Le verità sull’impianto di illuminazione (anche se non tutte) – Ultima parte

Di 28 Febbraio, 2017 0 0
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continua dall’articolo precedente … Anche a noi sembra una spesa ridicola (quella delle armature comprate fuori dall’Unione Europea) e per questo motivo abbiamo cercato costi contabilizzati per tipologie simili da altri comuni e altre prese dal prezzario Abruzzo al fine di calcolare il costo presunto dell’investimento e abbiamo quindi eseguito i seguenti calcoli:

  • 10 quadri elettrici sono computati a 480 € l’uno ovvero 4.800€;
  • i 68 pali di illuminazione EL.065.020.010.b sono computati a 383 € l’uno ovvero 26.044€;
  • il palo di illuminazione EL.065.020.010.m è computato a 837€;
  • le 944 armature (dimensioni e prezzi diversi) vengono vendute a 400 € ovvero 211.200€ sottraendo le 416 retrofit;
  • la sostituzione delle 944 armature vengono computate 30€ l’una ovvero 28.320€;
  • le 26 telecamere (in realtà accessori più telecamere tra i 220 e gli 77 € quindi computate a 150€ quale media ovvero 3.900€;
  • l’acquisto di 416 sostegni e 416 retrofit al pubblico prodotti in Italia costano 400€ (prezzo ai privati lanterna più retrofit) ovvero 166.400 €,

per un totale di 441.500 € di investimento, investimento alla portata delle casse comunali e del tutto fattibile tant’è vero che gli ultimi due mutui richiesti (per la viabilità) avrebbero agevolmente coperto questa cifra.

Ora torniamo al canone di 106.820€ (+ sicurezza) a base di gara. Questo è ripartito al 70% per la fornitura di energia elettrica (74.774€) e il restante 30% come costo della manutenzione (32.046€). Possiamo ipotizzare che anche a seguito di una minore complessità elettrica (ad esempio i led non necessitano di accenditori) sia facilmente raggiungibile un risparmio del 50% sulla manutenzione e del 66,6% sul consumo (come dichiarato dalla stessa azienda).

Ogni anno quindi l’azienda dovrebbe ricavare un “utile” di (74.774-33,4%)+(32.046-50%)=49.800+16.020=ovvero 65.820 €. Ricordiamo qualsiasi intervento di manutenzione straordinaria resta a carico dell’amministrazione così eventuali differenze di costo per l’approvvigionamento dell’energia elettrica.

Ora facendo la semplice divisione tra i 441.500 (ovvero il costo presunto dell’investimento) e i 65.820 (ovvero l’utile presunto dell’azienda) otterremo un ammortamento dell’investimento in poco più di 6 anni e 7 mesi.

È la dimostrazione di come invece di far risparmiare le casse del comune si è preferito far lucrare un’impresa che avrà un utile pari al doppio dell’investimento eseguito ovvero 866 mila € se pur teorici.

L’investimento può sembrare alto ma bisogna considerare che sono prezzi di listino compreso iva fatti per singolo pezzo senza trascurare che alcuni sono fatti a privati (lanterne e retrofit). Se l’acquisto è fatto da un’azienda, tra l’altro in quelle quantità, è facilmente ipotizzabile un risparmio vicino al 40% ovvero un costo pari a 268 mila €.

Ora non si può comunque non rilevare come le armature utilizzare risultano notevolmente diverse da quelle presenti nell’offerta (basta vedere le immagine allegate all’offerta e confrontarle con le armature istallate).

Nonostante l’impegno non è stato possibile trovare armature uguali ma abbiamo trovato armature equivalenti vendute in Italia, ad un costo compreso tra i 70 e i 170€, tenendo presente che per quantità di notevole rilevanza si applica una scontistica comunque consistente (per chi vuole verificare le armature hanno marchio V-Tac), e abbiamo ottenuto delle offerte a privati relative alle lanterne retrofit (quelle che hanno preso il posto dei globi), ottenendo questo importo presunto:

  • 10 quadri elettrici sono computati a 480 € l’uno ovvero 4.800€;
  • i 68 pali di illuminazione EL.065.020.010.b sono computati a 383€ l’uno ovvero 26.044€;
  • il palo di illuminazione EL.065.020.010.m è computato a 837€;
  • le 944 armature (dimensioni e prezzi diversi) vengono vendute tra i 70 e i 150 ma vogliamo essere generosi e impostare un costo di 100€ per lampade fino a 50w, 135 € per lampade fino a 75w e 170€ per lampade oltre i 75w [(125×100)+(291×135)+(87×170)] ovvero 69.075€;
  • 25 armature da piazza circolari ovvero 8.250€;
  • la sostituzione delle 944 armature vengono computate 30€ l’una ovvero 28.320€;
  • le 26 telecamere (in realtà accessori più telecamere tra i 220 e gli 77 € quindi computate a 150€ quale media ovvero 3.900€;
  • l’acquisto di 416 sostegni e 416 retrofit al pubblico 220€ (lanterne generiche e adattamento retrofit a led) ovvero 91.520 €,

per un totale di 233.750 € di investimento, investimento facilmente alla portata delle casse comunali e del tutto fattibile tant’è vero che l’ultimo mutuo richiesto (viabilità) avrebbe agevolmente coperto questa cifra.

Ora torniamo di nuovo al canone di 106.820€ (+ sicurezza) ripartito al 70% in fornitura di energia elettrica (74.774€) e il restante 30% come costo della manutenzione (32.046€). Possiamo nuovamente ipotizzare che sempre a seguito di una minore complessità elettrica (ad esempio i led non necessitano di accenditori) si può ipotizzare un risparmio del 50% sulla manutenzione e del 66,6% sul consumo (come dichiarato dall’azienda).

