Le verità sull’impianto di illuminazione (anche se non tutte)

Di 27 Febbraio, 2017 0 0
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Tempo addietro in riferimento all’illuminazione stradale scrivevamo che “la sostituzione di queste lampade con lampade a LED comporta un rendimento con migliorie fino al 50% (40-150), una resa cromatica quasi identica (60-80%) e una durata media di ben 65.000 ore. I LED sono direzionali quindi producono un bassissimo inquinamento luminoso, permettono si regolare l’intensità luminosa dal 10 al 100% anche tramite sensori di movimento con in quali è possibile gestire ogni singolo impianto in base alle effettive esigenze, con ulteriori risparmi dei consumi che possono ridursi fino al 60% rispetto alle lampade esistenti. Queste lampade a LED sono certificate con la classe di consumo A++. L’unica controindicazione è data dal costo iniziale più elevato rispetto a quelle già presenti tra l’altro incompatibili con i sistemi elettronici utilizzati per l’accensione e la regolazione delle procedenti lampade … tutte queste soluzioni comportano costi variabili ma comunque contenuti (tranne la sostituzione delle lampade a LED) e hanno un ritorno economico che va tra i 2 e gli 8 anni di funzionamento, molto meglio degli impianti fotovoltaici”.

Nello stesso articolo avevamo evidenziato i difetti dell’esternalizzazione così come impostata dal comune, ovvero:

  • “il canone che verserà il comune all’impresa, se pur indicato come fisso, in realtà verrà revisionato ogni 3 mesi e/o 1 anno e, visto il trend degli ultimi 10 anni, sarà sicuramente un canone crescente;
  • nessun risparmio per il Comune per tutta l’intera durata dell’affidamento pari a 20 anni (con costi che in realtà saranno sempre maggiori);
  • la manutenzione “straordinaria” resta comunque a carico dell’amministrazione;
  • il costo di nuove linee resta a carico dell’amministrazione;
  • i primi reali risparmi dell’amministrazione ci saranno solo a partire dal 2035”.

Nella gara era quindi prevista la concessione dell’intero impianto di illuminazione (così come degli impianti termici) che a fronte di un canone annuale prevedeva, a spese dell’azienda, l’adeguamento degli stessi impianti.

Inoltre evidenziavamo la ripartizione del canone relativo all’impianto di illuminazione ovvero: “le 106.820€ (+ sicurezza) sono ripartite al 70% per la fornitura di energia elettrica (74.774€) e il restante 30% come costo della manutenzione (32.046€).” Nello stesso articolo sottolineavamo di non conoscere “il rapporto tra la manutenzione ordinaria (verifiche di funzionamento, eventuale sostituzione sportelli e cavi non efficienti, pulizia, controllo efficienza e grado di sicurezza delle apparecchiature) e quella straordinaria (tutte quelle non ordinarie e gli interventi svolti a seguito di guasti imprevedibili)” ovvero quale studio aveva portato a considerare un canone di manutenzione pari a 32.046€.

Abbiamo recentemente ottenuto alcuni documenti che confermano come l’impianto di illuminazione non era in realtà, come facilmente prevedibile visti i lavori già eseguiti a nostre spese, così in cattivo stato.

Si scrive infatti che gli impianti a terra risultano adeguati,

mentre per i quadri elettrici non emergono gravi carenze se non danneggiamenti a seguito di atti vandalici,

Anche per le linee elettriche non risultano grossi problemi,

Unico punto dolente sono le ottiche non cut-off (ovvero la presenza di lampade che proiettano la luce in altre direzioni) come tra l’altro avevamo fatto presente diverse volte se pur stranamente si fa riferimento ad una Legge Regionale pugliese sapendo che anche la nostra regione ha una normativa in merito,

Per le armature i problemi risulteranno superati una volta sostituite con quelle a led,

E infine i sostegni che in parte sono stati sostituiti e indicati in fase di gara,

Nella documentazione allegata abbiamo trovato un computo degli interventi da realizzare ovvero:

  • 10 quadri elettrici su 40;
  • 69 pali di illuminazione su 944;
  • 416 sostegni (ovvero i globi sostituiti);
  • 944 armature a led;
  • 26 articoli tra telecamere e accessori affini.

Non sappiamo quale tipo di illuminazione a led sia stata scelta per l’impianto. Sulla relazione si fa riferimento a 4 tipologie di illuminazioni appartenenti ad una serie denominata Red Light ed in particolare ai modelli:

  • red light Aster;
  • red light Tentorium;
  • red light Ermes;
  • red light Kit retrofit,

e vengono allegate le caratteristiche tecniche dei prodotti (dalle quali non siamo riusciti a ricavare alcuna certificazione di conformità) compreso le immagini delle armature utilizzate che riportiamo di seguito,

Noterete anche voi che nessuna di queste lampade sembrano siano state utilizzate nel nostro impianto. L’unica simile, anche se non uguale, è la lampada retrofit. Ed è un fatto su cui cercheremo di ottenere maggiori informazioni ricordando che le direttive del decreto DM 37/08 impongono di installare un impianto “conforme” al Progetto presentato in fase di gara, cosa che non sembra si sia realizzata.

Nonostante l’impegno non abbiamo trovato però alcuna informazione in merito a queste armature (non viene indicato alcun produttore ma solo il marchio e le schede tecniche, tra l’altro sembrano sprovviste di certificazione o marcatura CE). Le uniche armatura a led con il marchio Aster che siamo riusciti a trovare (anche se non sembrano questi i prodotti utilizzati) risultano prodotte in India ad un costo compreso tra i 14€ e i 28€, si avete letto bene, che si riferiscono a diversi modelli con potenza compresa tra i 30 e i 150W.

Fine prima parte … continua

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