Una forma “soft” di dispotismo?

Di 22 Gennaio, 2016 0 0
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Dittatura 150 Il dispotismo è un regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo. Sicuramente è un termine “forte” ma ben rappresenta lo stile dell’attuale amministrazione (aggiungeremmo falsamente accondiscendente anche se oggi, in vista della fine del mandato lo sarà un po’ meno) che si è sentita in diritto di deliberare concessioni ventennali (dell’impianto di illuminazione e dei boschi) senza rimettersi alla volontà dei cittadini (e non parliamo di dimissioni, ma della necessità di avere il mandato per poter procedere lungo la strada scelta).

I beni di uso civico sono dei cittadini e non degli amministratori che dovrebbero rispettare il loro mandato elettorale sul quale non c’era nessuna di questa opinabile operazione. Nessuno li ha votati per svendere i boschi ne per esternalizzare la gestione dell’impianto di illuminazione.

Da qui nasce, a questo punto diremmo sarebbe dovuto nascere, la necessità di dover rimettersi alla volontà popolare.

Solo loro possono decidere il destino di questo paese soprattutto quando le decisioni di pochi si ripercuotono per così tanti anni, tanto da coinvolgere non una ma ben 4 se non 5 future amministrazioni.

Si doveva procedere realizzando uno studio preliminare tramite il quale analizzare la fattibilità di varie soluzioni e poi scegliere quella che da i migliori risultati verso l’amministrazione.

Che la gara per la concessione dell’intero impianto di illuminazione abbia qualche “anomalia” e sotto gli occhi di tutti. Una sola impresa partecipante che ha ovviamente ottenuto il massimo dei voti visto che non è stato possibile confrontare nessun’altra offerta. Ma credete veramente che l’offerta dell’impresa privata favorisca l’amministrazione?

La risposta è insita nelle decisioni che sono all’antitesi, come quella del Comune di Arpino dove, grazie alla sinergia creata tra i vari uffici, si è deciso di investire in proprio sulla propria infrastruttura di pubblica illuminazione investendo “appena” 230.000€, praticamente meno di quanto questo comune ha chiesto per l’ultimo mutuo sulla viabilità. A regime prevedono un risparmio minimo del 40% sui costi attuali.

Qui non si tratta di essere più scaltri di altri. Si tratta di capire per chi si lavora e che ogni loro decisione ricade su 3.500 abitanti e a loro dovranno rispondere.

Ma quanti soldi servivano per gestire in contro proprio l’impianto? Non lo sappiamo perché non si è fatto alcun studio dal quale trarre le prime conclusioni. Chiaro che pur di dimostrarne la non fattibilità avrebbero “sparato” una cifra da far rabbrividire chiunque. Basta pensare che il progetto di “messa in sicurezza” della vecchia scuola, che ricordiamo è inagibile solo in parte (l’atrio), costava quasi quanto la nuova scuola media.

Ma indipendentemente dall’importo finale, anche un investimento a “scaglioni” avrebbe avuto una sua ragione di fondo, ad esempio investendo inizialmente sulle tratte che hanno un’efficienza minore e poi man mano sulle altre. Sarebbe stato un progetto a lungo termine molto più fattibile. È chiaro a tutti che se ammodernando una via si prevede un risparmio di 10.000€ nel 2016, quei soldi possono essere usati per ammodernare una seconda via l’anno successivo da dove ad esempio si prevedono risparmi per 8.000€. Il terzo anno si avrebbe avuto a disposizione 18.000€ per ammodernare una terza via che ad esempio avrebbe generato un risparmio di 6.000€. Il quarto anno avrebbero avuto a disposizione 24.000€ e così via.

Avremmo avuto un impianto efficiente e poco costoso dove alla fine il risparmio poteva essere utilizzato per finanziare altre opere.

A tutti è chiaro un discorso del genere.

A tutti tranne agli amministratori.

Questi cercano solo altri soldi per finanziare altri loro progetti. Nonostante gli introiti della centrale fotovoltaica, della centrale idroelettrica e il traliccio della Ericsson, non hanno abbassato di 1c€ le tasse comunali. Anzi a dire il vero le hanno alzate nel 2012.

Siamo nati qui, come sono nati i nostri genitori e i nostri nonni e vorremmo restarci senza dover svendere tutto per pagare i debiti che le varie amministrazioni hanno contribuito ad incrementare, spesso senza alcuna logica di fondo, e che oggi si sconfessano tra loro.

Avevano la possibilità di dimostrare che ci tenevano al nostro piccolo paese, ma evidentemente fino a quando gli interessi pubblici si mischieranno con gli interessi privati, non si uscirà mai da questo circolo vizioso.

Dovevano fare solo quello che è implicito nel mandato ricevuto dai suoi cittadini, amministrare la cosa pubblica per il bene pubblico. Non si può deviare da questo concetto di fondo. Se con le loro decisioni si penalizzano le successive generazioni (con vincoli contrattuali onerosi) bisogna obbligatoriamente coinvolgere tutta la popolazione, con una discussione costruttiva analizzando a fondo vantaggi/svantaggi che ogni operazione offre. Dalle fallimentari convenzioni passate non hanno imparato nulla.

Ma fino a quando ci saranno i soliti personaggi, le cose non cambieranno mai.

E’ ora di cambiare.

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