Chiarimenti sulla rinegoziazione dei mutui

Di 8 Luglio, 2015 0 0
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Ricalcolo 150 In considerazione del fatto che qualche membro di questa amministrazione non ha ben compreso le cifre e le conseguenze della rinegoziazione, abbiamo deciso di ri-analizzare la doppia rinegoziazione e, dati alla mano, confermare in via definitiva quanto già precedentemente esposto.

Prima però vi diremo che secondo la Cassa Depositi e Prestiti nell’ultima rinegoziazione sono stati ri-contrattati, sia dalle regioni che dagli enti locali, quasi 16 miliardi di € che porteranno un risparmio di 1,1 miliardi di € fino al 2018. Inoltre afferma che nel primo semestre 2015 le amministrazioni territoriali hanno deciso di rivedere il 55% dei prestiti, mentre nelle operazioni precedenti il tasso medio di adesione si è attestato intorno al 20%. L’impennata è frutto della legge di stabilità 2015 che ha consentito di ritoccare anche i mutui già oggetto di precedenti rinegoziazioni e soprattutto della possibilità di utilizzare questi risparmi liberamente anche se solo per il corrente anno (di solito vanno impiegati per investimenti o per abbattere altro debito). Ma ne discuteremo nel prossimo articolo.

Adesso confermiamo definitivamente le cifre (non avendo un software adatto abbiamo inserito manualmente tutti i numeri e quindi ci è voluto del tempo).

  • il comune ha rinegoziato quasi il 100% dei mutui rinegoziabili, il doppio rispetto alla media nazionale;
  • il debito del comune al 1° gennaio 2014 è di 2.986.863,50 €;
  • il debito pro capite (dal neonato all’anziano) è di 818 €;
  • il 70% di questo debito è stato contratto dal 2010, ossia negli ultimi 5 anni, per un importo superiore ai 2.050.000 € (ai quali vanno aggiunti i 130.000 € dichiarati dal comune per i lavori di urbanizzazione di Ridotti);
  • il debito del comune al 1° gennaio 2015 è di 2.850.449,00 € ai quali aggiungere i 130.000 € richiesti per i lavori di urbanizzazione di Ridotti che riportano il debito a 2.980.449,00 €;
  • i 130.000€ di cui non abbiamo dettagli, generano comunque una rata di quasi 4.000 €, il che fa scendere tutti questi risparmi di quasi 8.000€ e contemporaneamente aumenta i rimborsi;
  • con la seconda rinegoziazione si ottengono i seguenti risparmi:
    • -83.880 € nel 2014;
    • -155.340 € nel 2015;
    • -135.907 € negli anni 2016-2018;
    • -69.258 € negli anni 2019-2021;
    • -45.824 € nel 2022;
    • -3.455 € nel 2023.
  • con la seconda rinegoziazione si ottengono i seguenti incrementi di spesa:
    • +2.587 € negli anni 2025-2031;
    • +139.104 € nel 2032;
    • +150.804 € nel 2033;
    • +176.960 € negli anni 2034-2044.
  • la seconda rinegoziazione imporrà maggiori rimborsi in interessi pari a 1.353.164 €;
  • il totale da restituire passa quindi dai 4.311.021 € del piano originale ai 5.664.185 € della seconda rinegoziazione. Siccome la quota capitale non cambia, questa differenza, appunto di 1.353.164 €, è costituita esclusivamente dai maggiori interessi da restituire;
  • 5.664.185 € corrispondono ad una rata media di 188.806 € annui per ben 30 anni.

Il maggior risparmio (demolito dalle maggiori spese future) si ottiene a cavallo tra il 2014 (anche se limitato al solo secondo semestre) e il 2015. Ma ci siamo domandati per quale motivo entrambe le rinegoziazioni, fatte in periodi diversi, abbiano la stessa base, cioè lo stesso “debito residuo”.

Perché, a quanto pare, ogni rinegoziazione blocca il debito residuo ma non gli interessi da restituire. Cioè tra il 1 luglio 2014 e il 30 giugno 2015 il comune ha versato solo gli interessi quando normalmente si dovrebbe pagare l’intera rata che include sia la quota capitale (che abbassa il debito) sia gli interessi. Invece pagando solo la quota interessi, il debito non scende e resta invariato dal 1 luglio 2014 al 1 luglio 2015.

Ad oggi non sappiamo dove sono finiti i risparmi del 2014 (83.880 €) e dove finiranno quelli del 2015 (155.340 €). La legge consente al comune, almeno fino a tutto il 2015, l’utilizzo di questo risparmio anche ai fini della spesa in conto corrente (quindi possibile abbassamento delle imposte) o ad abbattere l’alto debito. Tuttavia può essere utilizzato anche per investimenti tra i quali anche l’accensione di altri mutui, proprio come avvenuto per i 130.000€ coperti grazie ai “risparmi” della prima rinegoziazione.

Chi sa se ci illumineranno sull’utilizzo previsto di queste risorse?

P.S. Le cifre che avevamo indicato precedentemente risultano diverse perché avevamo considerato diversamente la base di partenza della rinegoziazione e non era chiaro il fatto che durante la rinegoziazione non si pagasse la quota capitale. La verifica non ha fatto altro che accentuare le cifre dove gli aumenti dei risparmi ottenibili dal 2015 al 2018 vengono offuscati dai successivi maggiori esborsi da effettuare dal 2025 al 2044. L’ultimo articolo sulla rinegoziazione traeva le seguenti conclusioni “vi avevamo detto che si assiste ad un risparmio annuale di -86.618,44 € fino al 2021, di -62.697,66 € nel 2022, -20.329,00 € nel 2023, di -14.286,12 € dal 2024 al 2031 per poi un maggior esborso di +122.231,60€ nel 2032, di +133.949,18 € nel 2033 e di ben +160.130,56 negli anni dal 2034 al 2044. Il maggior costo della rinegoziazione ammonta quindi a 1.127.353,80 € in più rispetto al piano originale (da 3.836.693,56 si passa ai 4.964.047,36€ da restituire con la nuova rinegoziazione), a conferma che questo tipo di operazioni sono sempre economicamente svantaggiose” cifre che vengono sommariamente confermate, anche se purtroppo risultano peggiorative dopo il calcolo definitivo delle singole rate.

Excel 150

Debiti 600

Ratea annuali 600

Diff origi-2a rinegoziazione 600Totale 600

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