L’esternalizzazione dei servizi … ultima parte …. il servizio “pubblica illuminazione”

Di 31 Gennaio, 2015 0 0
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Riallaccio Continua dalla terza parte …

L’economicità degli interventi

Abbiamo voluto analizzare i possibili risparmi energetici ottenibili con la sola sostituzione delle lampade.

Come si vede dalla tabella il 72% delle sorgenti luminose solo alogenuri metallici. Questi hanno un’efficienza luminosa di 72-97 lumen/watt, una vita media di 6.000 ore (dopo le 6.000 ore l’intensità luminosa diminuisce del 30% e la percentuale di sopravvivenza di queste lampade è del 50%, quindi 1 su 2 raggiunge le 6.000 ore, ovvero una vita media di appena 3.000 ore), una resa cromatica vicino all’85% (utile per migliorare la visibilità, ma del tutto superflue in molte zone visto che è la stessa legge regionale a consentire l’uso di queste lampade ad alto indice cromatico solo nell’illuminazione di monumenti, edifici, aree di aggregazione, aree con alto valore culturale o aree comunque ad uso esclusivamente pedonale, ma non per le strade). Queste lampade sono certificate in classe di consumo A. Sono affette da una accensione molto lenta quindi se la lampada che avete vicino a casa ci mette tempo ad accendersi (circa 8 minuti) è una lampada ad alogenuri metallici.

La sostituzione di queste lampade con delle lampade ai vapori di sodio ad altra pressione (già utilizzate) comporta un rendimento più alto 100-110 lumen/watt, una vita media che può raggiungere le 40.000 ore (dopo 20.000 ore l’intensità luminosa diminuisce di appena il 10% e la percentuale di sopravvivenza è del 96%) ma hanno una resa cromatica inferiore agli alogenuri metallici ma comunque definita “buona”, che va dal 20% per i vecchi modelli fino all’80% per quelli più recenti. Queste lampade sono certificate in classe di consumo A+. Quindi potremmo avere una durata minima più che sestuplicata ed un rendimento maggiore (a parità di intensità luminosa avremmo minor consumo) inoltre potremmo regolarne il flusso luminoso, a scapito di una resa cromatica (qualità della luce) inferiore comunque sufficiente per l’illuminazione stradale. Inoltre condividono con le precedenti lampade agli alogenuri metallici lo stesso reattore e lo stesso accenditore.

La sostituzione di queste lampade con lampade a LED comporta un rendimento con migliorie fino al 50% (40-150), una resa cromatica quasi identica (60-80%) e una durata media ben di 65.000 ore. I LED sono  direzionali quindi producono un bassissimo inquinamento luminoso, permettono si regolare l’intensità luminosa dal 10 al 100% anche tramite sensori di movimento con in quali è possibile gestire ogni singolo impianto in base alle effettive esigenze, con ulteriori risparmi dei consumi che possono ridursi fino al 60% rispetto alle lampade precedenti. Queste lampade sono certificate con la classe di consumo A++. L’unica controindicazione è data dal costo iniziale più elevato rispetto ai due precedenti dovuta anche all’incompatibilità con i sistemi elettronici utilizzati per l’accensione e la regolazione delle procedenti lampade.

Inoltre per gli impianti di recente istallazione (anche se non conformi) si possono prevedere diversi interventi, come la sostituzione della lampada (anche per diminuire la sola potenza se si rileva uno spreco energetico), la sostituzione dei vetri di protezione (se questi comportano un’eccessiva emissione di luce verso l’alto) o anche la sola schermatura dell’emisfero superiore (anche con la possibilità di convogliare parte di quella luce che andrebbe dispersa verso l’alto di essere indirizzata verso il basso anche attraverso la semplice verniciatura della parte superiore dell’emisfero con una vernice metallica riflettente) o una riduzione dell’intensità luminosa in quegli orari di minor utilizzo (esempio nelle prime ore della serata o nelle ultime della giornata o dove il traffico veicolare è molto ridotto o nelle ore notturne dove la riduzione di intensità e meno percepita) o una riduzione della potenza tramite un sistema in grado di ridurre all’inizio la potenza fornita del 20-35% che poi verrà aumentata con il passare degli anni che va a compensare la diminuzione che si ha con l’invecchiamento della lampada (sappiamo che la maggior parte delle lampade nuove producono un eccesso di luce quantificabile in un +30/35%), etc etc.

Tutti queste soluzioni comportano costi variabili ma comunque contenuti (tranne la sostituzione delle lampade a LED) e hanno un ritorno economico che va tra i 2 e gli 8 anni di funzionamento, molto meglio degli impianti fotovoltaici.

