Gli sconti TARI al minimo e una parte si dovrà restituire (perché non si è letto e/o capito il Decreto)

Di 4 Agosto, 2021 0 0
Tempo di lettura: 8 Minuti



Lo scorso 30 luglio l’Amministrazione Comunale porta in Consiglio la proposta relativa alla tassazione TARI con il seguente oggetto “Agevolazioni alle utenze domestiche e non domestiche in relazione all’emergenza da Covid-19”. Purtroppo anche in questa occasione non hanno trasmesso in diretta il consiglio, forse timorosi di esporsi troppo al giudizio dei cittadini.

Tuttavia qualche giorno prima dell’adunanza comunicava la seguente modifica al punto 2 dell’ordine del giorno che non era più “Agevolazioni alle utenze domestiche e non domestiche in relazione all’emergenza da Covid-19” ma “Approvazione riduzioni per l’emergenza Covid-19 anno 2021”, anche se di riduzioni discusse e approvate ci sono solo una parte visto che tutto il resto rimane incerto comprese le agevolazioni per le utenze domestiche.

Nel ricordare che le mie proposte di riduzione della tassazione locale sono state cestinate perché “poco gradite” nonostante avessi chiesto una consistente riduzione della TARI di circa 90 mila euro ai quali aggiungere i trasferimenti non spesi nell’anno 2020 e i nuovi del 2021 ovvero quasi ulteriori 50 mila euro per un totale di poco meno di 140 mila euro, bisogna considerare che il comune non ha voluto utilizzare proprie risorse di bilancio nel 2021 (almeno nel 2020 si era sbilanciata destinando quasi 11 mila euro) ma ha preferito usare solo i trasferimenti statali e neanche tutti.

Ma tiriamo fuori le cifre.

L’anno scorso in occasione dell’approvazione delle tariffe TARI 2020 la grande benevolenza degli amministratori li ha portati a riconoscere sconti solo ad alcune categorie non domestiche, ma invece di usare i fondi Statali, hanno deciso di usare proprie risorse di bilancio ma, tanto per non correre rischi, ne impegnano solo 10.858,36 euro che corrisponde ad uno mega sconto del 2,4% visto che l’entrata prevista era di 460 mila euro.

Nel 2021 pur partendo con un bilancio che passava dai +102,01 di avanzo agli attuali +133.373,67 euro (ovviamente artefatti come per stessa ammissione del sindaco) decidono, invece di destinarli per calmierare le tasse ai cittadini in difficoltà ad esempio ripristinando l’aliquota IRPEF o abbassando l’aliquota IMU o abbassando la TARI 2021 che hanno invece felicemente alzato riducendo alche il rischio di impagati, di destinarli per fare nuove spese di investimento, spese che inevitabilmente tra non molto i cittadini direttamente o indirettamente dovranno pagare (e non ci vorrà molto per l’ufficialità della cosa).

Infatti, considerando che siamo l’unico Comune forse in Abruzzo che ancora non ha i bilanci certificati dalla Corte dei Conti, credo, che nel momento in cui la stessa Corte finirà di analizzarli ci troveremo con un buco immenso.

In verità non sono il solo a crederlo visto che il sindaco nell’ultimo consiglio comunale ha voluto dire sostanzialmente che si sentirà libera di fare quello che sta facendo (falsificare i bilanci per fare nuove spese) fino a quando qualcuno non gli dirà di non farlo più. Peccato che quel giorno sarà un brutto giorno per tutti i cittadini di Balsorano che dovranno accollarsi i debiti che lasceranno nonostante il sottoscritto sono anni che segnala le tante, troppe anomalie di bilancio, che tra l’altro lo hanno portato anche alle dimissioni, purtroppo inutilmente.

Ma torniamo ai “mega” sconti TARI.

Con le nuove tariffe 2021 azzerano l’imposta solo ad alcune categorie usando i nuovi trasferimenti 2021 riservati alle categorie non domestiche per 13.610,46 euro e solo una parte dei residui dei trasferimenti del 2020 ovvero 10.031,76 euro relativi ai residui del Fondone 2020 che ammontavano a 17.131,12 euro.

Tuttavia omettono di dichiarare che a fronte di 46.644,82 euro di trasferimenti destinati a calmierare le tariffe TARI, 15.903,12 euro da destinare per le utenze domestiche e 30.741,70 euro per le utenze non domestiche, l’amministrazione ne utilizzerà solo 23.642,34 euro dichiarandosi dispiaciuta tra l’altro di non poter impegnare la restante parte perché hanno deciso di destinarli solo alle categorie sopracitate e che non si potevano concedere ulteriori agevolazioni (e faceva esempi dei parrucchieri, delle estetiste etc).

