La risposta a questa domanda è ovviamente NO.
Lo scorso 1° giugno avevo scritto un articolo, che trovate qui, segnalando quella che è a tutti gli effetti una truffa commessa dalla Segen S.p.A ai danni del Comune di Balsorano, o meglio di cittadini di Balsorano che pagano per il servizio rifiuti essendo questa spesa interamente coperta dalla tassazione locale (TARI), il tutto nell’assordante silenzio degli amministratori locali guidati da chi ieri diceva di non essere interessata a far pagare di meno i suoi cittadini e ne dimostra oggi, inequivocabilmente, la volontà di proseguire in quell’intento.
Si, sto usando un termine forte, una truffa (chiunque, con artifici o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno), ma non ne trovo altri per rappresentare gli eventi così come sono si sono verificati e certificati. In questo caso l’artificio sarebbe la fatturazione per servizi non resi, l’ingiusto profitto è addebitabile alla Segen mentre l’altrui danno è assentito ai cittadini di Balsorano. L’unico elemento che non quadra è il termine “inducendo taluno in errore” perché è valida solo se non si è consapevoli dei fatti, ma visto che a pagare è l’intera cittadinanza di Balsorano e tutte le attività locali, è evidente che la stragrande maggioranza non conosce che sta pagando dal 2020 un CDR realizzato solo nel 2023 e ad oggi ancora inoperativo.
Comunque sarebbe curioso se l’eterno Amministratore Unico della Segen S.p.A. aggiungesse questo articolo tra le prove documentali, ma mai mettere un freno alla provvidenza.
Ma facciamo un passo indietro.
Il 1° agosto 2020, con una relazione ex art. 34 redatta dalla Segen e non dagli uffici comunali, essendo identica a quelle proposte per lo stesso motivo da altri comuni (e non è difficile da dimostrare visto che la prima bozza riportava in molti tratti il Comune di Capistrello), si procedeva ad affidare il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento di R.S.U. per 10 anni dietro una giustificazione economica estremamente accondiscendente e sorretta da numeri opportunamente ritoccati e selezionati.
A differenza delle ultime disposizioni, non contratti visto che il primo redatto è datato dicembre 2018, il canone mensile non era più omnicomprensivo fisso ed invariabile (31.399,17 € oltre iva al 10%), ma prevedeva un canone mensile agganciato ai servizi resi, fisso ed invariante per tutta la durata dell’affidamento (10 anni, ad eccezione dell’adeguamento istat), pari a 23.427,50 €/annui oltre iva, ai quali aggiungere a consuntivo i costi per lo smaltimento del materiale non differenziabile e il costo degli ingombranti.
Ma non fatevi ingannare con i termini. Per fissi e invarianti si intende ovviamente in riferimento ai servizi fissi ed invarianti (con possibilità di aggiornamento dal terzo anno), di talché se i servizi sono ridotti, equamente ridotto dovrà essere il canone mensile, o meglio doveva. Nulla di più complicato.
Questo canone mensile è stato aumentato, come previsto nel contratto, nel totale silenzio degli amministratori, e nel 2022 è salito a 25.401,46 € (+8,43%) e ancora nel 2023 quando ha toccato i 26.285,58 € (+3,48%), con un 2024 che prevede quasi certamente un ulteriore aumento (ma ne parlerò prossimamente), e questo canone include oltre alla tradizionale raccolta porta a porta, il nuovo servizio di “spazzamento strade”, (con la sua frequenza assurda, che è nei fatti molto ridimensionata) e la “gestione amministrativa e tecnica del Centro di Raccolta, comprensivo dell’acquisto delle attrezzature idonee”.
Ed è incontrovertibile che per “Centro di Raccolta” si intende quello “destinatario di apposito finanziamento regionale per la realizzazione di un Centro di Raccolta (CDR) a supporto della Raccolta differenziata. Considerato che la progettazione è in fase avanzata e che è stata individuata una apposita area su cui realizzare il Centro di raccolta, la SEGEN SPA si rende disponibile, una volta terminati i lavori del CDR, a gestire il CDR per tutta la durata dell’affidazione secondo le seguenti condizioni” … presenza di personale per 3 giorni settimanali e fornitura del software e dei contenitori per il conferimento di pile/medicinali etc.
È altrettanto innegabile che ad oggi la Segen S.p.A. non abbia iniziato a gestire ed amministrare il CDR legittimandone quel canone, che anche senza prestazione è stato comunque e assurdamente, indicizzato e liquidato con l’aumento ISTAT previsto, liquidato per intero dal comune sistematicamente fin dall’agosto del 2020.
Ad oggi il centro di raccolta non è operativo e l’ultimo atto che lo riguarda è datato maggio 2023 e si riferisce al regolamento di gestione che è stato approvato sia dal Comune di Balsorano, sia dal Comune di S. Vincenzo V.R. che a rigor di logica dovrebbe pagare per la gestione dello stesso centro di raccolta un importo simile con simile decorrenza (vi renderò edotti appena avrò copia dei documenti che mi sono stati negati perché evidentemente sono documenti che vogliono tenere nascosti, costi quel che costi).