Ogni anno quindi l’azienda prevede lo stesso “utile” di 74.774-33,4%+32.046-50%=49.800+16.020= ovvero 65.820€.

Ora facendo la semplice divisione tra i 233.750 (investimento presunto) e i 65.820 (utile teorico)  otteniamo un rientro dell’investimento in meno di 3 anni e 6 mesi e parliamo sempre di prezzi fatti a privati.

Il tutto si traduce in un utile (teorico) superiore al milione di € a fronte di un investimento di circa 250 mila €. Cifre comunque impressionanti che lasciano pensare come effettivamente l’unico che esce soddisfatto da questo accordo sia solo l’azienda vincitrice del bando e non l’amministrazione.

È vero, c’è dietro un sistema più complesso (telegestione e call center più una lavoro prestato per altri interventi) ma questo può essere facilmente scontato considerato il risparmio che otterrebbe l’azienda sia per il listino a lei riservato sia per le quantità di materiale da sostituire tale da rendere veritiera questa ricostruzione.

La cosa si fa ancora più interessante se l’azienda avesse fatto ricorso al mercato extra europeo e anche se considerassimo il prezzo più alto richiesto per questo tipo di illuminazione (armature da 150W) ovvero la bellezza di 28€ (ai quali aggiungere ovviamente i costi di trasporto e di certificazione) la spesa si ridurrebbe addirittura a 163 mila €.

Questa ipotesi se pur remota non è del tutto estranea in quanto l’impianto di illuminazione stradale ricade sotto le direttive del decreto DM 37/08 che impone la redazione della dichiarazione di conformità (ex 46/90) ovvero impone di installare un impianto “conforme” al Progetto (redatto da professionista iscritto agli albi professionali di competenza) utilizzando materiale dotato sostanzialmente di certificazione CE. Tuttavia da quello che siamo riusciti a scoprire non può essere installata una costruzione elettrica non marcata CE, quindi sarebbe interessante scoprire se le armature istallate sono prodotte in Europa e se quindi hanno la marcatura CE o provengono da qualche altra parte.

Se poi il prodotto (armatura a led) viene comperato e adeguatamente certificato dall’importatore la responsabilità ricade tutta sull’importatore che sostanzialmente diventa Costruttore apponendo sul prodotto la certificazione CE ma non può apporre il marchio CE.

Un prodotto con marcatura CE nasce infatti partendo dall’analisi dei rischi che esso comporta in tutte le sue fasi di vita, dall’installazione, all’uso, alla manutenzione fino allo smaltimento. Inoltre il costruttore è in grado di dimostrare con procedure certe, che durante tutto l’iter produttivo sono state adottate tutte le precauzioni per assicurare che, le caratteristiche del prodotto rimangono costanti e conformi a quanto progettato e dichiarato. Un prodotto marcato CE deve essere sempre rintracciabile per singolo pezzo o per lotto di produzione, non solo risalendo al produttore, ma sarà possibile risalire ai fornitori dei componenti ed alle loro caratteristiche dichiarate o testate. Il marchio CE dichiara implicitamente che il prodotto ha una progettazione ed una documentazione specifica relativa a calcoli, prove, collaudi ed in alcuni casi la dimostrazione che un organismo notificato ne ha accertato la conformità.

I prodotti elettrici, elettronici e quadri elettrici, devono essere quindi marcati CE e per fare ciò si devono condurre tutte le prove imposte dalla normativa di bassa tensione 2014/35/UE e redigere il fascicolo tecnico che contiene manuale di uso …valutazione rischi…schemi e prove di tipo. Ovviamente le prove vanno fatte anche in riferimento alle normative di tipo che regolano le armature stradali…

I certificati CE anche se rilasciati da Organismo Notificato NON sostituiscono comunque la marcatura CE.

Se quindi il prodotto rientra in una delle direttive che impone l’obbligo di Marcatura CE deve essere creata tutta l’opportuna documentazione come prova dei requisiti di sicurezza. La documentazione si raccoglie in quello che è chiamato “Fascicolo Tecnico”. Come si vede dallo schema inserito il fascicolo tecnico è composto da:

  • analisi dei rischi;
  • manuale d’uso e manutenzione;
  • etichetta CE;
  • dichiarazione di conformità;
  • certificato,

tutta documentazione che non ci risulta consegnata in fase di gara.

Oltre a questi documenti nessuno vieta comunque di allegare disegni, schemi, calcoli e quant’altro (che sembrano proprio gli unici documenti prodotti in fase di gara).

Alleghiamo in fondo alla pagina la tabella dei risparmi stimati in KWh suddivisi per singolo impianto dal quale evidenziamo il risparmio previsto dall’azienda pari al 66,6% molto simile a quello ipotizzato da noi diverso tempo addietro, quanto stimavamo un risparmio dell’ordine del 60%.

Ognuno si faccia una propria opinione, come sempre. Certo è difficile pensare che con questa concessione l’amministrazione ne sia uscita effettivamente avvantaggiata, non certamente come l’azienda che ringrazia “affettuosamente”. E forse si prospetta un probabile danno patrimoniale verso le casse comunali, che ricordiamo dovrebbero tutelare gli interessi dei cittadini e non delle imprese private.

E c’è ancora chi si vanta dei risultati ottenuti e chi invece, solo per interessi personali, se ne allontana dopo aver avvallato lo scempio, nonostante avevamo più volte segnalata “l’anomalia”. Evidentemente gli interessi privati vengono sempre prima degli interessi pubblici.

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