L’altra sera leggevo questo articolo.
È il primo atto della nuova amministrazione in termini di bilancio consuntivo, ed è quello giusto.
Sistemare i conti e ripartire con l’obiettivo di recuperare i mancati introiti nel rispetto delle regole ed ai principi di legalità ed equità fiscale. Tutti devono concorrere a pagare le spese per i servizi che il Comune eroga.
Spiace però rilevare che ciò che abbiamo iniziato nel 2017, con tanto entusiasmo, è svanito nel 2019 per le ottuse decisioni del sindaco spalleggiata dal sempre più uomo jolly del segretario comunale, prese senza aver la minima idea di cosa stesse facendo, per poi aggravare la situazione quando lo ha compreso ma non ha fatto nulla.
Bisognava avere il coraggio di dichiarare che la situazione non era rose e fiori come appariva e di ripartire di conseguenza.
Ma cosa aspettarsi da chi in opposizione non è riuscita a capire il grave errore commesso nei bilanci di rendiconto della precedente amministrazione, forse involontari visto che le norme erano novative. Non è ovviamente per denigrare, ma tutti hanno limiti, e c’è chi si ferma prima e chi si ferma dopo.
La soluzione più semplice, dal 2019 in poi, soprattutto con l’ingresso del più che competente segretario comunale, è stata quella di continuare a falsare il bilancio pur di avere la possibilità di spendere fino all’ultimo centesimo di un bilancio sempre più povero, avendo l’accortezza però di alzare tutte le tasse locali.
Tra l’altro credo che siamo uno dei pochi comuni che, riconosciuto un disavanzo di bilancio, è riuscito a coprirlo con un mutuo della Cassa depositi e Prestiti.
Ma la cosa più grave è che nonostante negli ultimi anni lo Stato abbia versato al comune qualcosa come 142 mila euro in più di trasferimenti (da 629 a 771 mila euro), nonostante a seguito del pensionamento di alcuni dipendenti oggi spenda qualcosa come 135 mila euro in meno (da 451 mila a 315 mila), ovvero maggiori incassi/minori spese per almeno 270 mila euro, l’Amministrazione Buffone & C. è riuscita a riconoscere, tra le decine di agevolazioni che il governo ha permesso agli enti locali, una sola relativa alle aree edificabili ricadenti della zona a rischio idrogeologico R4 (tra l’altro limitata a Ridotti), per un risparmio per i cittadini, da loro stessi calcolato, in 10.800 euro, su un entrata che loro stimano in 550 mila euro. Ovvero uno sconto “mostruoso” pari al 1% delle tasse.
Ma per non lasciare niente di intentato, nello stesso periodo nonostante i 270 mila euro in più da spendere in bilancio, ha deciso di alzare le tasse di 120 mila euro, ovvero 60 mila per il doppio adeguamento IRPEF (aliquota e eliminazione soglia di esenzione) e ulteriori 60 mila previste come maggiore entrate IMU+TASI in parte dovute alla mancata conferma della detrazione di 50 euro della TASI.
I numeri sono numeri, e la matematica non è un’opinione
- Maggiori entrate e minori spese per 270 mila euro;
- Risparmi riconosciuti ai cittadini pari a 11 mila euro (1% delle tasse);
- Aumento dei costi della TARI (rifiuti) fino al 15,4%;
- Aumento delle tasse per 120 mila euro (IRPEF e IMU);
- Debito salito da 3,2 a 4,2 milioni di euro;
- Aumento del debito in mutui annuale da 85 mila a 172 mila euro.
Ma i paragoni sono quelli che oggi permettono di comprendere il disastro che ci lascia questa amministrazione, dietro diretta volontà di chi, comunque, ha portato il sottoscritto alle dimissioni.
L’articolo che ho letto ieri sera è utile allo scopo.