Un esempio concreto

Partiamo da un presupposto, in Italia almeno 1/3 degli impianti di illuminazione è obsoleto, le lampade sono inefficienti e gli impianti più recenti sono invece pesantemente sovradimensionati, anche di 3, 4 volte, sia in termini di potenza che di punti luce rispetto a quanto prescrivono leggi e norme di settore. Nessuna legge o norma di settore vieta peraltro, di spegnere l’illuminazione e ci sono molti ambiti in cui si può procedere allo spegnimento ma, comunque è sempre possibile ridurre la luce senza spegnerla adottando sistemi adeguati per farlo in modo estensivo, con risparmi complessivi annuali che possono anche raggiungere il 30-35%.

Ottimizzazione

Il comune di Pistoia rappresenta per noi un esempio da imitare, in effetti dichiara che “sul finire del 2012 e a partire dai primi mesi del 2013 sono stati attivati diversi provvedimenti volti alla riduzione dei costi e dei consumi energetici comunali: si è provveduto ad una razionalizzazione delle utenze e degli orari di accensione dell’illuminazione. Negli edifici comunali si è ridotta l’illuminazione, ove possibile, nei corridoi e nelle zone di passaggio e si è spenta del tutto durante la notte. Si è inoltre spenta l’illuminazione notturna nei giardini chiusi al pubblico e nelle scuole e si è intervenuti sugli orari di accensione degli impianti di condizionamento, razionalizzandoli. Queste misure hanno comportato, nonostante un tendenziale rincaro dell’energia elettrica, una rilevante riduzione dei costi per il Comune, passando da una bolletta relativa all’anno 2002, di 3.076.374 € ai 2.666.122 € del 2013. Per il 2014 si prevede un’ulteriore riduzione, stando al dato attuale relativo ai primi nove mesi dell’anno di 1.807.040 € (-41,26%).” E noi ci aggiungiamo, senza ricorrere ad imprese esterne.

Le risorse c’erano ma ….

Ma vi domanderete, da dove recuperare le risorse senza accedere all’ennesimo mutuo, visto che ne abbiamo a carico veramente tanti, tra i quali uno che riguardava proprio il “completamento e miglioramento degli impianti di pubblica illuminazione” confluito 2 anni dopo totalmente nella nuova scuola.

La risposta è semplice, dalle entrate extratributarie, che come sappiamo non hanno per nulla contribuito alla riduzione delle tasse. Quindi si potevano e si possono utilizzando le entrate della centrale idroelettrica (0,427 MW (anche se non conosciamo a quanto ammonta il ricavo del comune o se questo è versato tramite una corrispettivo in Kw) e/o della centrale fotovoltaica (con una potenza di 2 MW che dovrebbe versare nelle casse comunali 86.200€ (43.100×2) € annue, entrambe costruite recentemente.

In un ottica di lungo termine era quindi possibile utilizzare queste entrate per poter ammodernare anno dopo anno diversi tratti di illuminazione pubblica ottenendo un ritorno economico già dal primo anno, ma evidentemente si reputa più conveniente (bisogna poi vedere a chi è conveniente) affidarsi ad altri che provare a gestirlo internamente.

Riassumendo

Questi sono gli aspetti positivi:

  • il finanziamento dell’intero intervento è a carico dell’impresa aggiudicatrice;
  • l’impianto sarà censito entro 12 mesi dalla consegna degli impianti (anche se il comune avrebbe già dovuto censirlo da tempo, così come previsto dalla legge regionale, altrimenti se esistente non si spiega perché questo censimento viene richiesto alla ditta vincitrice anche se entro 12 mesi dall’aggiudicazione);
  • gli impianti che non rispettano le norme di sicurezza saranno messi a norma entro 18 mesi dopo i primi 12 mesi per il censimento (anche se buona parte già rispetta le attuali normative elettriche, visti i recenti lavori);
  • l’impianto sarà più efficiente mantenendo la stessa intensità attuale (in regime dopo 30 mesi);
  • verrà programmata una manutenzione ordinaria ossia la verifica del corretto funzionamento degli impianti (che il comune avrebbe già dovuto avere e che non ha e ancora più grave, se ce l’ha, non la esegue visto che gli interventi di manutenzione ordinaria non si vedono);
  • si avrà un sistema di monitoraggio (dopo 30 mesi);
  • sarà istituito un call center attivo 24 ore su 24 ore;
  • i tempi di intervento sono molto rapidi.

Questi sono gli aspetti negativi:

  • il canone che verserà il comune, se pur indicato come fisso, in realtà verrà revisionato ogni 3 mesi e/o 1 anno e, visto il trend degli ultimi 10 anni, sarà sicuramente un canone crescente;
  • per lamministrazione non ci sarà alcun risparmio per tutto il tempo della concessione, ossia 20 anni;
  • i primi reali risparmi dell’amministrazione ci saranno solo a partire dal 20° anno (dal 2035);
  • non ci sarà alcun miglioramento prima di 30 mesi (12 mesi per il censimento + 18 mesi per i lavori).

