La vicenda dell’impianto fotovoltaico è stato indubbiamente uno dei miei più grandi successi, poi tramutati in una delle più grandi delusioni, seconda forse alla Segen chiamata a restituire ben più dei 65 mila euro pari all’asserito utile di impresa (limitato agli ultimi 5 anni invece di 10 e relativo solo ai costi del servizio fornito e non sull’intero fatturato), oltre a parte degli interessi non esigibili.
Cerco di fare un sunto della storia, ricordando che ne avevo parlato ben 5 anni fa.
Il tutto inizia con la delibera di consiglio n. 51 del 19.12.2009 nella quale l’amministrazione dichiarava “che intende procedere con la concessione della progettazione, realizzazione e gestione degli impianti fotovoltaici da posizionare su terreni di proprietà comunale coinvolgendo soggetti privati che possano autofinanziarsi, usufruendo degli incentivi del “Conto Energia” nonché permettere all’Amministrazione Comunale di ottenere un abbattimento dei costi di energia per le utenze degli edifici pubblici di proprietà dell’Ente”.
Nel marzo 2010 viene emesso un bando pubblico, su base di un progetto preliminare, per la concessione dei suoli nella disponibilità comunale (gli edifici vengono eliminati), dietro un corrispettivo di 43 mila euro per MWp istallato, con un minimo di 3GWh/anno.
Il Comune individua 2 particelle principali. La prima foglio 8 particella 224 di 4,7 ettari sulla quale istallare 2,175 MWp di pannelli, la seconda,eventuale, da realizzarsi sulla particella 357 di 1,8 ettari sulla quale realizzare un ulteriore MWp per un totale complessivo di 3,175 MWp.
Partecipano due imprese e si aggiudica l’affidamento, con determina 29 dell’11.05.2010, l’Ansaldo T&D che offre 43.100 euro per MWp installato, per complessivi 2,2 MWp da realizzare sulla sola particella 224. Non sarà l’offerta più conveniente a livello economico visto che l’altra offrirà 45.300 euro per MWp, ma l’Ansaldo otterrà un maggior punteggio con l’offerta tecnica che prevede oltre a pannelli con rendita più elevata rispetto all’altro concorrente, un crono-programma lavorativo di 20 settimane (contro le 34 di Ghella), che si conclude con il collaudo dell’impianto, a fronte dei 21 mesi offerti dall’altra partecipante.
Nel capitolato d’appalto si riportava testualmente “Il Concessionario dovrà presentare un progetto definitivo/esecutivo, con analitica individuazione delle aree e dell’impianto, entro 30 (trenta) giorni solari dalla data di ricezione della comunicazione di aggiudicazione definitiva”, si prevedeva “Il termine perentorio per ultimare i lavori e le installazioni di tutti gli impianti fotovoltaici di cui al progetto esecutivo è fissata in 18 (diciotto) mesi consecutivi a partire dalla data della stipula della Contratto, con obbligo di realizzare almeno il 50% dell’impianto nei primi 9 mesi.”, mentre per il collaudo era previsto che “deve essere rilevabile da specifico verbale redatto da tecnico abilitato nominato dal Comune. Le competenze tecniche del suddetto professionista sono a carico del Concessionario”, e sebbene prevedeva che “la stipula degli accordi contrattuali dovrà aver luogo entro il termine fissato dall’Ente a seguito della presentazione del progetto definitivo/esecutivo e comunque non oltre i successivi 30 giorni consecutivi”, il contratto verrà sottoscritto il 15 maggio 2010, 4 giorni dopo l’aggiudicazione.
Il contratto ridefinisce le condizioni, ma non può stravolgere la gara. L’impianto sarà realizzato in base alle caratteristiche individuate dall’Allegato A con una potenza di 2,2 MWp, sui terreni identificati nell’Allegato B in disponibilità del Comune, in particolare le particelle 224, 225, 420, 421 e 422, secondo il crono-programma Allegato C. Tale crono-programma “sarà vincolante per il Concessionario e contiene l’indicazione delle attività previste, dei tempi di costruzione, di montaggio, del collaudo e di entrata in esecuzione dell’impianto”.
Si prevedono quindi apposite penali “fatto salvo quanto diversamente previsto nel presente contratto, allorché il Concessionario non rispettasse le tempistiche previste per l’ultimazione dell’Impianto ai sensi dell’Allegato C di un termine superiore a 10 (dieci) giorni lavorativi, sarà tenuto a corrispondere al Concedente – a titolo di penale – una somma pari ad Euro 5.000 (cinquemila/00) per intera settimana di ritardo, salvo il maggior danno”.
L’allegato C, a differenza di quello presentato da Ghella, molto più dettagliato (prevedeva 3 fasi per complessivi 538 giorni, 212gg per la progettazione, 240gg per i lavori e 86gg per la concessione dell’incentivo), quello dell’Ansaldo prevedeva 20 settimane (140gg) per la realizzazione dell’opera, dalla realizzazione della strada di accesso, al collaudo finale.
Le tempistiche sono chiare, +30 giorni dopo l’aggiudicazione dell’appalto doveva essere redatto il progetto definitivo/esecutivo, +30 giorni dopo il progetto definitivo/esecutivo doveva essere redatto il contratto mentre l’ultimazione dei lavori era prevista entro 18 mesi dalla stipula del contratto.
L’aggiudicazione definitiva avviene in data 11.05.2010.
Il 15.05.2010 si stipula il contratto.
Il 17.01.2011 viene presentato il progetto definitivo (221 gg dopo l’aggiudicazione). Tuttavia l’impianto passa da 2,1758 MW a 2,0064 perché cambia la tipologia dei pannelli fotovoltaici che hanno minore efficienza (uno dei parametri che aveva permesso all’Ansaldo di ottenere l’affidamento). Per entrambi gli aspetti il comune non solleva, stranamente, obiezioni.
