L’Anpci (Associazione nazionale piccoli comuni d’Italia) entra nei tragici eventi degli ultimi giorni che hanno colpito l’Abruzzo e in particolare le amministrazioni locali, dichiarando che i sistemi di prevenzione e di intervento sono falliti per mano della legge Delrio (numero 56/2014) che ha svuotato dei poteri le province e poste le basi per l’accorpamento dei piccoli comuni.
Già precedentemente abbiamo sottolineato che l’accorpamento dei piccoli comuni (tramite fusione o unione) nonostante gli incentivi statali, non ha generato feedback positivi tant’è vero che in molti casi si sono aperti contenziosi tra gli stessi comuni coinvolti. Non possiamo non rimarcare inoltre le differenze intrinseche tra i vari comuni soprattutto in realtà montane come le nostre, quindi restiamo fortemente scettici su entrambe le soluzioni (anche in considerazione della proposta sulla fusione dei piccoli comuni che sembra non avere seguito) mentre prestiamo attenzione sulla possibilità di mantenere i vari uffici condivisi ottenendo in questa maniera comunque risparmi subito tangibili e concreti.
Ma tornando alla legge Delrio con la quale sono state svuotate dei poteri quasi tutte le province (ad eccezione di quelle rinominate in città metropolitane), un dato salta subito agli occhi a dimostrazione delle attuali difficoltà ovvero la riduzione degli investimenti per la sicurezza delle strade provinciali passati, anche se sarebbe più corretto dire crollati, dai 7.318 euro per km a 2.170 euro, riduzione che si somma all’indisponibilità dei pezzi per la manutenzione dei mezzi. In molte strade, per migliorare la sicurezza, il limite di velocità è stato abbassato addirittura a 30 km orari non ottenendo i risultati sperati ma in controtendenza un incremento dell’indice di mortalità sia per colpa dei automobilisti che delle condizioni pessime in cui versano molte strade (ne abbiamo un esempio lampante con la superstrada proprio in corrispondenza della fine della competenza provinciale).
I piccoli comuni non se la passano meglio. Coinvolti nello sgombero neve di strade che spesso sono di notevole estensione, devono fare i conti con piccoli e grandi problemi che possono essere attenutati con un adeguato piano neve con il quale schedulare l’approvvigionamento delle risorse materiali (in primis sale antighiaccio e carburante per l’autotrazione) e organizzare gli interventi, piano neve che ricordiamo non viene redatto dal 2015 nel nostro comune checché ne dica il sindaco.
Recentemente sono arrivati anche per la nostra Regione i contributi per i danni che il maltempo ha provocato tra la primavera del 2013 e la fine del 2015. I comuni finanziari per gli eventi del 2013 ammontano a 57 che salgono a 80 per quelli coinvolti negli eventi del 2015. In totale sono arrivati 36,5 milioni di euro. Di questi, però, 20,6 milioni sono attualmente disponibili (4,2 milioni per il 2013 e 16,2 milioni per il 2015) e restano ancora 3,2 milioni da rendicontare. Il restante, 12,7 milioni, sono destinati al ristoro dei danni subiti delle imprese. A mettere in moto la macchina dei rimborsi fu la Regione dopo che il Consiglio dei ministri aveva deliberato lo stato di emergenza nazionale a seguito delle alluvioni e dei dissesti tra il 2013 e il 2015 e le ordinanze del capo del Dipartimento della Protezione civile.
Ma ora arriviamo alle notizie non altrettanto belle. Ricordate l’emergenza neve 2012. In un primo momento, a fronte delle oltre 250 mila € di fatture emesse si era deciso di applicare una riduzione, contenuta nel limite massimo del 30% sui prezzi applicati e successivamente si era stabilito che parte di questo importo, ovvero 50 mila €, sarebbe stato pagato in maniera proporzionale le imprese coinvolte con risorse dell’amministrazione coprendo di fatto il 18% dell’importo totale.