È altrettanto chiaro che il canone annuale, che è passato da 281.370,00 € oltre iva del 2020 a 315.427,00 € oltre iva nel 2023 (dopo indicizzazione annua), con un probabile aumento anche nel 2024, serva a coprire i servizi resi (e non resi a questo punto) ivi comprese “le spese generali, gli oneri accessori, le tasse e l’utile della società Gestore”, come previsto nella delibera di affidamento.
È pacifico che il comune, dal 1° agosto 2020 ad oggi (data di avvio anticipato del servizio che non corrisponde ovviamente alla data di stipula del contratto), ha liquidato le fatture “gonfiate” della Segen S.p.A., senza procedere a decurtare dal canone i servizi non resi, non parlo del servizio di spazzamento sistematicamente ridotto, ma della gestione amministrativa e tecnica del Centro di Raccolta. Forse si è fatto impressionare dall’invariabilità del canone perché onestamente non ho altre spiegazioni valide.
Alla data del 31.01.2024, la Segen ha fatturato il servizio all’interno del canone mensile e ha quindi ricevuto in più rispetto ai costi realmente sostenuti questi importi:
- 9.820,27 € (periodo 01.08.2020 – 31.12.2020);
- 23.427,45 € (anno 2021);
- 25.401,46 € (anno 2022 con indicizzazione annua);
- 26.285,58 € (anno 2023 con indicizzazione annua),
- 2.232,48 (anno 2024, solo mese gennaio),
per un totale di 87.167,24 € oltre iva al 10%, per complessive 95.883,96 €, che avrebbe dovuto generare per il Gestore un utile di eguale valore al quale applicare la relativa tassazione, non essendoci stata alcuna controprestazione.
A rigor di logica questi maggiori introiti dovrebbero essere visibili dentro il bilancio della Segen S.p.A., in particolare rinvenibili nell’utile d’impresa che invero è incapiente nonostante questi pagamenti ingiustificati. I bilanci della Segen S.p.A. infatti si chiudono a +6.736 € nel 2021 (lo 0,125% del fatturato che è stato pari a 5.376.964 €) e a + 10.724 € nel 2022 (lo 0,194% del fatturato che è stato pari a fatturato di 5.533.538 €). Difficile riuscire ad azzerare gli utili meglio di così, onestamente, ma l’esperienza in questo caso conta. Ma lo stesso discorso vale anche per le mancate consegne delle buste negli anni 2017 (bilancio chiuso a +3.076) e 2019 (bilancio chiuso a +9.754) che avrebbero dovuto generare un risparmio di circa 20 mila euro per ognuno dei due anni nei quali il servizio non è stato reso per “difficoltà logistiche” che hanno però riguardato, stranamente, solo il nostro comune.
È chiaro che quando il tuo obiettivo non è produrre utili, come volontà dei vari amministratori comunali, quelli che oggi con un’unica voce fanno ostruzionismo, tra i tanti motivi perché tassati (in realtà anche per non evidenziare i reali costi sostenuti e per soddisfare i vari loro desiderata), è altrettanto evidente che si può procedere a creare tutta una serie di fattori produttivi remunerati, quali servizi non essenziali, che richiamano assunzioni non essenziali (basti pensare che solo nel 2022 sono stati spesi per assunzioni temporanee, tramite varie agenzie interinali, oltre 320 mila euro, il che porta a pensare che ci sono grosso modo una 20 di dipendenti interinali “politicizzati”, 2 per ogni comune socio).
Comunque è questa “truffa” che dimostra una delle più grandi falsità che l’eterno Amministratore Unico ha sempre dichiarato nei canali ufficiali ovvero il servizio “al costo” o se preferite “senza utili d’impresa”, mentre informalmente dichiarava che gli utili c’erano e che per il nostro comune ammontavano a circa 50 mila euro l’anno (riferito all’affidamento del 2018), ma che venivano riassorbiti nel bilancio controbilanciandoli con altre spese “di favore”, somma che sarebbe venuta fuori se si sarebbe proceduto ad un affidamento con gara pubblica alle medesime condizioni, cosa che aveva chiesto di evitare per poi essere regolarmente accontentato.
Per dimostrare questi importi, sarebbe bastato mettere a gara il servizio o procedere in autonomia a quantificare i costi reali, sulla falsa riga di quei impresari locali che, contattati nel 2018 direttamente dal sindaco e dall’assessore, avevano dichiarato di poter offrire, in caso di gara pubblica, un ribasso abbastanza sostanzioso pur prevedendone un utile d’impresa.
Comunque indipendentemente dall’utilizzo degli importi “gonfiati” e regolarmente fatturati, quello che si evidenzia in tutta questa squallida vicenda è l’emissione di fatture “false”, perché erogate dietro operazioni oggettivamente inesistenti.
