Abolito l’incentivo per la progettazione interna

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2% 150px Via libero definitivo alla legge delega per la riforma degli appalti che prevede la riduzione del numero delle stazioni appaltanti e la loro qualificazione in un sistema gestito dall’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione). Tra le voci spunta l’abolizione dell’incentivo per la progettazione interna, il famoso 2% tanto discusso nei progetti dell’amministrazione in quanto mai sfruttato appieno. Soddisfazione piena del presidente dell’OICE ossia dell’Associazione delle organizzazioni di ingegneria, di architettura e di consulenza tecnico-economica che dichiara “finalmente oggi diventa legge l’eliminazione dell’incentivo del due per cento per i progettisti interni alla p.a. ….”.

Ma procediamo per gradi. La legge prevede un profondo cambiamento delle funzioni delle pubbliche amministrazioni. È espressamente previsto per i comuni non capoluogo di provincia di ricorrere alle centrali di committenza e ad altre forme di aggregazione a livello comunale riducendo il numero delle stazioni appaltanti (fatto salvo “piccoli” importi) . La riduzione delle stazioni appaltanti sarà gestita direttamente dall’Anac che dovrà valutare “l’effettiva capacità tecnica e organizzativa in funzione di parametri oggettivi oltre a migliorare le pratiche e facilitare lo scambio di informazioni fra stazioni appaltanti e la vigilanza stessa”. Inoltre sarà compito dell’Anac pubblicare moduli comuni in relazione ai bandi e ai contratti con l’obiettivo di assicurare a tutti gli operatori del settore un’omogeneità delle procedure.

La parte più rilevante è quella relativa al 2% che viene fortemente rimodulata e così definita “destinare una somma non superiore al 2% dell’importo posto a base di gara alle attività tecniche svolte dai dipendenti pubblici relativamente alle fasi della programmazione degli investimenti, della predisposizione dei bandi, del controllo delle relative procedure, dell’esecuzione dei contratti pubblici, della direzione dei lavori e dei collaudi”. Sparisce quindi la voce progettazione interna e con essa si attenueranno le resistenze sulle permanenza in amministrazione di elementi comunque esterni visto che non è previsto per questo tipo di attività figure altamente professionali (per la direzione dei lavori non è obbligatoria alcuna laurea ma basta l’iscrizione all’apposito albo).

Ma quali sono le dirette conseguenze?

Secondo un stesso rapporto dell’Oice, giustamente una della associazioni più entusiaste della nuova riforma, oltre il 75% (1.300 milioni di €) dei servizi di ingegneria e architettura avviene internamente e solo il 25% è lasciato al libero mercato. Di questo 75% circa 800 milioni riguardano la sola voce “progettazione”. L’abolizione del 2% di incentivo per la progettazione interna si stima che si possa liberare per il mercato una cifra prudenziale pari ad almeno 1/3 quindi compresa tra i 200 e i 300 milioni di euro, soldi che da una parte dovremmo versare tutti noi ma che vanno ad alimentare le casse di figure altamente professionali che, soprattutto quelli molto vicino all’amministrazione, hanno patito un po’ meno la crisi.

La stessa Oice solleva comunque diverse anomalie quali la mancata applicazione, o l’applicazione scorretta, del decreto parametri (DM 143/2012) per la determinazione dei compensi da porre a base di gara, e i requisiti per poter partecipare alle gare visto che in alcuni casi si chiede ai concorrenti di aver partecipato a iniziative analoghe nello stesso territorio, o di risiedere in una zona vicina a quella della stazione appaltante. Inoltre denuncia che in molti casi il pagamento del compenso professionale è subordinato al formale provvedimento di ammissione al finanziamento, specificando che in caso di mancato finanziamento dell’opera, l’aggiudicatario non avrà diritto a compensi o a pretese risarcitorie (non come successo per i progetti preliminari Prusstt che se pur inizialmente si era stabilito privi di compenso fino a effettivo finanziamento approvato, vennero invece successivamente tutti liquidati utilizzando a tal fine un apposito finanziamento di ben 500 milioni delle vecchie lire). Infine per evitare il ricorso alle gare, in certi casi l’Oice ha rilevato che gli interventi sono suddivisi in più incarichi di importo inferiore a 40 mila euro (esattamente quanto successo per il progetto scuola del nostro comune per il quale abbiamo un articolo pronto ma non lo pubblichiamo in attesa della risposta da parte dell’amministrazione in riferimento ad un preciso quesito).

Cosa quindi succederà?

Che a breve l’Anac dovrà valutare l’effettiva capacità tecnica e organizzativa della stazione appaltante e se non la reputerà sufficiente, imporrà che tutti i prossimi lavori di progettazione siano affidati esternamente creando il potenziale pericolo di incrementare le spese tecniche che potranno in parte essere assorbite solo se l’ufficio tecnico si assumerà il compito di “dirigere i lavori” compito che grossomodo corrisponde a circa il 28% delle spese di progettazione se si esclude la progettazione preliminare (il 25% corrisponde alla progettazione definitiva, il 29% alla progettazione esecutiva e il 25% al coordinamento della sicurezza). Praticamente se prendessimo a riferimento il progetto della nuova scuola dove sono state esternalizzate la progettazione esecutiva, il coordinamento della sicurezza e la direzione dei lavori e sostituissimo a quest’ultima la progettazione definitiva, l’importo destinato al tecnico non sarebbe comunque cambiato di molto, sempre nell’ipotesi che la direzione dei lavori fosse comunque gestita internamente. Nella migliore delle ipotesi, tra poco non più possibile, l’ufficio tecnico aveva i requisiti per poter svolgere tutti i lavori di progettazione ad eccezione dei rilievi (mancanza dei strumenti) e della sicurezza (mancanza delle qualifiche?).

In caso contrario, è facile prevedere che ogni progetto avrà un costo notevolmente più alto. Tuttavia proporre la progettazione nel mercato libero crea comunque la necessità agli interessati di offrire comunque un ribasso sul compenso tale da limitare o neutralizzare questo possibile incremento, un ribasso che in media ha superato il 38% nel 2015.

Finirà a breve quindi la possibilità di poter risparmiare su qualsiasi tipo di progettazione, occasione tra l’altro mai presa in pieno sia per la mancanza di strumenti sia per la mancate qualifiche ma soprattutto per la necessità “di dover comunque girare qualche lavoro esternamente”, verso figure che avranno qualche possibilità in più di poter lavorare, almeno loro.

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