Oscuri presagi intorno all’Istituito Comprensivo … (ultima parte)

Di 9 Novembre, 2016 0 0
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scuola-cancellata-150 Cosa succederà se ci trovassimo un giorno sotto soglia?

La via indicata dalla Legge è una sola, vale a dire l’accorpamento degli istituti in cui il numero di frequentanti scende al di sotto dei parametri indicati dal Ministero (400 alunni) dove l’istituito che ha il numero più elevato di iscritti diventa il “capofila”.

Non potendoci unire con Sora, perché la scuola è gestita a livello provinciale corriamo il “rischio” di creare un unico Istituto comprensivo con sede a Civitella, in quanto l’istituto Comprensivo “E. Mattei” (composto da ben 10 plessi scolastici, 4 materne, 4 elementari e 2 media) conta un numero di iscritti pari a 554 alunni, numero di molto superiore al nostro (che oggi è 416).

Deroghe sono sempre previste anche in considerazione delle caratteristiche morfologiche del territorio e in questi periodi è possibile avvalersi, per il tempo necessario per maturare una decisione condivisa circa la scelta dell’istituto con cui effettuare l’accorpamento (anche se nel nostro caso non ci sono altre scelte), di un dirigente scolastico in reggenza (proveniente da altri Istituto) ma spesso sono solo palliativi temporanei in quanto si tenta sempre di cercare di chiudere Istituti che sono già in deroga ai 600 alunni e che non riescono nemmeno a raggiungere il minino dei 400 previsti per i paesi montani.

Ma rischiamo veramente di scendere sotto questa soglia?

Ad oggi l’Istituto comprensivo conta 416 alunni. La tendenza è in discesa ripida e pericolosa come si vede dal grafico.

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La linea verde rappresenta l’andamento del rapporto tra nuove entrate alla scuola materne e le uscite dalla scuola media in relazione ai nuovi nati. I dati ufficiali, linea rossa, parlano di una drastica riduzione del numero degli studenti passati in tre anni da 440 a 416. Dove le linee si discostano in positivo indicano che si sono aggiunti ai residenti altri bambini mentre quando viceversa si discostano in negativo è indice di bambini che si iscrivono altrove. La tendenza è chiara. Il prossimo anno il numero scenderà ulteriormente a 410 e nel 2018 sarà appunto 400 ragazzi, troppo vicino al limite al di sotto del quale l’istituto comprensivo perde consistenza.

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La decisione, molto contestata, di creare turni pomeridiani, quasi fossero in fabbrica, non fa altro che incentivare, anche in futuro, i genitori a portare altrove i loro ragazzi ed è sintomo di una programmazione del tutto errata e di un lassismo preoccupante perché si è taciuto sullo stato dell’immobile che ospita la scuola elementare evidentemente sismicamente più vulnerabile degli altri due. Ed è grave.

Restiamo quindi sconcertati del fatto che l’amministrazione di San Vincenzo abbia tempo addietro cercato un accordo con la nostra amministrazione per affrontare insieme il problema relativo proprio alla possibilità di perdere l’istituto comprensivo senza trovare persone disponibili ad ascoltare ma unicamente preoccupati per la sopravvivenza della nuova scuola.

San Vincenzo oggi è costretta a costituire due pluriclassi per il semplice fatto che 39 bambini e ragazzi di Roccavivi (21 medie + 18 elementare) si sono trasferiti a Balsorano. Avranno sicuramente fatto degli errori di valutazione ma bisognava discuterne visto che dall’introduzione degli Istituti Comprensivi le esigenze non sono più ristrette al singolo Comune ma coinvolgono entrambi i comuni e questa rivalsa non farà altro che colpire entrambi e, per una questione di orgoglio si corre il rischio di uscirne entrambi perdenti a favore dell’Istituto Comprensivo di Civitella che avrà buone possibilità di assorbire i due comuni e diventare quindi l’istituto comprensivo prevalente che di certo porterà alla chiusura di qualche plesso scolastico sito a San Vincenzo o a Balsorano, indipendentemente dai soldi pubblici spesi.

Noi nel nostro piccolo abbiamo già intrapreso rapporti con l’amministrazione di San Vincenzo che ha mostrato disponibilità per trovare una soluzione, soprattutto ha trovato un gruppo che ascolta e, insieme anche alle altre associazioni, in grado di predisporre una strategia di intervento che interpreti le esigenze e che faccia gli interessi della cittadinanza.

Non possiamo ignorare che in futuro, in mancanza di un accordo, non sarà possibile assegnare un dirigente né il direttore dei servizi amministrativi per il nostro Istituto. Nessuno potrà inoltre escludere, in caso di rottura, che non si proceda alla chiusura di qualche plesso scolastico e quindi anche la potenziare riduzione del personale Ata che sono fissati in relazione al numero degli alunni.

I piccoli numeri aiutano indubbiamente l’individualizzazione dell’insegnamento, e favoriscono il legame oggi molto stretto tra scuola e ambiente circostante ma non si possono nascondere gli svantaggi di un isolamento culturale, di una povertà di stimoli e di relazioni sociali, di cui soffrono indubbiamente gli alunni dei piccoli plessi decentrati.

Nessuno può negare come “la polverizzazione sul territorio di piccole scuole non risulta funzionale al conseguimento degli obiettivi didattico pedagogici in quanto non consente l’inserimento dei giovani in comunità educative culturalmente adeguate a stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione”.

Inoltre le deroghe previste per i paesi di montagna sul numero degli alunni valgono a patto che l’organico consenta di avere a disposizione un numero di docenti adeguato e si possano costituire il maggior numero di classi autonome nei limiti attualmente consentiti, ricorrendo alle pluriclassi solo in casi limitati.

Conseguenze altrettanto pesanti si avrebbero se fosse assegnato ai plessi sottodimensionati un numero di docenti tale da non consentire una flessibilità tra i gruppi di alunni di diverse età, un numero di docenti tale cioè che le pluriclassi (che in molti casi resterebbero anche con l’attuale limite) si “sdoppino” per un certo numero di ore settimanali e in queste decisione un’amministrazione forte è sempre utile.

La procedura infatti prevede che dopo la fase di assegnazione dei docenti avviene la distribuzione tra vari ordini di scuole, tra i vari territori, su pressioni delle Scuole, che non di rado si rivolgono ai Comuni per avere un sostegno per soddisfare le esigenze reali dei propri Istituti.

Successivamente vengono assegnati i docenti ai plessi. Questa operazione, come è noto, spetta al Dirigente scolastico sulla base dei criteri stabiliti dal Consiglio di Istituto e tenendo conto delle “proposte” del Collegio Docenti. Un intervento dei Comuni sulla Dirigenza scolastica, specie laddove il plesso si trova in un Comune montano, può essere utile, ma può accadere che il restringimento dell’organico renda estremamente difficile soddisfare le legittime esigenze trovandoci nella spiacevole situazione in cui non è fisicamente possibile aprire tutti i plessi scolastici per carenze di personale.

A questo punto diventa importante battersi non tanto e non solo per la sopravvivenza del plesso sottodimensionato, ma per l’assegnazione di un adeguato numero di docenti ai plessi suddetti.

È necessario quindi un lavoro serio ed approfondito sulle dinamiche demografiche sulle strutture scolastiche esistenti e sulla loro caratteristiche e sui sistemi di trasporto ma questo non si può fare autonomamente ma va comunque fatto con l’amministrazione di San Vincenzo che a quanto pare non riesce a trovare un canale di comunicazione con la nostra amministrazione.

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