Quesiti:

  • in fase di gara si è stabilito che le 106.820€ (+ sicurezza) sono ripartite al 70% per la fornitura di energia elettrica (74.774€) e il restante 30% come costo della manutenzione (32.046€). Non conosciamo però il rapporto tra la manutenzione ordinaria (verifiche di funzionamento, eventuale sostituzione sportelli e cavi non efficienti, pulizia, controllo efficienza e grado di sicurezza delle apparecchiature) e quella straordinaria (tutte quelle non ordinarie e gli interventi svolti a seguito di guasti imprevedibili). La manutenzione ordinaria, come si può facilmente presumere, non viene fatta, è facile quindi indicare quell’importo quale sola manutenzione straordinaria?. Sapendo che questo tipo di intervento, se pur tende scendere grazie proprio alla manutenzione ordinaria, resterà comunque a carico dell’amministrazione, non si potrebbe incorrere nel rischio che, di quelle 32.046€ identificate come costo della manutenzione restano quasi tutte a carico dell’amministrazione? 
  • perché, invece di bloccare il costo per 20 anni, non si decide di ottimizzare gli sprechi e fare piccoli interventi quali la copertura con vernice riflettente dei tanti globi luminosi non a norma presenti su moltissime vie permettendo una riduzione di potenza, o la riduzione dell’intensità luminosa dove eccessiva o sostituire le lampade scarsamente efficienti, ed ottenere così subito un risparmio nei consumi?
  • perché le entrate della centrale idroelettrica e della centrale fotovoltaica (che da sola può pagare l’80% dei costi del servizio di illuminazione) che sono annuali e garantite, non sono state dirottate per l’adeguamento delle tratte di illuminazione pubblica a partire da quelle meno efficienti?
  • si può sapere che fine fanno questi soldi visto che il carico fiscale è addirittura superiore ai precedenti anni?
  • non sappiamo come viene remunerato il comune dalla centrale idroelettrica di recente costruzione (ponte di collepiano), ma se questo “pagamento” consiste nella fornitura di energia elettrica, questa è stata considerata in fase di gara? considerando che il comune non avrà più in gestione un impianto di illuminazione pubblica e che l’azienda che ne prenderà la gestione ha tra i compiti quelli di procurarsi il fornitore di energia elettrica, che fine faranno gli eventuali kw gratuiti forniti come compenso dalla centrale idroelettrica esistente?
  • perché, sapendo che gli impianti di via San Francesco, di via Trieste, di via Colucci, o in piazza Scacchi etc, che violavano le norme UNI 10819 del 1999 e la Legge Regionale del 2005 che ne recepisce i concetti, sono stati comunque autorizzati?
  • il comune ha recepito la legge del 12 marzo 2005 adeguando il Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE) alle disposizioni emanate dalla legge regionale? che contiene tra le altre cose la richiesta di prevedere uno “specifico strumento di programmazione dell’illuminazione pubblica” o ancora “l’individuazione e il monitoraggio dei siti e delle sorgenti di grande inquinamento luminoso” o ancora “la sostituzione entro e non oltre 5 anni dall’entrata in vigore della legge (entro quindi 12 maggio 2010 quasi 5 anni fa) degli impianti di illuminazione particolarmente inquinanti quali i globi luminosi ” o ancora “la redazione dei piani di illuminazione che disciplinano le nuove installazioni in accordo con la presente legge, obbligatoria per tutti quei comuni con almeno 3000 abitanti e da redigere entro quattro anni dalla data di entrata in vigore della presente legge (quindi entro il 12 maggio 2009 ossia quasi 6 anni fa)” o ancora “ha redatto e trasmetto alla Regione un rapporto annuale sull’andamento dell’inquinamento luminoso con conseguente risparmio energetico e sulle azioni condotte per l’applicazione della legge” ????
  • visto che la Legge Regionale 2005 dice che se si attua una “ricostruzione radicale di tutto l’impianto o la sostituzione dei corpi illuminanti” questi devono essere rispondenti alle disposizioni emanate nell’art. 5, dovremmo presumere che l’impresa vincitrice sostituirà praticamente tutti gli impianti presenti? o troverà i punti dove la sostituzione della lampada sarà economicamente vantaggiosa (ad esempio potrebbe sostituire le 791 lampade a alogenuri metallici possono essere sostituite con lampade al sodio ad alta pressione visto che il “reattore” e “l’accenditore” posso essere gli stessi) senza però sostituire l’involucro mantenendo così un’elevata dispersione luminosa?

Vedremo se qualcuno risponderà a questi quesiti.

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