La critica sbagliata ….

Di 14 Gennaio, 2015 6 0
Tempo di lettura: 6 Minuti

omino_pensieroso

Abbiamo letto ieri sul centro un articolo a pagina 33 (che non possiamo postare perché è una riproduzione riservata), dove il nostro Paese viene descritto come il “detentore del primato della vergogna delle baraccopoli“. Un’altra bella figura dopo quella fatta con il servizio di Striscia la Notizia di qualche anno fa che, neanche a volerlo, parlava dello stesso identico problema. E’ chiaro che non ne andiamo fieri e condividiamo l’affermazione del sindaco, “non è ammissibile vivere in tuguri fatiscenti in un paese civile”, ma crediamo che non serve sbandierare ai quattro venti i panni sporchi per vedere se c’è qualcuno che ce li lava.

Comunque l’articolo è palesemente scritto male e racconta i fatti in parte distorcendoli dalla realtà.

Si fa anzitutto un’equivalenza (sbagliata) tra il numero delle baracche e il numero delle famiglie, si parla infatti di 250 baracche e di 250 famiglie. Quindi dovremmo supporre che tutte le baracche siano occupate? anche quelle che erano e sono inabitabili a tutti gli effetti, sono in realtà occupate? anche in quelle che risultano magazzini o commerciali, ci sono delle famiglie? e ancora perché in un vecchio articolo del 2009, scritto dallo stesso giornale, si parlava di 100 famiglie ancora residenti nelle baracche, e invece l’attuale sindaco parla di 250 famiglie?

Ma continuando a leggere l’articolo scopriamo che “… a fornire il pretesto al Comune di avviare una riqualificazione del centro storico, abbattendo le baracche, è stata la chiusura della scuola media ….”.

Ma non è vero. Tralasciamo la svista sul centro storico, ma come si può dire che la costruzione della nuova scuola è stata il pretesto per l’abbattimento delle baracche?. La delibera della chiusura della scuola media è datata 7 febbraio 2013, ma il mutuo di 300.000€ per “l’abbattimento delle baracche nella zona Abatello” (si parlava dell’intero rione quindi tutte le baracche tra via S.Francesco e via Quintino Sella), era stato già richiesto 2 anni prima, nel 2011 dalla vecchia amministrazione Siciliani e inserito in bilancio già nel 2012, un mutuo che come abbiamo più volte sottolineato è stato contratto all’incredibile tasso del 6,515% contro i 4,6% dell’anno precedente e il 4,7% dell’anno successivo, un’operazione elettorale che è costata veramente molto in termini finanziari. Ancora oggi non possiamo dimenticare come durante la campagna elettorale si era sbandierata più volte la demolizione quasi come già fatta, che doveva al massimo partire il giorno dopo le elezioni, che le famiglie erano già state tutte avvisate, invece si scoprirà che proprio così non era. In effetti scopriremo poco dopo, con la delibera di giunta del 12 luglio 2012, che “l’appalto era stato effettuato malgrado non fossero ancora disponibili tutte le aree in quanto temporaneamente occupate dai cittadini intestatari a vario titolo delle casette asismiche comunali da demolire” e che era intenzione del comune di “procedere ad una graduale azione di sgombero e parallelamente con i lavori previsti e già appaltati”. Ma passeranno altri 15 mesi (ottobre 2013) per vedere qualcosa buttato giù (anche se con lavori eseguiti da dipendenti comunali).

Poi proseguendo la lettura dello stesso articolo si parla di una promessa non mantenuta della passata amministrazione Regionale di 800.000€ per l’abbattimento di tutte le baracche, mai stanziati (in realtà promessi dalla giunta regionale Del Turco prima della caduta) e si prosegue con un’altra promessa dell’attuale amministrazione Regionale di un finanziamento di 200.000€, ma che non arrivano perché ci sono “lungaggini burocratiche” … per abbattere le restanti 100 baracche del rione Abatello.

Ma qualcosa non torna. Poco prima si parlava che le baracche “in piedi” erano 250 per 250 famiglie e che erano così distribuite, 100 rione Abatello e 150 rione Urtelle (per chi non lo sa è in quartiere tra via Roma e via Napoli). Quindi il totale è appunto 250 (con google earth possiamo stimare abbastanza correttamente che, prima della demolizione, c’erano circa 100 baracche nel rione Abatello e 140 nel rione Urtelle sommando anche quelle di via Torquato Tasso, considerando che ogni quadrato è composto da 12 unità, 4 per ogni lato lungo e 2 per ogni lato corto).

