Disguidi, silenzi e magie amministrative: cronaca tragicomica di un decreto ingiuntivo

Di 11 Aprile, 2025 0 0
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  C’è qualcosa di surreale – anzi, di epicamente grottesco – nelle dichiarazioni del sindaco e del segretario (rigorosamente con la s minuscola) sul famoso decreto ingiuntivo dell’Avv. Paolini, rilasciate in occasione dello scorso consiglio comunale, quello che ha approvato tra l’altro l’ennesimo aumento della TARI discusso dal presidente del consiglio, tornato dietro insistenza in diretta facebook (e si capisce perché siano sparite le dirette), già ragioniera in altro comune, ed ha voluto sottolineare che la tariffa “segue il costo del servizio … che ci sono sempre degli scostamenti di anno in anno, a volte più importati, a volte meno come in questo caso …… che è chiaro che l’amministrazione ha poca discrezione, certo si fa un controllo puntuale sui costi, soprattutto sui nostri costi, sui costi del gestoreperò di discrezionalità, ce n’è ben poca. Direi più che altro non c’è alcuna volontà di ridurre le pretese della Segen.

Partiamo dalle perle del sindaco “È un disguido di questa amministrazione … avevamo dato un incarico all’Avv. Paolini per una causa che non è andata neanche a buon fine Abbiamo ricostruito con gli uffici, ma la responsabilità di una sola persona non c’è e neanche nei confronti dell’amministrazionec’è stato un disguido tra gli ufficiuna mancata comunicazione del decreto ingiuntivo soprattutto perché non c’è stata la fattura da parte di questo avvocato … non c’è stato una comunicazione corretta tra i due uffici … ce ne siamo accorti con il decreto ingiuntivo che è arrivato a gennaio e che noi non potevamo assolutamente opporci … l’avvocato ha lavorato, l’incarico ce lo abbiamo dato noi, c’è stato un ritardo nel pagamento … quindi oggi attribuire le colpe a qualcuno, in particolare, non ce la sentiamo … l’errore c’è stato, un errore umano … che poi Paolini ha incaricato un altro avvocato, sinceramente queste comunicazioni non ci sono arrivate dirette … è mancata proprio questa comunicazione tra uffici …. non è il solito debito fuori bilancio è un po’ anomalopagheremo oggi circa 4000 euro in più“. Un capolavoro di logica insomma. Quando si dice arrampicarsi sugli specchi.

Ah beh, adesso si capisce, visto che la causa “non è andata a buon fine”, l’avvocato doveva pagare lui, magari con una lettera di scuse in allegato. E ovviamente il fatto che il Comune gli abbia dato un incarico perso in partenza è solo un dettaglio secondario. Se si fosse chiamato Roberto, che sicuramente il segretario conoscerà, sono sicuro che non avrebbe dovuto aspettare tanto, visto che da quello che mi risulta è stato addirittura liquidato prima della conclusione di una causa. Due pesi, due misure, come sempre.

E infatti il segretario rincara la dose “Questo avvocato non ha mai chiamato nessuno … non so chi lo ha proposto … sarà anche bravo non lo nego … ma si è comportato come un avvocato estraneo … non ha mai chiamato il sindaco, non ha mai chiamato il segretario nessuno lo conosce tra l’altronessuna comunicazione interlocutoria, ne quant’altro” … il resto non si comprende bene, come sempre.

Ma la verità come sempre è altra. Dichiarare che non ci siano state fatture sembra anomalo visto che di certo il Giudice di Pace può emettere un decreto ingiuntivo solo qualora ricorrano tre requisiti (art. 633 comma 1 c.p.c.), cioè qualora la somma richiesta sia: liquida, esigibile e fondata su prova scritta.

Ora un impegno di spesa non è di per sé “un’obbligazione giuridicamente perfetta” perché è un atto contabile interno della Pubblica Amministrazione con cui si riserva una somma per far fronte a un’obbligazione prevista (es. pagamento di un servizio o di una fornitura). Ma non è un contratto e non genera da solo un diritto di credito esigibile.