Il Comune di Sora aveva al 31/12/2019 residui attivi (soldi da incassare) pari a 29,4 milioni di euro di cui 13,6 milioni di euro provenienti dal Titolo 1 (entrate tributarie, IMU+TASI+TARI+IRPEF+TOSAP+COSAP) e solo 120 € dal Titolo 3 (entrate extra tributarie).
Il suo FCDE a rendiconto ammonta addirittura a oltre 15 milioni di euro (a copertura integrale dei residui attivi provenienti dal Titolo 1) e il bilancio si chiudeva con un passivo di oltre 5,2 milioni di euro.
Sarebbe stato facile nascondere il problema o rinviarlo a data da destinarsi.
Ovvero abbassare il FCDE e portarlo a 10 milioni di euro per avere il bilancio a zero.
Ma non è una soluzione perché se non si assiste al miracolo della gente che inizia a pagare le tasse comunali, il FCDE si dovrà rialzare negli anni successivi, tornando di nuovo in disavanzo.
Ebbene oggi ha deciso di ripianare questo disavanzo con un piano di rientro di 350 mila euro per 15 anni (5,2 milioni di euro), anche se spero che ci siano tagli di spese inutili per un pari importo così da non dover alzare le tasse e avere comunque un bilancio in equilibrio.
Decisione sofferta ma giusta.
Ma ora arriva il difficile. Cercare di incassare quello che non si è incassato prima per abbassare il FCDE e tornare ad investire per i propri cittadini.
Ed ecco il paragone.
Balsorano ha residui attivi per oltre 3 milioni di euro di cui quasi 1 milione (980 mila) provenienti dal Titolo 1 e 300 mila dal Titolo 3.
È lontano anni luce dall’ultimo anno che ha registrato le migliori performance relative alle entrate che sono state superiori al 70%, ovvero il 2018, anno nel quale il sottoscritto ricopriva il ruolo di assessore al bilancio. Oggi è sotto il 50%.
Basta pensare che nel 2020 a fronte di 510 mila euro di entrate TARI il comune ne ha incassato solo 176 mila euro.
La crisi c’entra relativamente.
È diretta conseguenza della scelta inopportuna di restare in Segen nonostante questi abbiano ammesso di incassare più di quanto effettivamente spendono (50 mila euro) e non hanno alcuna intenzione di rinunciarci.
La gente è stufa di essere presa in giro e non crede più in questa amministrazione.
E qui veniamo al paradosso che solo il nostro comune registra.
A fronte di percentuali di incassato che sono precipitate, l’amministrazione Buffone ha preteso ed ottenuto dal segretario comunale una nuova riduzione del FCDE (un fondo a garanzia dei mancati incassi) che passa dai 473 mila euro del 2017 (il 70% dei residui attivi del Titolo 1) a 393 mila euro del 2021, giusto il 40% (dei residui attivi del Titolo 1) che il sindaco ha preteso e dichiarato (cfr “è pure troppo”). Poco importa se la normativa prevede il 100% e che già nel 2018 era al 70%.
Poco importa se i crediti non incassati sono passati da 660 mila euro a 980 mila.
Poi aggiungete che il FCDE di previsione non esiste, visto che è una trasposizione di quello a rendiconto, per capire che nonostante le maggiori entrate e le minori spese, e l’aumento delle tasse, la situazione è fortemente negativa.
Il tutto per poter spendere tutto lo spendibile e anche oltre.
Raschiare talmente tanto il barile da bucarlo in più parti nonostante la congiutura comunque posivita (maggiori entrate e minori spese per 270 mila euro).
Ma sia chiaro, non è che Sora è sciocca e noi siamo furbi.
Semplicemente è il risultato di chi non ha capito che amministrare non vuol dire spendere tutti i soldi che si incassano compresi quelli che non si incassano e forse non si incasseranno mai, ma sistemare i conti e spendere il giusto, come farebbe un buon padre di famiglia o meglio, in questo caso, una buona madre di famiglia.
Ma forse con loro è chiedere troppo.
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