A febbraio 2011 si ottengono le autorizzazioni paesaggistiche e unica.
Nell’ottobre 2011 viene aggiornato il progetto definitivo (sono passati 491 gg dall’aggiudicazione).
Nel dicembre 2011 il Comune di Celano indice la stessa gara ponendo a base un importo pari a 148.391,01 euro a MW (3,44 volte superiore a Balsorano).
E qui sorge il primo serio problema, sottolineato anche dal consulente legale “Non si conoscono le ragioni per cui l’Amministrazione abbia ritenuto, nonostante i notevoli ritardi della Ansaldo T&D in fase di progettazione e realizzazione dell’Impianto, di proseguire il rapporto contrattuale con tale Società e di non risolvere il contratto per grave inadempimento ex art. 1453 c.c. come previsto dall’art. 18 della Convenzione”. Io ancora oggi non sono riuscito a trovare una spiegazione anche in considerazione delle richieste avanzate dal Comune di Celano che erano 3,44 volte superiore a quelle di Balsorano.
Il 13.02.2012 viene presentato il progetto esecutivo (613 gg di ritardo).
Il 29.05.2012 si presenta dichiarazione di inizio lavori, oltre due anni dopo l’aggiudicazione e il contratto.
Il 18.08.2012 con delibera n.21 del Consiglio Comunale, si delibera la cessione gratuita delle particelle 357 e 358, ma si specifica “trattasi di ulteriori particelle in cui non si sono realizzate nuove opere per cui non è configurabile un ampliamento dell’opera originaria e quindi una eventuale difformità…”
Il 22.11.2012, si dichiara l’ultimazione dei lavori.
Passeranno anni di silenzio fino al cambio di amministrazione, periodo che coincide con l’entrata a gamba tesa di Balsorano Energia, esattamente come fece la Segen con il decreto ingiuntivo, poi ritirato (che dovrebbe essere d’esempio sulla validità delle pretese).
Tutto nasce dalle le condizioni economiche del contratto, il quale oltre a prevedere un introito di 43.100 euro per MWp istallato sui terreni individuati dall’Allegato A, prevede che “Le parti concordano che limitatamente ai primi 24 mesi di entrata in servizio rispettivamente dell’impianto A, un importo pari al 100% dell’IVA eventualmente dovuta sulle somme spettanti al Concessionario (Balsorano Energia) e dovute dal Concedente (Comune di Balsorano) ai sensi del presente articolo, potrà essere versato dal Concedente al Concessionario anticipatamente. e successivamente alla richiesta annuale di rimborso IVA presentata dal Concedente, ma comunque non oltre il termine ultimi di 48 mesi dall’entrata in esercizio dell’Impianto A”.
Sostanzialmente poteva essere considerata un’anticipazione di cassa relativa ai primi 2 anni di incentivi, limitati all’IVA, da restituire nei successivi 2 anni.
Si scoprirà invero che il comune utilizzerà questa facoltà nei primi 2 anni ma poi, per problemi di cassa, deciderà di non restituirla al Concessionario.
Io ricordo nettamente tutta la trafila. L’amministratrice con la sua borsetta firmata, il responsabile e il legale. Tutti con la pretesa di incassare i 112.859,00 euro di titolo di credito IVA, oltre interessi, dietro minacce legali.
Poi ad un certo tratto, nel luglio del 2018 riesco ad avere copia del contratto con Balsorano energia (che mi era stato tenuto nascosto per un bel pezzo) e inizio a studiare tutta la pratica.
Seguiranno riunioni con Balsorano Energia, dove la società intimava continuamente di voler incassare il dovuto ma il 23.11.2019 scrivevo al gruppo “la situazione con Balsorano Energia sembra ribaltarsi. A questo punto non temo neanche un decreto ingiuntivo. Avrà gli stessi effetti che ha avuto il decreto ingiuntivo Segen”.
Per me la situazione era ormai chiara. Rimandavo al mittente sia l’offerta di rateizzazione di 7 anni senza interessi, sia la successiva offerta di allungare di 5 anni la concessione, che “alcuni” avrebbero accettato anche se sarebbe stato illegale, in cambio della rinuncia di Balsorano Energia dell’IVA, 112 mila euro, compensata con i ricavi di 5 ulteriori anni di produzione di energia elettrica (che secondo le loro stime sarebbero stati pari a 160 mila euro annuali ovvero ad un introito di circa 800 mila euro).
Ma ormai non avevo nessun timore che Balsorano Energia potesse fare alcun passo senza essere stroncata di netto. Come non ho alcun timore della causa che mi vede opposto al combinato disposto Segen/Balsorano.
Così si arriva al 2 maggio 2020 con un accordo rettificato in consiglio comunale, con l’unico voto contrario, il mio.
Balsorano Energia, “stranamente”, rinunciava ai crediti IVA e “al Comune riconosce, a saldo e stralcio di ogni possibile pretesa economica da parte del Comune, l’importo complessivo di € 60.000,00 a titolo di indennizzo jn favore di quest’ultimo, da corrispondere in tre rate annuali di importo pari ad € 20.000,00 cad. alle seguenti scadenze: 30.06.2020, 30.06.2021, 30.06.2022”.
Si era passati da un debito di 112.859,00 euro oltre iva ad un credito di 60 mila euro, come da Delibera di Consiglio Comunale n. 13 del 02.05.2020 relativa all’accordo transattivo tra il Comune di Balsorano e la Società Balsorano Energia S.r.l..
Strano vero? Sembrava una vittoria, invece per me era una sconfitta su tutta la linea.
Vi rimando a domani per la seconda ed ultima parte …
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