Ad una recente richiesta il responsabile del servizio di tesoreria ci informava che “relativamente all’emergenza neve 2012 sono state effettuate liquidazioni per un importo di €. 11.480,17 e pagamenti per €. 10.554,92” (la differenza tra liquidazione e pagamento è che il primo è semplicemente un impegno di bilancio).
Ora anche in considerazione del fatto che per quei lavori pendono almeno 4 decreti ingiuntivi ovvero: Ditta Villa Valentina (10373,84 €) di cui 1200 € al legale, Tullio Edil Calcestruzzi s.r.l. (25840,68 €) di cui 1410,97 € al legale, E.M.A. Legnami s.r.l. (12453,28 €) di cui 1410,97 € al legale, TAV s.r.l. (23876,92 €) di cui 1410,97 € al legale (che superano abbondantemente i 10000 € visto che se pur gli altri incarichi risultano di minore importo, perché trattasi dello stesso caso, il primo impegno è stato quantificato superiore ai 7000 €) ai quali il comune ha opposto resistenza in giudizio, abbiamo formalmente chiesto:
- aggiornamenti sul fondo di solidarietà U.E. Reg. CE n° 2012/2002 ;
- aggiornamenti sul ricorso alla parte residua dei fondi FAS per il 2000/2006;
- aggiornamenti sui fondi FAS 2007/2013 (recuperando quelli non spesi nei campionati mondiali di sci di Roccaraso);
- aggiornamento sui fondi richiesti ad altri enti tra i quali la stessa regione;
- chi ha autorizzato gli interventi e chi doveva monitorarli è a tutti gli effetti sfuggito di mano,
almeno per avere la contezza di questi che sono a tutti gli effetti debiti fuori bilancio.
Tuttavia considerato che recentemente sono stati pagati gli interventi successivi (2013/2015) è facilmente ipotizzabile che quelli del 2012, per i quali sono stati versati solo alcuni rimborsi destinati alla provincia mentre il Governo aveva già da tempo precisato che non sarebbe intervenuto a sostegno degli Enti Locali, siano ormai impraticabili anche in considerazione della recente emergenza che inevitabilmente ne ha deviato l’attenzione.
Da segnalare infine che appena un anno dopo gli eventi ovvero il 24 marzo 2013, sul sito marsicalive veniva pubblicato un emblematico articolo con scritto “il governo si dimentica di nuovo dell’Abruzzo e lascia a secco i comuni della regione che hanno anticipato (non è chiaramente il nostro caso n.d.r.) milioni di euro per l’emergenza neve del febbraio 2012 … mentre stanzia risorse per 105 milioni di euro da erogarsi nel triennio 2013/2015 in favore delle Regioni colpite da una serie di calamità naturali negli anni antecedenti” sollevando la dura reazione del precedente governatore Chiodi.
Evidentemente bisogna comprendere che se la decisione di far intervenire tante imprese locali fu presa, nel bene o nel male, questa ha avuto inevitabilmente un costo (per noi eccessivo visto che molti hanno prestato le proprie ore di lavoro in maniera totalmente gratuita senza pretendere alcun compenso) e urge l’obbligo di assumere gli impegni presi trovando un accordo, sperando comunque in un ulteriore sconto vista la situazione in cui versano le casse comunali, che possa mettere finalmente la parola fine ad un contenzioso che rischia comunque di avere un costo (certificato dai ricorsi esecutivi) che andrà inevitabilmente sommato a quello legale usato più per tergiversare i pagamenti che per altri motivi e che ad oggi è addirittura superiore rispetto agli stessi pagamenti elargiti alle imprese coinvolte.
In caso contrario non potremo far altro che registrare l’ennesimo consistente debito fuori bilancio soprattutto in relazione ai 50 mila € inizialmente previsti in bilancio inspiegabilmente ridotti a poco più di 10 mila € e che precludono un’indagine più approfondita visto che ci troviamo nell’assurda situazione di aziende che hanno ottenuto almeno l’acconto del 18% e altre che non hanno visto un centesimo di €.
Rispondi