La fattispecie è un reato previsto dall’art. 8 del D.Lgs 74/2000, aggiornato con la Legge n. 157/2019, che incrimina chiunque emetta o rilasci fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, trovandone applicazione qualunque sia l’ammontare dell’imposta evasa. Tra l’altro perché si configuri il reato è sufficiente la mera emissione del documento.
È infatti ineluttabile che, in considerazione della delibera di affidamento che prevede che “Il suddetto canone comprende, oltre a tutte le spese dirette o indirette … le tasse e l’utile della società Gestore”, la mancata erogazione del servizio e la contestuale emissione della fattura ha comportato un utile di impresa pari all’importo delle fatture emesse riferite al servizio non reso e la contestuale evasione delle imposte sui redditi d’impresa e/o sul valore aggiunto, che ammonta alla data del 31.01.2024 a 95.883,96 euro.
È numerosa la giurisprudenza in materia. Cito alcune sentenze tutte riferite all’articolo 8 del Dlgs 74/2000:
- “… è norma che incrimina la falsità ideologica e non quella materiale della fattura e punisce, con espressione inequivoca, chi ‘emette o rilascia’ fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; la condotta vietata va, dunque, riferita al documento ‘fattura’ come qualificato dal D.P.R. n. 633 del 1972, art. 21, o agli ‘altri documenti’ cui si riferisce la norma in esame… ” (cfr Cassazione con la sentenza n. 35623 del 29 agosto 2016.)
- “Il delitto di emissione di fatture per operazioni inesistenti di cui all’art. 8, dlgs. n. 74 del 2000 ha natura di reato di pericolo o di mera condotta (Sez. Un. n. 1235 del 28/10/2010), per la cui sussistenza non è nemmeno necessario che le fatture siano annotate nella contabilità del destinatario il quale, in astratto, potrebbe anche decidere di non avvalersene. Le fatture per operazioni inesistenti sono tossine la cui circolazione il legislatore ha inteso reprimere sin dalla loro emissione, quando finalizzata a consentire a terzi l’evasione di imposta. Non importa il loro destino, strutturalmente estraneo alla fattispecie che si disinteressa volutamente dell’effettivo conseguimento del fine evasivo; è sufficiente che tale fine sussista (e, pertanto, qualifichi l’azione) al momento iniziale dell’emissione perché si determini la reazione repressiva, non essendo richiesta, a tal fine, la successiva utilizzazione del documento. Ne consegue che, ai fini dell’integrazione del dolo specifico del reato, non è richiesto che l’autore della condotta si rappresenti il danno arrecato all’Erario che, in ipotesi, potrebbe anche mancare in caso di mancata utilizzazione delle fatture. È necessario e sufficiente il fine di consentire a terzi l’evasione di imposta e dunque il potenziale pericolo dell’altrui utilizzo a fini evasivi del documento fiscalmente rilevante“. cfr Sentenza della Corte di Cassazione, la n. 42892 del 20 settembre 2017.
Lungi da me ovviamente fare ogni considerazione su reati ascrivibili e qui solo ipoteticamente individuati, ma resta incontrovertibile il fatto che nonostante l’inoperatività ad oggi del Centro di Raccolta di Balsorano e San Vincenzo V.R., completato solo nel maggio del 2023, questo non ha impedito alla Segen S.p.A. di emettere fatture fin dall’agosto del 2020, come se quest’ultimo fosse pienamente operativo da quella data, arrivando addirittura ad adeguarne il canone, regolarmente liquidato, seguendo l’indice ISTAT.
Non aspettatevi post sulla pagina del Comune di Balsorano, che si alterna tra attacchi personali e pura apparenza, come la recente visita dal papa pagata e organizzata da un’associazione famosa per essere proprietaria di una centrale di committenza non riconosciuta dall’ANAC ma tranquillamente utilizzata dal comune, che oltre ad avere un costo annuale (quella statale è gratuita), pretende per ogni gara l’1% dell’importo contrattuale, il cd. agio, nonostante sia illegittimo porre a carico dell’impresa che si aggiudica un appalto i costi connessi ai servizi di committenza.
Comunque questa volta il silenzio è probabilmente la via migliore, almeno per esprimere quel senso di vergogna che in realtà non hanno.
Mi raccomando, alle prossime elezioni votate chi guarda più al suo orticello che al bene dell’intera popolazione che aveva giurato di rappresentare al meglio, dimostrandosi invece peggio di chi l’aveva preceduta.
PS. Ho lasciato un contatore sulla sidebar di sinistra. Si aggiorna giorno dopo giorno evidenziando la “furbata” della Segen. Ovviamente non conoscendo gli atti, questa potrebbe essere stata interrota, ma sicuro, ancora a gennaio 2024 l’importo comprende anche la gestione amministrativa e tecnica del centro di raccolta.
Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 01.02.2024 alle ore 07:45
Dopo che non è stato difficile dimostrare che la Segen ha fatturato servizi non resi per quasi 100 mila euro, nel silenzio omertoso, imbarazzante e vergognoso degli amministratori, quelli competenti, costi che si sono sobbarcati tutti i cittadini e le imprese di Balsorano,
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