Restano o il contratto firmato (con relative condizioni) o le fatture accettate e non contestate.

Ma qualsiasi contratto non può che prevedere che la liquidazione di qualsiasi parcella, di acconto (non data nel caso di specie), di rimborso spese (non riconosciute nel caso di specie), etc non può avvenire prima che sia stata emessa e presentata la fattura elettronica, valida ai fini fiscali (comprensivi di accessori di legge: CPA 4% ed IVA 22%) ai sensi della L. 244/2007 art. 1, commi 209 e segg. (Legge Finanziaria 2008), secondo il formato redatto in conformità al D.M. n.55/2013.

Quindi l’incarico finisce, non si sa in che data. L’avvocato comunica l’esito della causa, che come dice il sindaco, “non è andata neanche a buon fine”, anche se non poteva essere una sorpresa, lo sapeva, come lo sapevano tutti dopo aver ricostruito le fatture e chiarito che il rimborso della Engie, piccolo particolare, era stato già versato negli anni precedenti, ma qualcuno ha convenientemente fatto finta di niente, ma oggi possiamo dire che “c’è stato un disguido tra gli uffici, l’errore c’è stato, un errore umano“.

Ma da come dicono in Consiglio Comunale, questo sconosciuto Avvocato, non presenta fatture, non chiama nessuno, non comunica niente, ma il 26 ottobre 2023, evidentemente si alza con il piede sbagliato, si presenta spontaneamente al Giudice di Pace e questo, a sto punto a fiducia, visto che non ci sono fatture, emette un decreto ingiuntivo in suo favore che viene notificato in comune il 31 ottobre 2023, nonostante il sindaco, dichiara che il decreto era arrivato a gennaio 2024 ed era quindi già inopponibile.

Quindi nonostante secondo il sindaco non ci siano fatture ovvero era privo di regolare “obbligazione”, quindi sottintende che questo decreto sia quantomeno illegittimo (come prassi viene emesso non esecutivo), decide di non costituirsi e quindi il 20 gennaio 2024 diventa esecutivo.

Poi a causa di un nuovo disguido tra uffici, ma non si citano neanche fossero 200 uffici, e un errore umano, tutti si dimenticano di questo decreto ingiuntivo arrivato ormai scaduto e nessuno fa niente di niente.

Passano altri sei mesi, e l’avvocato – che ancora nessuno conosce, ma che evidentemente esiste – è costretto a rivolgersi al TAR. E indovinate un po’? Il TAR condanna il Comune a pagare tutto, con interessi e spese. Data della sentenza? 20 gennaio 2025. Pagamento entro 30 giorni.

Quindi sì, alla fine si pagano “circa 4.000 euro in più“. Ma il sindaco lo dice con serenità: “Non è il solito debito fuori bilancio, è un po’ anomalo…”.

No, sindaco, non è anomalo. È un disastro amministrativo, condito da scaricabarile e nebbia contabile.

Ma tranquilli: nessuno ha colpe, è stato solo un “disguido“.

Di chi? Boh.

Troppi uffici, troppa gente. Di sicuro, mai del segretario, mai del responsabile, mai del vertice, mai di chi dovrebbe vigilare. Tanto a pagare, pagano i cittadini.

A questo punto, se ogni cosa può essere giustificata con un disguido o un errore umano, tanto vale togliere ogni riferimento ai debiti fuori bilancio ed ogni indennità, e su questa ce ne sarebbe tanto ancora da scrivere.

PS se volete i “responsabili”, questi non possono che essere l’ufficio ragioneria che doveva procedere alla liquidazione al termine dell’incarico e il segretario comunale che aveva anche il dovere di assicurare che gli atti necessari fossero adottati tempestivamente, soprattutto in caso di contenzioso legale (tra l’altro arrivato al TAR nonostante il decreto ingiuntivo rimasto nel cassetto).

Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 11.04.2025

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