Il federalismo municipale

Di 15 Dicembre, 2014 0 0
Tempo di lettura: 3 Minuti

Conti 1 Nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione (fatta da un governo di centro-sinistra) si introduceva il principio della proporzionalità diretta secondo il quale le imposte vanno a beneficio dell’area in cui vengono riscosse.

La legge delega però tarda ad essere approvata e trascorrono 8 anni fino a quando il governo Berlusconi la emana, ma bisogna aspettare altro tempo per la pubblicazione dei primi decreti attuativi. Tra i decreti più importanti troviamo quello sul federalismo demaniale, che attribuisce parte del patrimonio dello Stato (soprattutto edifici e aree pubbliche) a comuni, province e regioni, e quello sui “fabbisogni standard”, cioè una norma che serviva per modificare il metodo seguito finora in base al quale lo Stato finanziava gli enti locali sulla base della loro “spesa storica”, cioè in pratica dava più soldi agli enti locali che in passato avevano speso di più.

Alla fine del percorso normativo, lo Stato cancella decine di miliardi di trasferimenti statali ai comuni, ma permette ai sindaci di rifarsi attribuendo loro il potere di tornare a usare la leva fiscale, su vari fronti che sono sostanzialmente riconducibili a quattro principali fonti di entrata, costituiti dall’Imu, dalla Tari (Tributo comunale sui rifiuti), la Tasi (Tributo comunale sui servizi) e dall’addizionale Irpef, cui si aggiungono altre imposte quali l’imposta di soggiorno, l’imposta di scopo, l’imposta sulla pubblicità, l’imposta sull’occupazione dei suoli pubblici etc.

Questo meccanismo ha portato ad avere aliquote, detrazioni e regolamenti molto diversi da comune a comune anche tra loro confinanti. Abbiamo quindi analizzato i vari atti relativi ai regolamenti e alle aliquote IMU e Tasi (escludendo quelle TARI perché non dipendono direttamente dall’amministrazione anche se poi questa può deciderne gli importi) e abbiamo riscontrato che ci sono effettivamente molte differenze, ma che senza ombra di dubbio il Comune più virtuoso sembra essere San Vincenzo V.R. che ha l’aliquota IMU più bassa e ha addirittura azzerato la TASI. Beati loro !!!! Per l’amplein dovrebbero riconoscere le case date in comodato d’uso ai parenti di primo grado e sarebbe veramente un Comune invidiabile.

Federalismo 600

Dallo schema sopra riprodotto si vede che solo Civitella Roveto ha un carico fiscale (sempre riferito alle sole imposte IMU+TASI) più elevato rispetto al nostro Comune soprattutto per la TASI, anche se prevede di utilizzarla per il pagamento in tutto o in parte di 479.000 € di spese a fronte del nostro che prevede di pagarne 229.000€, carico fiscale in parte attenuato da una riduzione d’imposta fino a 500€ per le case date in comodato d’uso gratuito ai parenti di primo grado.

Anche Capistrello, commissariato fino a qualche anno fa, applica aliquote più basse e devo dire di apprezzare molto il fatto che la Tasi viene principalmente pagata dalla popolazione attiva con forti detrazioni per i figli a carico e gli anziani.

Avezzano è un caso a parte essendo una grande città.

Nessun Commento Presente.

Rispondi