E mentre si resta in attesa di conoscere l’esito del tentativo di estromettere un consigliere di minoranza, leggo con attenzione l’articolo del quotidiano “il centro” (che trovate qui) riguardante l’interrogazione che la minoranza ha posto al Sindaco di Capistrello in riferimento al ruolo ricoperto dal segretario Dott. Cesidio Falcone, condannato ormai in via definitiva dalla Corte dei conti.
Infatti i consiglieri di minoranza hanno chiesto al Sindaco Ciciotti di “sollevare il segretario comunale dall’incarico di RPCT (Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza)”, il che già scritto così è una barzelletta visto che di trasparenza non c’è mai stata traccia e per quanto riguarda la corruzione, intesa come onestà, integrità morale e rettitudine, ha dato l’esempio peggiore.
La cosa più grave è che nel nostro comune il Segretario Falcone non ricopre solo il ruolo di RPCT, ma anche di responsabile del servizio economico-finanziario, oltreché dell’ufficio tributi.
Per chi vuole leggere la vicenda che ha visto sempre condannato il segretario da parte della Corte dei conti, può leggere il primo articolo qui https://www.balsorano.org/2021/03/dimmi-con-chi-vai-e-ti-diro-chi-sei/ e più recentemente qui https://www.balsorano.org/2022/06/una-sentenza-di-condanna-praticamente-definitiva-segretario-falcone.
Ma vorrei ricordare le frasi del segretario pronunciate a cavallo delle due sentenze, “È tutto in regola, lo stabilisce anche una sentenza del tribunale civile sugli stessi fatti”, con l’ormai famosa frase conclusiva “la vicenda è tutt’altro che definita dovendo attendere le fasi dei successivi gradi e dovendo tutelare la dignità propria e della categoria alla quale appartiene“ (vedi articolo del centro https://www.ilcentro.it/l-aquila/falcone-condannato-a-risarcire-lui-si-difende-%C3%A8-tutto-in-regola-1.2466138), come è giusto ricordare l’assoluta fiducia riposta in questa persona dall’amministrazione comunale (e stendo un velo pietoso), per non parlare di un suo collega e del suo diretto superiore che hanno voluto difendere quest’uomo caduto nella sventura di dover restituire i soldi che illecitamente ha riscosso.
Ma chi stabilisce le regole sull’incompatibilità degli incarichi, in particolare del ruolo di RPTC?
L’Anac, ovvero l’Autorità nazionale anticorruzione, un’autorità amministrativa indipendente italiana con compiti di prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione italiana, attuazione della trasparenza e vigilanza sui contratti pubblici.
Ebbene estraggo due dei punti relativi all’incompatibilità nel ruolo di RPTC:
- Quesito 2.1. Quali sono i principali requisiti soggettivi necessari per la nomina a Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT)?
È necessario che il RPCT sia selezionato tra quei soggetti che abbiano dato dimostrazione nel tempo di comportamento integerrimo e non siano stati destinatari di provvedimenti giudiziali di condanna, né di provvedimenti disciplinari. - Quesito 2.4. Può un soggetto nei confronti del quale sono state emesse condanne erariali ricoprire l’incarico di responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT)?
Il soggetto condannato per danno erariale da parte della Corte dei Conti per condotte dolose, con sentenza anche non definitiva, non può essere nominato RPCT.
La condanna per condotte dolose rileva anche per la permanenza in carica del RPCT.
Diversamente, le fattispecie di condanna per colpa grave si prestano a valutazioni diversificate, da effettuarsi di volta in volta e caso per caso. In tali ipotesi, spetta quindi all’amministrazione o all’ente valutare se la condotta tenuta incida sull’immagine di imparzialità dell’amministrazione e se il profilo della gravità della colpa possa dirsi integrato.
La scelta in merito alla gravità del pregiudizio determinato da sentenze di condanna del giudice contabile, sia che presentino o meno i caratteri della irrevocabilità/definitività, dovrà in ogni caso essere motivata dalle ragioni di fatto e di diritto a base della scelta effettuata.
Ora in presenza di condanna anche non definitiva (ma qui è ormai definitiva), da parte della Corte dei conti, l’amministrazione aveva l’obbligo di revocare l’incarico e quindi di non procedere ad alcun rinnovo, in ossequio alla legge 7 agosto 2015, n. 124 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche”.
Tra l’altro il rinnovo di una carica così importante, avrebbe dovuto comportare la comunicazione da parte del soggetto (Dott. Falcone Cesidio) di un’auto-dichiarazione nella quale egli stesso avrebbe dovuto comunicare la sussistenza del requisito della condotta integerrima, cosa che dubbito abbia fatto a meno che abbia proceduto ad una falsa dichiarazione.
Ma la domanda che oggi uno si pone, soprattutto in riferimento alla moralità che alcuni consiglieri sventolano in pubblico, è … perché non si è sollevato il problema dell’incompatibilità del Segretario Falcone nelle vesti di RPCT ovvero Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza?
Voglio riportare le parole pronunciate nel consiglio comunale del 19 luglio scorso da parte dell’assessore Fantauzzi, che forse non ha ben inteso che siamo in una Repubblica dove i rappresentanti politici possono essere soggetti a critiche e non possono in alcun modo intimare il silenzio soprattutto se sotto forma di minacce, “di fronte ad una nota ufficiale presentata ai consiglieri nella quale viene contestata una presunta incompatibilità, noi dovremmo chiudere gli occhi? …. Il consiglio comunale deve dare l’esempio di correttezza e rispetto delle regole… è una questione di principio e morale“.
Visto che l’incompatibilità è ormai storica (ha superato ormai i due anni visto che decorre dalla data della prima sentenza 13/07/2020 anche se non era ancora definitiva) e dimostrata dalla stessa Anac (che ha trattato un caso simile chiedendo la revoca dell’incarico), ho il forte dubbio che qualcuno, o più di qualcuno, abbia/abbiano negli anni chiuso non uno ma entrambi gli oggi e che quando si tratta di correttezza, rispetto delle regole e di moralità, questa è molto malleabile.
La verità e che qui c’è poco da interpretare visto che il garante, colui che dovrebbe dare l’esempio, è la stessa persona che si è macchiata di uno dei crimini più orrendi all’interno di un amministrazione pubblica, e non si può non sottolineare il grave silenzio da parte degli amministratori, che in questo caso hanno deciso di non sollevare alcun problema di incompatibilità.
Comunque mentre scrivevo queste ultime parole, mi è venuta alla mente la frase di Giovanni Giolitti, “per i nemici la legge si applica, per gli amici si interpreta”.
Resta il fatto che questo personaggio, ovvero colui che dovrebbe garantire la legalità dell’azione amministrativa, nonostante abbia dato prova di produrre illeciti amministrativi e contabili (certificati dalla Corte dei conti) e che non sembra aver smesso di produrre altri illeciti amministrativi (basta vedere i bandi dei concorsi pubblici), ancora oggi gestisce liberamente centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici con il beneplacido degli amministratori.
Io sono sempre dell’idea che è un vantaggio reciproco, ma voglio fermarmi qui.
Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea in data 04/08/2022 alle ore 07:15.
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