Demolizioni

Proseguendo si legge che “50 baracche sono già state abbattute”, ma quando si parla del finanziamento regionale promesso, si dice che “serviranno a eliminare le restanti 100 baracche dell’Abatello”. Quindi all’improvviso le baracche nel rione Abatello sono diventate 150? 100 da demolire e 50 già demolite? O forse, come sembra più reale, le baracche demolite sono molto meno di 50? e di conseguenza in questi due rioni, ancora “in piedi” si contano poco più di 200 baracche?

E ancora, se per abbattere 100 baracche hanno richiesto 300.000€ di mutuo. Perché per abbattere le restanti 50 ne hanno chiesto 200.000€? Forse il sindaco esagera quando dice che ne ha abbattuto 50? Come si può vedere, in realtà sono stati demoliti 2 quadrati su 7, quindi appena 20 unità e non 50, giusto l’area dove sorgerà la nuova scuola. Per il resto si aspettano i soldi dalla Regione e se questi avranno la stessa sfortuna di quelli già da tempo promessi, ci troveremo con una scuola circondata da baracche.

Ma diciamo tutto così come è. I soldi c’erano (anche se da un mutuo e non con le disponibilità di cassa), la gara era stata fatta, c’era un vincitore, ma non sappiamo perché nonostante quanto dichiarato nel luglio 2012, i lavori non partiranno prima del mese di ottobre 2013, o meglio ci chiediamo ancora oggi perché i lavori sono stati “affidati” e iniziati da alcuni dipendenti comunali con mezzi comunali. Fatto sta che comunque il comune salda 57.000€ come primo stralcio dei lavori compreso tutte le spese tecniche, l’iva etc.

Poi con una delibera di novembre 2013 (quella della devoluzione dei mutui) veniamo a sapere che dei 300.000€ di mutuo per l’abbattimento di tutte le baracche del rione Abatello, ne restavano 210.000€ e che questi verranno dirottati per finanziare la nuova scuola. Quindi a conti fatti sono stati spesi 90.000€ a fronte di 57.000€ del primo stralcio compreso gli oneri. Ma a questo punto, sapendo che non esiste il secondo stralcio di pagamento, che fine hanno fatto i 33.000 € che mancano all’appello?

Poi continua il Sindaco e dice “sarà difficile reperire i fondi per l’abbattimento ma anche per realizzare soluzioni alternative per i quasi 200 nuclei familiari che ci vivono (appunto 250 – le 50 già “demolite”)  ….”. Ed ecco allora da chi viene l’equazione baracche=famiglie, anzi presumiamo che tutte le cifre vengano dal sindaco. Il sindaco forse non sa che nelle 50 baracche che restano da abbattere nella zona Abatello (o meglio 80 baracche) ci vivono solo 7 famiglie di cui 5 composte da 1 sola persona, tant’è vero che esiste una delibera datata ottobre 2012 che ne elenca anche le destinazioni. Quindi è facile presumere che non siano 200 le famiglie che vivono nelle baracche ma molte meno. Non per questo il problema si riduce, ma è giusto dire le cose come stanno e non cercare di ingrandire per far vedere che il problema in realtà è più grande.

Ma vi domanderete perché abbiamo usato questo titolo per il post?. Perché l’articolo di giornale si conclude con una critica, ma indovinate a chi è indirizzata? Agli organizzatori degli eventi per il centenario del sisma perché “non si sono posti il problema serio come quello delle baracche”. Ma scherziamo?. Invece di criticare le scelte sbagliate dell’attuale e delle precedenti amministrazioni, si lancia una critica agli organizzatori degli eventi di commemorazione, perché hanno dimenticato le baracche?

Per concludere ci domandiamo quindi se il Sindaco, che probabilmente avrà letto in anticipo l’articolo, conosce veramente il Paese o non sa neanche di cosa parla. Ma sappiamo che è talmente complicato il giro che ha portato all’abbattimento di parte di quel rione, che per chiunque è difficile solo capire quante acrobazie sono state fatte per arrivare a quel punto. Quindi si dipinge un quadro, se pur sempre brutto, ancora più grave del reale (250 famiglie che ancora vivono nelle baracche ma che sono molto meno) e alla stessa maniera, si esaltano i pochi numeri a favore (vedi le 50 baracche demolite che in realtà sono solo 20). Ma forse è meglio puntare il dito contro gli organizzatori degli eventi per la commemorazione perché nel loro programma non si parla delle baracche, che puntarlo nella giusta direzione.

