera disponibile pari a 485.428,74 euro. È su questa leva che l’ente imposta l’assestamento 2025, sia per la copertura delle maggiori esigenze correnti sia per la parte investimenti. La relazione tecnico-finanziaria ricorda anche che il pareggio del bilancio previsionale era stato garantito, tra l’altro, tramite riduzione di spese correnti, recupero evasione, aumento dei livelli di copertura dei servizi a domanda e – tema sensibile – utilizzo degli oneri di urbanizzazione per spese correnti ai sensi dell’art. 1, comma 460, L. 232/2016. Tutti elementi legittimi, ma che segnalano già una struttura di entrata corrente non pienamente autosufficiente.
Guardando alle entrate dell’assestato 2025, i titoli I-III (tributarie, trasferimenti, extratributarie) raggiungono 3.099.826,50 euro. Sul lato “una tantum” si registra l’applicazione di avanzo per complessivi 505.428,74 euro. In parallelo, i titoli 4-6 portano in bilancio ben 18.036.350,66 euro di entrate in conto capitale e 800.000,00 euro di accensione di prestiti (non poi concretizzati), cui si sommano partite di giro e anticipazioni (queste ultime autorizzate per 600.000,00 ma non richieste). È un bilancio dove la parte capitale pesa moltissimo in proporzione alla corrente.
Sul versante della spesa, quella corrente assestata vale 3.044.973,24 euro, con un incremento netto consistente rispetto alle previsioni iniziali e con un FCDE iscritto a bilancio di 349.570,16 euro; la quota capitale del debito è pari a 182.681,89 euro. La delibera registra inoltre un adeguamento del FCDE per +6.710,36 euro e la costituzione del “Fondo obiettivi di finanza pubblica” per 14.970,00.
È sulla parte corrente che si vede la fragilità. Il prospetto degli equilibri mostra che, a legislazione contabile vigente, la somma finale G (entrate correnti meno spese correnti, meno quota capitale dei mutui e meno recupero disavanzo) è negativa per 146.468,44 euro. La differenza è colmata integralmente con avanzo di amministrazione applicato alla spesa corrente per pari importo, così da riportare a zero l’equilibrio di parte corrente “O”. Si tratta di un riequilibrio formalmente corretto, ma sostanzialmente fondato su risorse non ripetitive; se isoliamo l’effetto del recupero del disavanzo pregresso (18.639,81), la forbice strutturale tra entrate correnti e il combinato disposto di spese correnti e servizio del debito rimane comunque intorno a 128 mila euro. In altri termini, senza avanzo il bilancio non sta in piedi.
La qualità del gettito è un altro snodo. Con un FCDE a 349.570,16 euro, l’accantonamento assorbe circa l’11,3% delle entrate correnti: percentuali non anomale in assoluto, ma rivelatrici di un rischio di esigibilità non trascurabile, coerente con la fotografia dei residui. Sul fronte residui, infatti, gli attivi accertati ammontano a 3.631.944,36 euro, di cui da riscuotere 2.230.181,03, mentre i passivi impegnati sono 4.541.762,56, con da pagare per 2.379.568,77. È una massa significativa rispetto alla dimensione dell’ente e implica che buona parte dell’equilibrio di cassa presunto dipenda da performance di riscossione non banali da centrare entro l’esercizio.
La gestione di cassa, al taglio del 16 luglio, è positiva: fondo cassa 557.956,46 euro, anticipazione di tesoreria disponibile per 600.000,00 ma non utilizzata, e un fondo cassa finale presunto di 973.705,61 euro; è stanziato e disponibile anche un fondo di riserva di cassa pari a 20.847,54 euro.
La parte in conto capitale appare sproporzionata rispetto alla dimensione del Comune: vengono infatti registrate spese per 19.417.332,95 euro a fronte di entrate di titoli 4-6 pari a 18.836.350,66 euro. In realtà, però, la capacità di spesa effettiva si riduce a circa 1,6 milioni, segno evidente che buona parte di quelle cifre corrisponde a progettazioni prive di reale copertura finanziaria. Si tratta del cosiddetto “libro dei sogni”, che gonfia il bilancio con opere formalmente previste ma prive delle risorse necessarie a realizzarle. L’equilibrio di parte capitale “Z” risulta chiuso grazie a due leve – avanzo applicato agli investimenti per 358.960,30 euro e fondo pluriennale vincolato per 222.021,99 euro – ma il nodo rimane: la legge, infatti, vieta di inserire nel piano triennale delle opere pubbliche e nel bilancio di previsione risorse che non entreranno mai. La conseguenza è che il quadro contabile restituisce numeri imponenti solo sulla carta, mentre la vera capacità di investimento resta molto più contenuta, con l’effetto di alimentare un disallineamento tra programmazione e realtà gestionale.
Un ulteriore elemento riguarda l’applicazione dell’avanzo: nel 2025 ammonta complessivamente a 505.428,74 euro, di cui 146.468,44 euro sulla parte corrente e 358.960,30 euro sugli investimenti. A fronte di una quota libera disponibile al 31 dicembre 2024 pari a 485.428,74 euro, ciò significa che l’intera quota libera è stata integralmente assorbita.
In sintesi critica, il bilancio assestato 2025 raggiunge il pareggio secondo le regole e centra anche il prospetto dell’equilibrio “w2” in termini conoscitivi, riportato a +106.048,53 euro, ma il cuore dell’equilibrio economico-finanziario resta affidato a fattori non ripetitivi: 146.468,44 euro di parte corrente coperti con avanzo, 358.960,30 euro di avanzo sugli investimenti e 222.021,99 euro di FPV per chiudere la partita capitale. È significativo che il mutuo da 800.000 euro, inizialmente previsto per completare la tribuna del campo sportivo, non sia stato attivato: resta solo come posta iscritta in bilancio, mentre il Comune ha già contratto circa 1,2 milioni di euro di mutui per il pallone. La scelta di privilegiare ancora il calcio rispetto ad altri settori, come la cultura, che restano in secondo piano, appare discutibile. Ne esce un equilibrio formalmente saldo ma sostanzialmente fragile: regge nel 2025 grazie a leve straordinarie e a una gestione prudente della liquidità, ma conferma la necessità di politiche strutturali sulle entrate e sulla qualità della spesa per ridurre la dipendenza dall’avanzo e da strumenti non ripetitivi, oltre a una riflessione più ampia sulle priorità di investimento di un Comune di queste dimensioni.
Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 29.09.2025
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