Peccato che questa affermazione, come tante altre, non corrisponde al vero e a dimostrazione delle false affermazioni del sindaco, che evidentemente non ha letto bene la normativa o non l’ha capita, basta citare l’articolo 6 che riporta la destinazione delle agevolazioni per le utenze non domestiche nel quale è evidenziato “categorie economiche interessate dalle chiusure obbligatorie o dalle restrizioni nell’esercizio delle rispettive attività”.

Infatti non sono escluse le attività le cui “restrizioni” si siano determinate non per l’effetto diretto delle disposizioni di sicurezza sanitaria ma comunque in ragione dell’emergenza. Infatti è ammissibile estendere il concetto di “restrizioni nell’esercizio delle rispettive attività” a quelle condizioni di rilevante calo dell’attività e del relativo fatturato evidentemente connesse con l’emergenza sanitaria, anche in assenza di dirette disposizioni restrittive. Ciò può essere ottenuto ampliando la tipologia delle attività beneficiarie dell’agevolazione, oppure chiedendo alle attività non indicate nei provvedimenti di formale restrizione una richiesta di inclusione in ragione di motivazioni predeterminate ed eventualmente corredata dalla dichiarazione della dimensione del calo di fatturato occorso (su base annua tra il 2020 e il 2019, oppure tra il primo semestre 2021 e il primo semestre 2019), la cui misura è stata, ad esempio, considerata ai fini di altre misure di sostegno ed agevolazioni è in almeno il -30%.

E invece l’amministrazione ha inteso concedere le agevolazioni solo alle categorie chiuse per un certo periodo in ragione dell’emergenza e non alle altre che potrebbero aver subito comunque una contrazione del fatturato. Conseguenza diretta è che dovranno restituire allo Stato una parte delle agevolazioni non avendo individuato ulteriori categorie perché nel documento approvato si dichiara che la differenza i trasferimenti del 2020 destinati ad abbattere la tariffa TARI alle utenze non domestiche, pari a 7.099,36 (17.131,12 di trasferimenti – 10.031,76 agevolazioni concesse), non verranno utilizzate.

Nonostante fosse sufficientemente chiaro, l’amministrazione ha deciso di non ampliare tale platea e quindi pacificamente preferisce restituire i fondi allo Stato.

Anche in riferimento alle utenze domestiche, non destinatarie dei trasferimenti statali nel 2021, la normativa dice che “i Comuni possono estendere le agevolazioni con oneri a carico del proprio bilancio, ovvero utilizzando le risorse specifiche assegnate per agevolazioni Tari nell’anno 2020 e non utilizzate” esattamente come fatto dal Comune di Civita D’Antino. Vedi normativa a fine articolo.

Quindi considerando che nel 2020 non hanno usato i 15.903,12 euro destinati alle utenze domestiche, pur sapendo che potevano usarli per abbattere la TARI 2021 alle stesse categorie, hanno deciso che la scelta migliore fosse restituirli allo Stato.

Quindi diciamo che sostanzialmente dei 46.644,82 circa una metà verrà usata per abbattere le tariffe tari 2021, l’altra metà verrà incredibilmente restituita allo Stato, ovvero l’intera quota destinata alle utenze domestiche pari a 15.903,12 euro e i 7.099,36 euro destinati alle utenze non domestiche stanziate per la TARI 2020 e utilizzabili qualora non impegnate nel 2021.

Diciamo un doppio errore, l’anno scorso quando non si è data destinazione a queste agevolazioni e quest’anno quando non si è capito che si potevano concedere alle utenze domestiche e anche alle altre utenze non domestiche.

Ma quello che non si è voluto indicare è che nel 2020 lo Stato ha versato al Comune di Balsorano maggiori trasferimenti per 211.889,00 euro. La quota 2021, in considerazione di questo alto importo, è ridotta a 6.584,00 euro.

Quindi lo Stato ha versato nelle casse comunali 218.473,00 euro (esclusi i buoni spesa). La parte che il Comune ha deciso di destinare alle agevolazioni ammonta a 34.500,70 euro (comprese quelle provenienti dal proprio bilancio) pari al 15,79% decidendo di trattenere in cassa la quasi totalità di questi trasferimenti 183.972,30 euro.