6 Commenti
  • Francesco Bellusci
    Gennaio 18, 2015

    ma è vera la voce che gira , che sono già finiti i soldi per la costruzione della nuova scuola ?

    • Amministratore
      Febbraio 8, 2015

      Non crediamo che siano finiti i soldi, forse non sono tutti disponibili. Ad oggi non risulta pubblicato alcun S.A.L., questo non vuol dire che non sia stato però presentato. Non sappiamo neanche se i lavori che sta facendo l’impresa adesso siano relativi alla “sponsorizzazione”, ne se è stato dato all’impresa un acconto alla consegna del progetto esecutivo a firma dell’Ing. Tatangelo o forse che non è stato raggiunto ancora l’importo minimo per emettere il S.A.L.. Cercheremo di saperne di più.

  • Francesco Bellusci
    Gennaio 18, 2015

    Un mio piccolo umile pensiero sulle baracche : ” Se le persone hanno preferito abitare li piuttosto che prendersi carico di farsi un mutuo di pagare un affitto, o di chiedere una casa popolare cosa possiamo farci noi? Ognuno nella vita è responsabile delle proprie scelte. Se io decido di vivere in una baracca , costruita provvisoriamente per un sisma del 1915, non posso lamentarmi poi nel 2015 dopo ben 100 anni che le baracche hanno aspetti discutibili di norme igienico sanitarie, di efficienza energetica e salubrità ambientale e material impiegati. Chi non potrebbe permettersi economicamente un affitto o un mutuo potrebbe benissimo chiedere una casa popolare. A Roma per averla spesso si aspetta una graduatoria per 20 anni e a volte neanche ci si riesce. Qui a Balsorano credo sia pià facile o no? Sempre avendone diritto per situazione economica disagiata “

  • Francesco Bellusci
    Gennaio 18, 2015

    Io credo che il perdurare della abitazione nelle baracche dal 1915 ad oggi non sia colpa solo degli amministratori ma anche degli abitanti stessi. Certo nessuno mi ha obbligato a fare un mutuo, ma non si può sempre piangersi addosso. Qui c’è stato in un secolo una convivenza un accordo forse implicito tra amministratori e cittadini una quieto vivere , una aiuto reciproco nel far perdurare questa situazione. Forse è mancato il polso nell’amministratore di prendere una decisione di abbatterle, visto che non credo ci siano ancora abitanti nelle baracche le persone terremotate del 1915. Ho letto sul quotidiano il centro di qualche giorno fa, che Il Sindaco Mauro Tordone, denuncia che non sono mai arrivati i soldi per l’abbattimento, o che se sono arrivato sono stati dirottati altrove, che dovevano essere 800.000 euro e forse si riesce ad ottenerne solo 200.000. Il problema non è secondo me ne di Mauro Tordone, ne di Francesca Siciliani, ne di Armando Margani. Qui è un problema che va avanti dal 1915, credo che sono tematiche di complicata soluzione , e sicuramente impossibili da risolvere con qualche post su Facebook, ma occorre partecipare ai consigli comunali, prendere visione degli atti delle delibere comunali , provinciali e regionali al riguardo, avere molto tempo a disposizione . Io semplicemente non ne ho, e per questo quando vado a votare alle elezioni comunali, provinciali e quant’altro delego a chi promette di dedicare molto più tempo di me alla cosa pubblica. Comunque secondo me non sono affatto pericolose, sono ad un solo piano, e secondo il mio mediocre modesto parere, resisterebbero ad un eventuale sisma, più queste baracche che altri edifici costruiti recentemente , magari in una palude , circondati da torrenti, con le fondamenta immerse nell’acqua 24 h su 24… In conclusione credo che la cosa migliora, sempre secondo il semplice mio punto di vista, sarebbe lasciare qualche baracca , magari le più carine , come memoria storica, come monumento, poi invitare le persone che vi abitano chi ne ha diritto ( vuoi per reddito, vuoi per situazioni sociali disaggiate etc ) ad accedere ad una casa popolare, chi invece non ne ha diritto deve necessariamente andare in affitto o comprarsi un alloggio, questo perchè nel 1915 quando si fecero queste baracche si fecero in via provvisoria, in attesa della ricostruzione dell’intero paese o sbaglio? Dal 1915 ad oggi credo non ci sia ragion d’essere di usare ancora il termine sistemazione provvisoria.

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