Inoltre anche quest’anno lo Stato ha versato nelle casse comunali altri 53.487,60 eyri relativi al fondo di solidarietà alimentare che, incredibile, ancora non hanno una destinazione stabilita, quindi non si sa:

  • se si utilizzeranno per i buoni spesa;
  • se si utilizzeranno per ridurre i canoni di locazione;
  • se si utilizzeranno per ridurre i costi delle utenze domestiche ivi inclusa la TARI,

visto che in Consiglio non si è stabilita alcuna destinazione.

Quando ho fatto presente che siamo il Comune che a parità di abitanti ha avuto, in riferimento al fondo di solidarietà alimentare, i maggiori trasferimenti per via del fatto che registriamo i redditi IRPEF più bassi dell’intera Vallata e che quindi avrebbero dovuto portare l’amministrazione non ad alzare le tasse locali ma a ridurle (come fatto per l’IRPEF o l’aliquota IMU al massimo storico e un bel aumento della TARI con punte che superano anche il 13,3%), sono stato rimproverato perché “sono stufi si sentire che i cittadini di Balsorano sono i più poveri e al contempo vessati dell’intera Vallata”.

In fondo se uno ha un reddito ben superiore alla media non può comprendere le difficoltà dei propri cittadini che non godono delle stesse entrate.

Come dicevo nel precedente articolo, “Sta ‘bbone Rocche, sta ‘bbone tutta la rocche”

Un confronto impietoso

Giusto fare qualche paragone con gli altri Comuni:

  • Comune di Trasacco (4% per tutti i residenti, 40% per le attività commerciali interessate dalle chiusure obbligatorie che hanno registrato un rilevante calo dell’attività e del relativo fatturato, 25% per le famiglie che versano in uno stato di bisogno);
  • Comune di Tagliacozzo (5% per le utenze domestiche, 50% per tutte le utenze non domestiche interessate dalle chiusure obbligatorie dovute all’emergenza sanitaria in atto, 30% per tutte le utenze non domestiche interessate da restrizioni nell’esercizio delle attività dovute sempre alla pandemia da Covid-19 e un ulteriore 25% per le utenze domestiche per le famiglie che versano in stato di bisogno);
  • Comune di Celano (taglio del 100% per tutte le utenze non domestiche interessate dalle chiusure obbligatorie durante l’emergenza covid, il 50% per le utenze non domestiche che hanno subito restrizioni nell’esercizio delle rispettive attività, a condizione che possiedano i requisiti per il riconoscimento del contributo a fondo perduto e il 40% per le utenze domestiche delle famiglie “disagiate”);
  • Comune di Sante Marie – Il taglio voluto dall’amministrazione comunale sarà del 100% per le utenze non domestiche mentre per le utenze domestiche, invece, lo sconto sulla bolletta della Tari sarà pari al 13,30%;
  • Comune di Civita D’Antino – Riduzione del 48,99% su tutte le attività commerciali (risorse ex art. 6 del dl 73/2021); 6,53 % per tutte le utenze domestiche e relative pertinenze (utilizzo della quota del c.d. Fondone 2020, la stessa quota che il Comune non ha voluto utilizzare);
  • Comune di Balsorano – 100% alcune categorie non domestiche usando il fondone 2021 e residuo parziale fondone 2020. Nessuno sconto per le altre categorie non domestiche che hanno subito comunque una contrazione del fatturato tanto da restituire allo Stato 7.099,36 euro e un bel punto interrogativo per le categorie domestiche e nel mentre hanno deciso di restituire allo Stato 15.903,12 euro del Fondone 2020.

Mi si critica perché mi “nascondo” dietro la pagina Balsorano.org dove scrivo “tante stronzate”.

Io aspetto da 2 anni qualche smentita. Errare è sempre umano ma se qualcuno avesse qualcosa da contraddire potrebbe essere un’occasione di crescita per entrambi.

Nota a piè di pagina. Il decreto ministeriale del 24 giugno 2021 relativo al riparto delle risorse stanziate dal decreto Sostegni-bis si specifica, inoltre, che i comuni possono concedere riduzioni anche di importo superiore rispetto alle risorse assegnate nel 2021 ovvero riconoscere le riduzioni anche per le utenze domestiche avvalendosi sempre della potestà di cui al comma 660 dell’articolo 1 della legge 147/2013, utilizzando o proprie risorse di bilancio o le risorse attribuite nel 2020 e non utilizzate (nella relazione illustrativa si precisa che in ogni caso la ripartizione dell’onere delle riduzioni non può essere posto a carico della rimanente platea degli utenti del servizio).

Articolo scritto e pubblicato da Giuseppe Pea alle ore 07:45 del 04.08.2021 – Versione 1

0 Commenti